Pagina:Il Catilinario ed il Giugurtino.djvu/23: differenze tra le versioni

 
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se esse parranno a voi pure di momento, o vizii da disapprovare e da correggere, più agevolmente saranno ancora dagli altri disapprovati, ed avremo a sperare di vederli quando che sia corretti. Conciossiachè gli errori, quantunque gravi, quando dal tempo e dalla consuetudine sono stati rifermati, molto difficile è lo sbarbarli. E così è intervenuto di quelli, onde vi voglio ragionare: che nelle nostre scuole, ed in quelle eziandio di tutta Italia, se alquanto meno di prima, pur si pecca ancora, e non lievemente, nel modo d’insegnar l’eloquenza. Dappoichè in alcune s’insegna solo a latinamente scrivere, in altre assai poco si attende all’eloquenza latina, e con falso e reo metodo s’insegna l’arie di scriver toscanamente. Se io volessi tutti andar divisando i difetti e gli errori che ho potuto scorgere in questa parte d’insegnamento, e volessi pur toccare delle correzioni, le quali a me pare che far vi si dovrebbero, troppo mi sarebbe forza di allargarmi in parole, e mai più non terminerei questa mia sperticata e stucchevole pappolata. Però mi starò contento solo a proporvi due emendazioni da fare alla pratica dell’insegnamento dell’eloquenza, le quali par non dovessero essere più lungamente indugiate. Nelle scuole di belle lettere, eccetto sol pochi, alcuni maestri, come se per insegnare a scrivere in italiano bastar potessero i precetti e le teoriche, sol queste vanno sponendo ai giovani, e di autori e di esempii da porger loro a studiare niente non si curano. Alcuni altri, o per ignoranza e poco giudizio, o per seguitar ciecamente la stolta ed invecchiata usanza, giammai esempii di prosa non propongono ai loro discepoli, ma solo di poesia, e malamente trascelti, ed in versi solo li vanno esercitando a comporre. Or quanto sia da vituperare, e di quanto danno torni l’una e l’altra cosa, non ci ha chi non l'intenda: chè le arti, non essendo speculative come le scienze, ma pratiche, meglio che colle astratte e sottili teoriche, cogli esempii e colla pratica s’insegnano e s’imparano. Laonde io vorrei che assai di buon’ora si proponesse a’ giovani bene eletti ed acconci esempii di ogni maniera d’eloquenza, e che questi fossero con giudizio e buon gusto disaminati, ed i pregi se ne venissero mostrando ed ancora i difetti agli studianti, e da questa disamina si facessero per bel modo emergere le teoriche dell’arte dello scrivere; le quali in questa guisa accompagnate <noinclude>da-</noinclude>
se esse parranno a voi pure di momento, o vizii da disapprovare e da correggere, più agevolmente saranno ancora dagli altri disapprovati, ed avremo a sperare di vederli quando che sia corretti. Conciossiachè gli errori, quantunque gravi, quando dal tempo e dalla consuetudine sono stati rifermati, molto difficile è lo sbarbarli. E così è intervenuto di quelli, onde vi voglio ragionare: che nelle nostre scuole, ed in quelle eziandio di tutta Italia, se alquanto meno di prima, pur si pecca ancora, e non lievemente, nel modo d’insegnar l’eloquenza. Dappoichè in alcune s’insegna solo a latinamente scrivere, in altre assai poco si attende all’eloquenza latina, e con falso e reo metodo s’insegna l’arie di scriver toscanamente. Se io volessi tutti andar divisando i difetti e gli errori che ho potuto scorgere in questa parte d’insegnamento, e volessi pur toccare delle correzioni, le quali a me pare che far vi si dovrebbero, troppo mi sarebbe forza di allargarmi in parole, e mai più non terminerei questa mia sperticata e stucchevole pappolata. Però mi starò contento solo a proporvi due emendazioni da fare alla pratica dell’insegnamento dell’eloquenza, le quali par non dovessero essere più lungamente indugiate. Nelle scuole di belle lettere, eccetto sol pochi, alcuni maestri, come se per insegnare a scrivere in italiano bastar potessero i precetti e le teoriche, sol queste vanno sponendo ai giovani, e di autori e di esempii da porger loro a studiare niente non si curano. Alcuni altri, o per ignoranza e poco giudizio, o per seguitar ciecamente la stolta ed invecchiata usanza, giammai esempii di prosa non propongono ai loro discepoli, ma solo di poesia, e malamente trascelti, ed in versi solo li vanno esercitando a comporre. Or quanto sia da vituperare, e di quanto danno torni l’una e l’altra cosa, non ci ha chi non l’intenda: chè le arti, non essendo speculative come le scienze, ma pratiche, meglio che colle astratte e sottili teoriche, cogli esempii e colla pratica s’insegnano e s’imparano. Laonde io vorrei che assai di buon’ora si proponesse a’ giovani bene eletti ed acconci esempii di ogni maniera d’eloquenza, e che questi fossero con giudizio e buon gusto disaminati, ed i pregi se ne venissero mostrando ed ancora i difetti agli studianti, e da questa disamina si facessero per bel modo emergere le teoriche dell’arte dello scrivere; le quali in questa guisa accompagnate <noinclude>da-</noinclude>