Pagina:Manzoni.djvu/265: differenze tra le versioni

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<section begin=s1 />che il Romanzo manzoniano avrebbe tratto tutta la sua gloria non dall’essere storico, ma dall’averlo {{pt|immagi-|immaginato,}}<section end=s1 />
<section begin=s1 />che il Romanzo manzoniano avrebbe tratto tutta la sua gloria non dall’essere storico, ma dall’averlo <section end=s1 />immagi-



<section begin=note1 />il nome di romanzo che l’Autore non le aveva assegnato.... troppo oziosa è la disputazione de’ nomi, quando il giudizio della cosa stessa non ne dipende. Non manca mai chi voglia seguire l’esempio dell’Addison, il quale, negandosi il titolo di poema epico al ''Paradiso perduto'', solea chiamarlo poema divino; e noi medesimi, quando veggiamo per un sì tenue soggetto così accese battaglie, amiamo ripetere sotto voce la sentenza del poeta persiano: ''che importa alla rosa che le si cambi il nome, se le rimane il suo usato profumo?'' E pure lo stesso critico, da principio al fine del suo esame, si mostra incontentabile, fin che conchiude lagnandosi che il Manzoni non abbia frammischiato al suo racconto qualche lirica potente sacra o guerresca o cittadina. Il critico non dovette esser solo a muover questo lamento, e chi sa che non gli tenesse bordone in quell’anno lo stesso Grossi, il quale nel ''Marco Visconti'' introdusse poi le sue due più belle liriche.
<section begin=note1 />il nome di romanzo che l’Autore non le aveva assegnato.... troppo oziosa è la disputazione de’ nomi, quando il giudizio della cosa stessa non ne dipende. Non manca mai chi voglia seguire l’esempio dell’Addison, il quale, negandosi il titolo di poema epico al ''Paradiso perduto'', solea chiamarlo poema divino; e noi medesimi, quando veggiamo per un sì tenue soggetto così accese battaglie, amiamo ripetere sotto voce la sentenza del poeta persiano: ''che importa alla rosa che le si cambi il nome, se le rimane il suo usato profumo?'' E pure lo stesso critico, da principio al fine del suo esame, si mostra incontentabile, fin che conchiude lagnandosi che il Manzoni non abbia frammischiato al suo racconto qualche lirica potente sacra o guerresca o cittadina. Il critico non dovette esser solo a muover questo lamento, e chi sa che non gli tenesse bordone in quell’anno lo stesso Grossi, il quale nel ''Marco Visconti'' introdusse poi le sue due più belle liriche.