Divina Commedia/Paradiso/Canto VII: differenze tra le versioni

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{{opera
{{paradiso}}
|NomeCognome=Dante Alighieri
'''Paradiso - CANTO VII'''
|TitoloOpera=Divina Commedia
----
|NomePaginaOpera=Divina Commedia
|AnnoPubblicazione=
|TitoloSezione=[[Divina Commedia/Paradiso|Paradiso]]<br /><br />Canto settimo
}}
{{capitolo
|CapitoloPrecedente=Canto sesto
|NomePaginaCapitoloPrecedente=Divina Commedia/Paradiso/Canto VI
|CapitoloSuccessivo=Canto ottavo
|NomePaginaCapitoloSuccessivo=Divina Commedia/Paradiso/Canto VIII
}}
''Canto VII, nel quale Beatrice mostra come la vendetta fatta per Tito de la morte di Gesù Cristo nostro Salvatore fue giusta, essendo la morte di Gesù Cristo giusta per ricomperamento de l'umana generazione e solvimento del peccato del primo padre.''
 
 
<poem>
«Osanna, sanctus Deus sabaòth, <br>
«Osanna, sanctus Deus sabaòth,
superillustrans claritate tua <br>
superillustrans claritate tua
felices ignes horum malacòth!». <br>
felices ignes horum malacòth!». {{r|3}}
Così, volgendosi a la nota sua, <br>
 
fu viso a me cantare essa sustanza, <br>
Così, volgendosi a la nota sua,
sopra la qual doppio lume s'addua; <br>
fu viso a me cantare essa sustanza,
ed essa e l'altre mossero a sua danza, <br>
sopra la qual doppio lume s'addua; {{r|6}}
e quasi velocissime faville <br>
 
mi si velar di sùbita distanza. <br>
ed essa e l'altre mossero a sua danza,
Io dubitava e dicea 'Dille, dille!' <br>
e quasi velocissime faville
fra me, 'dille' dicea, 'a la mia donna <br>
mi si velar di sùbita distanza. {{r|9}}
che mi diseta con le dolci stille'. <br>
 
Ma quella reverenza che s'indonna <br>
Io dubitava e dicea 'Dille, dille!'
di tutto me, pur per Be e per ice, <br>
fra me, 'dille' dicea, 'a la mia donna
mi richinava come l'uom ch'assonna. <br>
che mi diseta con le dolci stille'. {{r|12}}
Poco sofferse me cotal Beatrice <br>
 
e cominciò, raggiandomi d'un riso <br>
Ma quella reverenza che s'indonna
tal, che nel foco faria l'uom felice: <br>
di tutto me, pur per Be e per ice,
«Secondo mio infallibile avviso, <br>
mi richinava come l'uom ch'assonna. {{r|15}}
come giusta vendetta giustamente <br>
 
punita fosse, t'ha in pensier miso; <br>
Poco sofferse me cotal Beatrice
ma io ti solverò tosto la mente; <br>
e cominciò, raggiandomi d'un riso
e tu ascolta, ché le mie parole <br>
tal, che nel foco faria l'uom felice: {{r|18}}
di gran sentenza ti faran presente. <br>
 
Per non soffrire a la virtù che vole <br>
«Secondo mio infallibile avviso,
freno a suo prode, quell' uom che non nacque, <br>
come giusta vendetta giustamente
dannando sé, dannò tutta sua prole; <br>
punita fosse, t'ha in pensier miso; {{r|21}}
onde l'umana specie inferma giacque <br>
 
giù per secoli molti in grande errore, <br>
ma io ti solverò tosto la mente;
fin ch'al Verbo di Dio discender piacque <br>
e tu ascolta, ché le mie parole
u' la natura, che dal suo fattore <br>
di gran sentenza ti faran presente. {{r|24}}
s'era allungata, unì a sé in persona <br>
 
con l'atto sol del suo etterno amore. <br>
Per non soffrire a la virtù che vole
Or drizza il viso a quel ch'or si ragiona: <br>
freno a suo prode, quell' uom che non nacque,
questa natura al suo fattore unita, <br>
dannando sé, dannò tutta sua prole; {{r|27}}
qual fu creata, fu sincera e buona; <br>
 
ma per sé stessa pur fu ella sbandita <br>
onde l'umana specie inferma giacque
di paradiso, però che si torse <br>
giù per secoli molti in grande errore,
da via di verità e da sua vita. <br>
fin ch'al Verbo di Dio discender piacque {{r|30}}
La pena dunque che la croce porse <br>
 
s'a la natura assunta si misura, <br>
u' la natura, che dal suo fattore
nulla già mai sì giustamente morse; <br>
s'era allungata, unì a sé in persona
e così nulla fu di tanta ingiura, <br>
con l'atto sol del suo etterno amore. {{r|33}}
guardando a la persona che sofferse, <br>
 
in che era contratta tal natura. <br>
Or drizza il viso a quel ch'or si ragiona:
Però d'un atto uscir cose diverse: <br>
questa natura al suo fattore unita,
ch'a Dio e a' Giudei piacque una morte; <br>
qual fu creata, fu sincera e buona; {{r|36}}
per lei tremò la terra e 'l ciel s'aperse. <br>
 
Non ti dee oramai parer più forte, <br>
ma per sé stessa pur fu ella sbandita
quando si dice che giusta vendetta <br>
di paradiso, però che si torse
poscia vengiata fu da giusta corte. <br>
da via di verità e da sua vita. {{r|39}}
Ma io veggi' or la tua mente ristretta <br>
 
di pensiero in pensier dentro ad un nodo, <br>
La pena dunque che la croce porse
del qual con gran disio solver s'aspetta. <br>
s'a la natura assunta si misura,
Tu dici: "Ben discerno ciò ch'i' odo; <br>
nulla già mai sì giustamente morse; {{r|42}}
ma perché Dio volesse, m'è occulto, <br>
 
a nostra redenzion pur questo modo". <br>
e così nulla fu di tanta ingiura,
Questo decreto, frate, sta sepulto <br>
guardando a la persona che sofferse,
a li occhi di ciascuno il cui ingegno <br>
in che era contratta tal natura. {{r|45}}
ne la fiamma d'amor non è adulto. <br>
 
Veramente, però ch'a questo segno <br>
Però d'un atto uscir cose diverse:
molto si mira e poco si discerne, <br>
ch'a Dio e a' Giudei piacque una morte;
dirò perché tal modo fu più degno. <br>
per lei tremò la terra e 'l ciel s'aperse. {{r|48}}
La divina bontà, che da sé sperne <br>
 
ogne livore, ardendo in sé, sfavilla <br>
Non ti dee oramai parer più forte,
sì che dispiega le bellezze etterne. <br>
quando si dice che giusta vendetta
Ciò che da lei sanza mezzo distilla <br>
poscia vengiata fu da giusta corte. {{r|51}}
non ha poi fine, perché non si move <br>
 
la sua imprenta quand' ella sigilla. <br>
Ma io veggi' or la tua mente ristretta
Ciò che da essa sanza mezzo piove <br>
di pensiero in pensier dentro ad un nodo,
libero è tutto, perché non soggiace <br>
del qual con gran disio solver s'aspetta. {{r|54}}
a la virtute de le cose nove. <br>
 
Più l'è conforme, e però più le piace; <br>
Tu dici: "Ben discerno ciò ch'i' odo;
ché l'ardor santo ch'ogne cosa raggia, <br>
ma perché Dio volesse, m'è occulto,
ne la più somigliante è più vivace. <br>
a nostra redenzion pur questo modo". {{r|57}}
Di tutte queste dote s'avvantaggia <br>
 
l'umana creatura, e s'una manca, <br>
Questo decreto, frate, sta sepulto
di sua nobilità convien che caggia. <br>
a li occhi di ciascuno il cui ingegno
Solo il peccato è quel che la disfranca <br>
ne la fiamma d'amor non è adulto. {{r|60}}
e falla dissimìle al sommo bene, <br>
 
per che del lume suo poco s'imbianca; <br>
Veramente, però ch'a questo segno
e in sua dignità mai non rivene, <br>
molto si mira e poco si discerne,
se non rïempie, dove colpa vòta, <br>
dirò perché tal modo fu più degno. {{r|63}}
contra mal dilettar con giuste pene. <br>
 
Vostra natura, quando peccò tota <br>
La divina bontà, che da sé sperne
nel seme suo, da queste dignitadi, <br>
ogne livore, ardendo in sé, sfavilla
come di paradiso, fu remota; <br>
sì che dispiega le bellezze etterne. {{r|66}}
né ricovrar potiensi, se tu badi <br>
 
ben sottilmente, per alcuna via, <br>
Ciò che da lei sanza mezzo distilla
sanza passar per un di questi guadi: <br>
non ha poi fine, perché non si move
o che Dio solo per sua cortesia <br>
la sua imprenta quand' ella sigilla. {{r|69}}
dimesso avesse, o che l'uom per sé isso <br>
 
avesse sodisfatto a sua follia. <br>
Ciò che da essa sanza mezzo piove
Ficca mo l'occhio per entro l'abisso <br>
libero è tutto, perché non soggiace
de l'etterno consiglio, quanto puoi <br>
a la virtute de le cose nove. {{r|72}}
al mio parlar distrettamente fisso. <br>
 
Non potea l'uomo ne' termini suoi <br>
Più l'è conforme, e però più le piace;
mai sodisfar, per non potere ir giuso <br>
ché l'ardor santo ch'ogne cosa raggia,
con umiltate obedïendo poi, <br>
ne la più somigliante è più vivace. {{r|75}}
quanto disobediendo intese ir suso; <br>
 
e questa è la cagion per che l'uom fue <br>
Di tutte queste dote s'avvantaggia
da poter sodisfar per sé dischiuso. <br>
l'umana creatura, e s'una manca,
Dunque a Dio convenia con le vie sue <br>
di sua nobilità convien che caggia. {{r|78}}
riparar l'omo a sua intera vita, <br>
 
dico con l'una, o ver con amendue. <br>
Solo il peccato è quel che la disfranca
Ma perché l'ovra tanto è più gradita <br>
e falla dissimìle al sommo bene,
da l'operante, quanto più appresenta <br>
per che del lume suo poco s'imbianca; {{r|81}}
de la bontà del core ond' ell' è uscita, <br>
 
la divina bontà che 'l mondo imprenta, <br>
e in sua dignità mai non rivene,
di proceder per tutte le sue vie, <br>
se non rïempie, dove colpa vòta,
a rilevarvi suso, fu contenta. <br>
contra mal dilettar con giuste pene. {{r|84}}
Né tra l'ultima notte e 'l primo die <br>
 
sì alto o sì magnifico processo, <br>
Vostra natura, quando peccò tota
o per l'una o per l'altra, fu o fie: <br>
nel seme suo, da queste dignitadi,
ché più largo fu Dio a dar sé stesso <br>
come di paradiso, fu remota; {{r|87}}
per far l'uom sufficiente a rilevarsi, <br>
 
che s'elli avesse sol da sé dimesso; <br>
né ricovrar potiensi, se tu badi
e tutti li altri modi erano scarsi <br>
ben sottilmente, per alcuna via,
a la giustizia, se 'l Figliuol di Dio <br>
sanza passar per un di questi guadi: {{r|90}}
non fosse umilïato ad incarnarsi. <br>
 
Or per empierti bene ogne disio, <br>
o che Dio solo per sua cortesia
ritorno a dichiararti in alcun loco, <br>
dimesso avesse, o che l'uom per sé isso
perché tu veggi lì così com' io. <br>
avesse sodisfatto a sua follia. {{r|93}}
Tu dici: "Io veggio l'acqua, io veggio il foco, <br>
 
l'aere e la terra e tutte lor misture <br>
Ficca mo l'occhio per entro l'abisso
venire a corruzione, e durar poco; <br>
de l'etterno consiglio, quanto puoi
e queste cose pur furon creature; <br>
al mio parlar distrettamente fisso. {{r|96}}
per che, se ciò ch'è detto è stato vero, <br>
 
esser dovrien da corruzion sicure". <br>
Non potea l'uomo ne' termini suoi
Li angeli, frate, e 'l paese sincero <br>
mai sodisfar, per non potere ir giuso
nel qual tu se', dir si posson creati, <br>
con umiltate obedïendo poi, {{r|99}}
sì come sono, in loro essere intero; <br>
 
ma li alimenti che tu hai nomati <br>
quanto disobediendo intese ir suso;
e quelle cose che di lor si fanno <br>
e questa è la cagion per che l'uom fue
da creata virtù sono informati. <br>
da poter sodisfar per sé dischiuso. {{r|102}}
Creata fu la materia ch'elli hanno; <br>
 
creata fu la virtù informante <br>
Dunque a Dio convenia con le vie sue
in queste stelle che 'ntorno a lor vanno. <br>
riparar l'omo a sua intera vita,
L'anima d'ogne bruto e de le piante <br>
dico con l'una, o ver con amendue. {{r|105}}
di complession potenzïata tira <br>
 
lo raggio e 'l moto de le luci sante; <br>
Ma perché l'ovra tanto è più gradita
ma vostra vita sanza mezzo spira <br>
da l'operante, quanto più appresenta
la somma beninanza, e la innamora <br>
de la bontà del core ond' ell' è uscita, {{r|108}}
di sé sì che poi sempre la disira. <br>
 
E quinci puoi argomentare ancora <br>
la divina bontà che 'l mondo imprenta,
vostra resurrezion, se tu ripensi <br>
di proceder per tutte le sue vie,
come l'umana carne fessi allora <br>
a rilevarvi suso, fu contenta. {{r|111}}
 
Né tra l'ultima notte e 'l primo die
sì alto o sì magnifico processo,
o per l'una o per l'altra, fu o fie: {{r|114}}
 
ché più largo fu Dio a dar sé stesso
per far l'uom sufficiente a rilevarsi,
che s'elli avesse sol da sé dimesso; {{r|117}}
 
e tutti li altri modi erano scarsi
a la giustizia, se 'l Figliuol di Dio
non fosse umilïato ad incarnarsi. {{r|120}}
 
Or per empierti bene ogne disio,
ritorno a dichiararti in alcun loco,
perché tu veggi lì così com' io. {{r|123}}
 
Tu dici: "Io veggio l'acqua, io veggio il foco,
l'aere e la terra e tutte lor misture
venire a corruzione, e durar poco; {{r|126}}
 
e queste cose pur furon creature;
per che, se ciò ch'è detto è stato vero,
esser dovrien da corruzion sicure". {{r|129}}
 
Li angeli, frate, e 'l paese sincero
nel qual tu se', dir si posson creati,
sì come sono, in loro essere intero; {{r|132}}
 
ma li alimenti che tu hai nomati
e quelle cose che di lor si fanno
da creata virtù sono informati. {{r|135}}
 
Creata fu la materia ch'elli hanno;
creata fu la virtù informante
in queste stelle che 'ntorno a lor vanno. {{r|138}}
 
L'anima d'ogne bruto e de le piante
di complession potenzïata tira
lo raggio e 'l moto de le luci sante; {{r|141}}
 
ma vostra vita sanza mezzo spira
la somma beninanza, e la innamora
di sé sì che poi sempre la disira. {{r|144}}
 
E quinci puoi argomentare ancora
vostra resurrezion, se tu ripensi
come l'umana carne fessi allora {{r|147}}
 
che li primi parenti intrambo fensi».
</poem>
 
 
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