Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/284: differenze tra le versioni

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dice ''Procopio'', ''Triboniano'' asseriva riguardando alla singolare pietà di lui. Quello che pe’ suoi malvagi fini col labbro dicesse ''Triboniano'', mentre tutt’altro certamente in cuor suo dovea sentire, non può fare sorpresa ad alcuno. Ben può farne l’impudente ipocrisia di ''Giustiniano'', che dappertutto parlava di codesta sua pietà. In proposito di che ci limiteremo a riferire il discorso, che da lui ''Innocenzo'', vescovo di Maronia, scrive avere udito colle proprie orecchie. ''Sono entrato'', diceva ''Giustiniano'', ''nell’oratorio del glorioso Arcangelo Michele, . . . ed ho pregato Iddio così: Se debbono unirsi a noi nella cognizione della verità, pungili, onde presto v’acconsentano .... E voi,'' (diceva ai Vescovi, ai quali parlava) ''voi vedeste con quante ragionevoli proposizioni e pacifiche, da noi con tutta la mansuetudine e pazienza espresse, il reverendissimo vescovo Filosseno rimase persuaso''. Ipocrita furberia direbbesi questa: ma stolidità dirà ognuno quel suo appropriarsi gloria di pietà, traendone il titolo da ''Antonino, il quale'', dic’egli nella ''Novella'' 78, dalla pietà trovò il nome, e dal quale lo splendore del nome medesimo giunse a noi''. Ma della sua pietà, in quanto alle largizioni fatte alle chiese, parla giustamente ''Evagrio''. ''Era sivveramente prodigo, e tanto, che altre infinite opere fece, pie per certo ed accette a Dio, quando però ed egli, e gli altri che fanno tali cose, le eseguiscano co’ loro proprii beni, e possano offerirle a Dio vuote di ogni macchia di scelleraggine''. Così non era di ''Giustiniano''.
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2.° ''Procopio'' dice che sotto il regno di ''Giustiniano'' ''non si ebbe veruna ferma opinione, o fede di Dio, veruno diritto stabile, verun patto, od altra cosa costante''. Per cio che riguarda la credenza religiosa, non solamente presero maggior voga le sette, che prima del tempo di lui sussistevano, non ostanti i suoi editti, ma sotto i suoi occhi molte ne nacquero, come quelle de’ ''Monoteliti'', de’ ''Severiani'', de’ ''Teodosiani'', dei ''Gaianiti'', degli ''Agnoeti'', de' ''Teopaschiti'', degli ''Aftanodociti''. A questo proposito dice ''Vittore Tunnense'', che ''Teodosio Sica tutto quasi il palazzo, e la massima parte della capitale avea''
dice Procopio, Trihoninno axseriva riguardando alia stngolare
pietk di lui. Quello che pe’ suoi tnaWagi fini col labbro dicesse
Trihoniano, mentre tuU’ altro certamente in cuor sao dovea
sentire, Don pu6 fare sorpresa ad alcnno. Ben pu6 farae l’
impudente ipocrisia di Giustiniano, che dappertntto parlaya di codesta
sua pietii. In proposito di che ci liniiteremo a riferire il discorso »
che da lui Innocenzo^ vescovo di Maronia, scrive avcre udito
colle proprie orecchie. Sono entrato, diceva Giustiniano, nel’
r oratorio del glorioso Arcangelo Mickele, . . . ed ho pregato
Iddio cosl: Se debbono unirsi a noi nella cognizione della

veriia, pungili, onde presto v’ acconsentano E voi,

( diceva ai YescoYi, ai q^ali parlava ) voi uedeste con qMonle
ragionevoU proposizioni e paci/iche, da noi con tutla la man’
suetudine e pazienza espresse, il reverendissimo vescovo
FUosseno rimase persuaso. Ipocrita furberia direbbesi questa: ma
sKolidiU dirk ognuno quel suo appropriarsi gloria di pietii, ti’
aendone il titolo da Antonino, il quale, die’ egli nella Novella 78 »
dalla pietk irovb il nome, e dal quale lo splendore del nome
medesimo giunse a noL Ma della sua piela, in quanto alle lar’
gizioni fatte alle chiese, parla giustamente Evagrio. Era siwem-’
mente prodigo, e tanto ^ che altre infinite operefoce, pie per
certo ed accette a Dio, quando perd ed egli, e gli altri che
fanno tali cose, le eseguiscano c6’ loro proprii beni, e pos"
sano offerirle a Dio vuote di ogni macchia di scelleraggine,
Cosl non era di Giustiniano.

2.0 Procopio dice che sotto il regno di Giustiniano non si
ebbe veruna ferma opinione, o fede di ^Dio, veruno dlriUo
stabile » verun patto, od ultra cosa costante. Per cio che ri’
guarda la credenza religiosa, non solamcnte presero maggior
voga Ic sette, che prima del tempo di lui sussistevano, non
ostanti i suoi editli, ma sotto i suoi occhi molte ne naoquero»
come quelle de’ Monoteliti, de’ Severiani, de’ Teodosiani, dci
Gaianiti, degli Agnoeti, de^ Teopaschiti, degli AJlartodocitL
A questo proposito dipe Fittore Tunnense ^ che Teodosio Sica
tullo quasi il palazso, e la massima parte della capitate uvea



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