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<noinclude>nete</noinclude>, al Tirolo, all'Illiria, si mettano nella stessa sua via; ammorzino ogni sospiro di libertade; di nebbie circondino gli intelletti; nieghino ai cittadini ogni esercizio delle armi, ogni voto nelle cose pubbliche; ristampino le sue leggi di sangue; e (lui mecenate e maestro) ascondano nelle tenebre i procedimenti loro e i giudizi.
<noinclude>nete</noinclude>, al Tirolo, all’Illiria, si mettano nella stessa sua via; ammorzino ogni sospiro di libertade; di nebbie circondino gli intelletti; nieghino ai cittadini ogni esercizio delle armi, ogni voto nelle cose pubbliche; ristampino le sue leggi di sangue; e (lui mecenate e maestro) ascondano nelle tenebre i procedimenti loro e i giudizi.


Ei non vergognava di buccinare che libertà è contagiosa, e stultizia il desiderio delle costituzioni: confidava che il suo popolo si addormirebbe fra le catene, sol che le avesse comuni con altri: e nel giorno, che queste in alcuna parte d'Italia cadessero al suolo spezzate, intravedeva che al grande frastuono il suo popolo come un forte inebbriato si sveglierebbe.
Ei non vergognava di buccinare che libertà è contagiosa, e stultizia il desiderio delle costituzioni: confidava che il suo popolo si addormirebbe fra le catene, sol che le avesse comuni con altri: e nel giorno, che queste in alcuna parte d’Italia cadessero al suolo spezzate, intravedeva che al grande frastuono il suo popolo come un forte inebbriato si sveglierebbe.


Di qua è che nel nefasto negozio del 1815 stipulava a sé solo il diritto di guernire de' suoi e Piacenza e Ferrara e Comacchio. Di qua è che gli cuoce sì fieramente nell'animo il non potersi frammettere nella vostra Alessandria. Di qua è che quandunque o Piemonte, o Napoli, o Modena, o le Romagne instarono alcuni benefizi dai loro Principi, ei mandò gli sgherani e i gregari a soffocare le voci moleste. Di qua è che nel Modanese venne tutore ed auspice alle immanità del Duca: a Firenze strinse di gelo la mente a Leopoldo, che parea meditare pel popolo qualche franchigia: nel Vaticano educò ad ogni durezza di cuore il decimosesto Gregorio: a Cosenza volle ricise le giovanili teste che aveano ardito sperare anzi tempo la nostra redenzione: e nei giorni a noi prossimi chiuse la mano all'unto d'Iddio, sì che più non rinnovi lo scandalo del benedire all'Italia! —
Di qua è che nel nefasto negozio del 1815 stipulava a sé solo il diritto di guernire de’ suoi e Piacenza e Ferrara e Comacchio. Di qua è che gli cuoce sì fieramente nell’animo il non potersi frammettere nella vostra Alessandria. Di qua è che quandunque o Piemonte, o Napoli, o Modena, o le Romagne instarono alcuni benefizi dai loro Principi, ei mandò gli sgherani e i gregari a soffocare le voci moleste. Di qua è che nel Modanese venne tutore ed auspice alle immanità del Duca: a Firenze strinse di gelo la mente a Leopoldo, che parea meditare pel popolo qualche franchigia: nel Vaticano educò ad ogni durezza di cuore il decimosesto Gregorio: a Cosenza volle ricise le giovanili teste che aveano ardito sperare anzi tempo la nostra redenzione: e nei giorni a noi prossimi chiuse la mano all’unto d’Iddio, sì che più non rinnovi lo scandalo del benedire all’Italia! —


Queste cose, o Signori, e le moltissime, che in vero studio io trapasso, queste ho voluto toccare perché in ogni anima alla perfine, e nei marmi delle contrade, e sulle porte non ch'altro dei nostri templi, si scolpisca la tremenda sentenza, Che l'Austriaco, sino a quando ei calchi zolla di terreno alla destra dell'Isonzo, non è il padron solamente di quella zolla, ma di tutta la penisola è l'arbitro e l'oppressore.
Queste cose, o Signori, e le moltissime, che in vero studio io trapasso, queste ho voluto toccare perché in ogni anima alla perfine, e nei marmi delle contrade, e sulle porte non ch’altro dei nostri templi, si scolpisca la tremenda sentenza, Che l’Austriaco, sino a quando ei calchi zolla di terreno alla destra dell’Isonzo, non è il padron solamente di quella zolla, ma di tutta la penisola è l’arbitro e l’oppressore.