Libri e fiori: differenze tra le versioni

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| Anno di traduzione =1868
| Progetto =letteratura
| Argomento =Da definirepoesie
| URL della versione cartacea a fronte =Indice:Versi di Giacomo Zanella.djvu
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{{Centrato|
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{{Sc|della stessa}}
 
——
 
}}<poem>
Vieni! Di luce e d’armonia compórti
Un regno io vo’: qui son volumi e fiori;
Vieni! all’angusta tua prigion vo’ tôrti
Tôrti a’ febbrili della vita ardori.
 
{{R|5}}De’ canti il fiore è chiuso in queste carte,
Come nel fiore la fragranza è chiusa;
A’ coronati principi dell’arte
In dì remoto li dettò la musa.
 
Contro i fati e l’età pugna il pensiero,
{{R|10}}Che dal lezzo mondano si sublima
Vincitor della morte, e per sentiero
Arduo si volge a luminosa cima.
 
Dell’uom l’amor: la brama irrequieta
Che romper tenta all’infinito il velo,
{{R|15}}Qui dentro accolse il trepido poeta
Che aperto vide ne’ suoi sogni il cielo.
 
Splendide larve, deità, portenti
Son qui dentro spiranti; affanni e glorie;
Ed al voler che domina gli eventi,
{{R|20}}Sacri gli allori e l’ultime vittorie.
 
Odi l’inno celeste: odi l’accento,
Come nota di cigni, armonïoso
Che, lenito dell’anima il tormento,
Nel sen t’addorme d’un divin riposo.
 
{{R|25}}T’annoia il canto? alla natura gli occhi
Rivolgi, amico, ove in solingo piano
Crescon fiori ed arbusti ancor non tocchi
Dal soffio ardente del lavoro umano.
 
Questi fiori rimira! o quale incenso
{{R|30}}Mandan le colorate urne all’Eterno!
D’essi natura fe catena al senso,
Perchè riedan gli erranti al sen materno.
 
Essi fur colti al cupo rezzo estivo,
Lungo i muschi di tacita vallea,
{{R|35}}Ove la luna tremola sul rivo
Gareggia di candor colla ninfea.
 
Essi fur colti sovra campo aprico,
Ove il sole è perenne e la verzura....
E tu, diletto, ti dirai mendico
{{R|40}}Con due regni al tuo piede, arte e natura?</poem>
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