Pagina:Arabella.djvu/132: differenze tra le versioni

Alebot (discussione | contributi)
Correzione pagina via bot
Luigi62 (discussione | contributi)
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
interamente d’un fascio di carte che aveva portato con .
{{Pt|parsi|}} interamente d’un fascio di carte che aveva portato con .
—Chi siamo, è inutile ch’io lo dica, perché il nostro parente mi conosce e questi sono altri parenti della povera Carolina, per la quale...— disse Aquilino, indicando col cappello Salvatore che si stringeva il naso colla berretta, e Angiolina che con un faccino morbido e sorridente seguitava a far inchini e a fregarsi dolcemente i palmi, come se affilasse due coltelli.
— Chi siamo, è inutile ch’io lo dica, perché il nostro parente mi conosce e questi sono altri parenti della povera Carolina, per la quale... — disse Aquilino, indicando col cappello Salvatore che si stringeva il naso colla berretta, e Angiolina che con un faccino morbido e sorridente seguitava a far inchini e a fregarsi dolcemente i palmi, come se affilasse due coltelli.
—Risparmiate pure le presentazioni,— interruppe l’altro, tuffando rapidamente la penna nel calamaio e scrivendo una fila di numeri sul rovescio d’una polizza, —io vi conosco e non vi conosco e per me Aquilino, Andrea, Giosafatte, Tintimilia...
— Risparmiate pure le presentazioni,— interruppe l’altro, tuffando rapidamente la penna nel calamaio e scrivendo una fila di numeri sul rovescio d’una polizza, — io vi conosco e non vi conosco e per me Aquilino, Andrea, Giosafatte, Tintimilia...
—Angiolina, non Tintimilia, Angiolina, Angiolina, Angiolina...
— Angiolina, non Tintimilia, Angiolina, Angiolina, Angiolina...
L’ortolana ripeté tre volte il suo nome armonioso con una cantilena sempre più piena di grazia e di delicatezza, accompagnando ogni volta la musica con una bella riverenza, come fanno le prime donne quando ringraziano il colto pubblico. Credeva così di obbedire agli ordini del vice-ricevitore, che andava raccomandando le belle maniere. Ma Tognino le rispose con una occhiata cattiva saettata di sotto alla piccola tesa del cappello e tornò a scrivere i suoi numeri.
L’ortolana ripeté tre volte il suo nome armonioso con una cantilena sempre più piena di grazia e di delicatezza, accompagnando ogni volta la musica con una bella riverenza, come fanno le prime donne quando ringraziano il colto pubblico. Credeva così di obbedire agli ordini del vice-ricevitore, che andava raccomandando le belle maniere. Ma Tognino le rispose con una occhiata cattiva saettata di sotto alla piccola tesa del cappello e tornò a scrivere i suoi numeri.
—Insomma, che cosa volete?
— Insomma, che cosa volete?
—Che cosa vogliamo?— riprese con una intonazione più elevata Aquilino, facendo un passo avanti. —Il notaio Baltresca ci ha data la comunicazione e ci ha detto di venire, perché non è possibile che la buona Carolina, sapendo d’avere molti
— Che cosa vogliamo? — riprese con una intonazione più elevata Aquilino, facendo un passo avanti. — Il notaio Baltresca ci ha data la comunicazione e ci ha detto di venire, perché non è possibile che la buona Carolina, sapendo d’avere molti