Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/454: differenze tra le versioni
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Termopili. E primieramente perché potevasi facilmente occupare i monti che ivi sorgono, se alcuno tentasse l'impresa, mentre anzi ché di muro, parevano muniti di siepe; egli que'muri elevò a molto maggiore altezza, e i merli, e le torricelle tutte duplicò; e lo stesso anche fece nel castello, che con simile negligenza ivi era stato edificato: esso pure alzando a giusta misura, e facendone doppie tutte le difese, insiememente poi provvedendo alla troppa aridità del luogo con un serbatoio d'acqua piovana: indi i molti sentieri aperti ed accessibili, che colà menavano, con opere fortissime chiuse diligentemente. Parrà con ragione a taluno meraviglia, che una volta un re persiano, stato lungo tempo in que’ contorni, un solo sentiero strettissimo vi avesse trovato, e per cenno fattogliene da' Greci traditori, quando dissi non pochi esservene da niuna muraglia chiusi, e tali da lasciar passare anche carri. Ma é d’uopo sapere come il mare inondando le radici de’ monti avea allargate le strade, per le quali si poteva di là salire, e come essendo la terra rotta da impraticabili aperture ed alvei di torrenti, gli antichi credevano impossibile che con muraglie si potesse validamente chiudere quanto la natura avesse separato. Può dirsi ancora che odiando per inerzia lavori di opere troppo difficili, commettevano alla fortuna la difesa de' luoghi da essi trascurati, tutta la loro sicurezza riponendo nella ignoranza de' Barbari; essendo soliti que' che sfuggono la fatica a credere difficili agli altri i lavori, che per essi sono gravi. Per lo che dopo tali considerazioni nessuno vorrà contendere a Giustiniano Augusto questa lode, d’essere andato |
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che fece nel castello, che con simile negligenza ivi era |
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facendone doppie tutte le difese, insiememente poi |
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diligentemente. Parr4 con ragioue a taluno meraviglia, |
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che una voltaun re persiano, stato lungo tempo in que’ |
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contomi, un solo sentiero strettissimo vi avesse trovato, |
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e per cenno fattogliene da^ Greci tradltori, quando dissi |
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non pochi esserrene da niuna muraglia chiusi, e tali da |
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lasciar passare anche carri. Ma & d’ uopo sapere come |
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il mare inondando le radici de’ monti avea allargate le |
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essendo la terra rotta da impraticabili aperture ed alvei |
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di torrenti, gli antichi credevano impossibile che con |
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muraglie si potesse validamente chiudere quanto la na« |
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inerzia lavori di opere troppo diiBcili, commetteyano |
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alia fortuna la difesa de^ luoghi da essi trascurati, tntta |
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la loro sicurezza riponendo nella ignoranza de^ Barbarit |
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essendo soliti que^ che sfuggono la fatica a credere |
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difficili agli altri i lavori, che per essi sono gravi. Per lo |
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che dopo tali considerazioni nessuno vorra contendere |
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a Giustiniano Augusto questa lode, d’essere andato |
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