Teatro Historico di Velletri/Dedica: differenze tra le versioni

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<small>L'ANGUSTO</small> Teatro delle Memorie Veliterne ammantato con rozza veste di una bassa dicitura, ardimentoso si rappresenta avanti all'Augusta Machina de' sopremi meriti di <small>V. EMINENZA</small>, addobbata di Sacra Porpora, ingioiellata di heroiche Virtù, e chiari Gesti. Questo è da Fabro vile fabricato di negri caratteri, che contengono pochi vestiggi d'una Patria insigne; e quella è da sublime Architetto compaginata d'auree note di gloriose imprese, che racchiudono innumerabili splendori d'un'antica, e nobile Prosapia. E generosità de' Grandi inchinar talvolta le chiare Luci de' favori alla bassezza de' soggetti; sarà magnanimità di V.E. se con le lucidissime Pupille della sua Protettione risguardarà chi humilissimo al suo Sacro Nome (tanto <small>GERONIMO<ref>Girolamo Verospi (1599 - 1652), nipote del Cardinale Fabrizio Verospi (1571 - 1639), fu eletto Cardinale da Papa Urbano VIII il 16 dicembre 1641 ed il 10 febbraio ricevette il titolo cardinalizio di Sant'Agnese in Agone; il 27 aprile del 1642 fu nominato vescovo di Osimo. <small>N.d.C.</small></ref></small> risuona) prostrato, si dedica, e consacra. Non s'isdegni (supplichevolmente la priego) V.E. per tanto ardimento, perchè anc'a' famosi Heroi de' passati Secoli, più per dimostranza d'ossequio, che per valor dell'opra, particolari Edificij dedicar si solevano, e io, non per il piccolo valor d'un'isbozzata fatiga historica, sotto li benigni Auspicij della sua Maestosa Porpora questo rovinoso <small>TEATRO</small> discuopro, ma per continuar l'ossequiosa servitù mia, che dovutamente professavo all'Eminentiss. <small>FABRITIO</small> suo Zio; à quel Fabritio, che per haver ad onta del Tempo sposato all'Immortalità il suo alto, e giusto sapere, li furono dall'Hore voraci tolti li giorni (ma non la gloria) togliendo à Roma, e al Mondo l'incorrotto Fabritio del nostro Secolo. E se il Fabro nella struttura di esso non haverà ne anco la perspicacità d'un ingegno mediocre dimostrato, haverà almeno l'acutezza d'un occhio purgato palesato, in fissar li sguardi, benchè vacillanti, ne' luminosi raggi delle sue vaghissime Stelle, dalle quali, e l'Opra, e l'Artefice, ancorchè vili, sperano felicissimi influssi di grazie.
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