Pagina:Le confessioni di un ottuagenario I.djvu/302: differenze tra le versioni

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qualche bottiglia di maraschino, e qualche torta delle monache di San Vito variavano i divertimenti della brigata.
qualche bottiglia di maraschino, e qualche torta delle monache di San Vito variavano i divertimenti della brigata.
Anche il nobiluomo dal canto suo aveva trovato pane pe' suoi denti. Senza mostrarsi in pratica diverso da' suoi nonni, egli era intinto accademicamente della filosofia moderna: e sapeva citare all'uopo col suo largo accento veneziano qualche frase di Voltaire e di Diderot. Tra i curiali e nel clero della città non mancavano spiriti curiosi ed educati come il suo, che dividevano scrupolosamente la dottrina dalla realtà, e cosí conversando non temevano di porre in questione ed anco di negare quello che, se occorreva poi per ragion di mestiero, avrebbero professato certo e indubitabile. Si sa come erano larghe le consuetudini del secolo scorso su questo capitolo; a Venezia eran piú larghe che altrove; a Portogruaro larghissime fuori d'ogni misura, perché anche gli uomini come le donne non si accontentavano di seguir soltanto l'esempio della capitale, ma andavano oltre coraggiosamente. Per citarne uno, monsignor di Sant'Andrea, il piú sillogistico teologo del Capitolo, una volta uscito dalla Curia e seduto a ragionare in confidenza coi pari suoi, non si vergognava di ritorcer la punta a molti de' proprii sillogismi. E fra gli abatini piú giovani ve n'avea taluno che in fatto di opinioni arrischiate si lasciava forse addietro tutti i medici della città. I medici, fra parentesi, non erano nemmeno allora in gran voce di spiritualisti. Peraltro, fra i lavoranti della vigna del Signore, v'era un partito rozzo incorruttibile tradizionale che si opponeva colla pesante forza dell'inerzia all'invasione di questo scetticismo elegante ciarliero e un po' anche scapestrato. Infatti se qualche vecchio sacerdote di manica larga pegli altri, serbava nella propria vita la semplicità e l'integrezza dei costumi sacerdotali, era proprio un caso raro; in generale vecchi o giovani chi sdrucciolava nell'anarchia filosofica
Anche il nobiluomo dal canto suo aveva trovato pane pe’ suoi denti. Senza mostrarsi in pratica diverso da’ suoi nonni, egli era intinto accademicamente della filosofia moderna: e sapeva citare all’uopo col suo largo accento veneziano qualche frase di Voltaire e di Diderot. Tra i curiali e nel clero della città non mancavano spiriti curiosi ed educati come il suo, che dividevano scrupolosamente la dottrina dalla realtà, e cosí conversando non temevano di porre in questione ed anco di negare quello che, se occorreva poi per ragion di mestiero, avrebbero professato certo e indubitabile. Si sa come erano larghe le consuetudini del secolo scorso su questo capitolo; a Venezia eran piú larghe che altrove; a Portogruaro larghissime fuori d’ogni misura, perché anche gli uomini come le donne non si accontentavano di seguir soltanto l’esempio della capitale, ma andavano oltre coraggiosamente. Per citarne uno, monsignor di Sant’Andrea, il piú sillogistico teologo del Capitolo, una volta uscito dalla Curia e seduto a ragionare in confidenza coi pari suoi, non si vergognava di ritorcer la punta a molti de’ proprii sillogismi. E fra gli abatini piú giovani ve n’avea taluno che in fatto di opinioni arrischiate si lasciava forse addietro tutti i medici della città. I medici, fra parentesi, non erano nemmeno allora in gran voce di spiritualisti. Peraltro, fra i lavoranti della vigna del Signore, v’era un partito rozzo incorruttibile tradizionale che si opponeva colla pesante forza dell’inerzia all’invasione di questo scetticismo elegante ciarliero e un po’ anche scapestrato. Infatti se qualche vecchio sacerdote di manica larga pegli altri, serbava nella propria vita la semplicità e l’integrezza dei costumi sacerdotali, era proprio un caso raro; in generale vecchi o giovani chi sdrucciolava nell’anarchia filosofica