Per lo spiritismo/XXII: differenze tra le versioni

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1° Cominciamo con quelle da scartarsi. Scarteremo prima le notizie sull’altro mondo che ci dà il supposto defunto, perchè non possiamo verificarle; può darsi che siano vere, ed anzi acquistano una certa probabilità quando concordano con quelle degli altri defunti (sopratutto se non pretendiamo che concordino più di quello che concordano le deposizioni dei viventi stessi davanti alla storia ed al tribunale); ma anche in questo caso possono esser false; possono esser sogni suggeriti al medio dalla cognizione della dottrina spiritica, dalla lettura di Swedenborg o Jackson Davis o Allan Kardec.
 
In secondo luogo scarteremo i consigli e le prediche del defunto, anche se dissentono dalle opinioni e intenzioni del medio, ed anche se danno segno di un’intelligenza superiore a quella del medio. Potrebbe darsi che esprimessero la voce del cuore, la coscienza morale, l’istinto, il genio, il tatto e l’intuito del medio, in contraddizione colle idee in cui fu educato; può essere l’eredità che parla contro l’educazione; così in un palinsesto ci può esser {{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Cicerone}} sotto sant’Agostino.
 
Noi vogliamo che il defunto dia di sè dei connotati precisi, come quelli che uno di noi dovrebbe dare in un ufficio di polizia; per esempio che ci dica dove e quando è nato e morto. Se risponde con errori e bugie, è molto probabile che la risposta sia data dall’incosciente del medio. Ed anche se risponde evasivamente, o dice cose che non possiamo verificare, o cose che sappiamo vere, ma che il medio conosce, avremo il diritto e il dovere di dubitare.
 
2° La probabilità che sia un defunto comincia quando risponde cose vere, che il medio non sa. Ma questa probabilità è minima, se si tratta di cosa che il medio può aver saputa e dimenticata; perchè allora il contenuto della comunicazione può venire dalla ''memoria latente'' del medio. E questa probabilità è già difficile ad escludere, perchè si può non ''ricordarsi di aver saputo'', ma è difficile ''ricordarsi di non aver mai saputo'' una data cosa. Un mio amico ha stampato, col mio nome, fortunatamente in un giornalucolo di provincia, una poesia che egli assicura composta da me quando eravamo insieme al liceo; e ne ha una copia scritta di mia mano; pure non mi ricordo affatto di averla composta; nella mia memoria non ne trovo alcuna traccia. Ma ciò non prova che queste traccie non vi siano; possono esserci senza che siano visibili si confronti infatti il caso mio con quello del Maury: egli scrisse una volta una prefazione per un libro che da più anni aveva rinunciato a scrivere; ecco che un giorno, rovistando nelle sue carte, ritrova una prefazione, che aveva già scritto anni prima, ed era ''tale e quale''; sicchè egli aveva creduto di inventare ciò di cui si era ricordato. Così di un articolo, che ho scritto quando era ancora studente, non mi è stata lodata che una sola frase; e, ripensandoci con vanità, venni a scoprire per mia mortificazione che l’avevo rubata senza volerlo al {{AcAutoreCitato|Francesco Domenico Guerrazzi|Guerrazzi}}. Una notte sognai di una pianticella che si chiamava ''sarcostemma''; pregai un mio amico, il quale è anche molto amico della botanica, di sapermi dire se una pianta di tal nome esistesse; egli si informò e mi disse che nell’ultimo e più completo dizionario di botanica si conosce una pianta di questo nome che cresce in Australia.
 
Come mai potevo averla conosciuta io? ma ecco che, qualche tempo dopo, discorrendo sulla mitologia indiana, della quale mi ero occupato anni sono, venni naturalmente, per associazione d’idee, a discorrere del culto del soma, cioè del liquore sacro, estratto dall'''asclepias acida'', o dal ''sarcostemma viminalis'', di cui si trovano i nomi nel dizionario sanscrito dell’Accademia di Pietroburgo. È un caso affatto simile a quello dell’ ''aspleniurn ruta muralis'', sognata dal Delboeuf. Questi sono esempi di casi in cui si ritrovano le traccie senza riconoscerle. Ma il bello è che si può, per così dire, ''riconoscerle senza saperlo''. Cito a memoria dal Maury un esempio di cui garantisco soltanto le circostanze essenziali: la notte prima di mettersi in viaggio per rivedere il suo paesello, che da una ventina d’anni non avea veduto, sognò di incontrare un tale che gli disse: «Buon giorno signor Maury!» Maury disse all’incirca: «Scusate, buon uomo, ma non ho il piacere di conoscervi». L’altro, maravigliato e quasi offeso, declinò il proprio nome e cognome, disse che era un amico di suo padre, gli volle rammentare circostanze della sua fanciullezza in cui erano stati assieme. Tutto fu inutile; Maury si svegliò, ridendo di quell’originale che pretendeva di riconoscerlo. Ma quando fu giunto al suo paese vide per uno dei primi colui che in sogno lo avea riconosciuto; ma più vecchio che nel sogno, perchè egli l’aveva sognato quale l’aveva lasciato molti anni prima. Dunque nello sdoppiamento del sogno il suo incosciente avea rammentato e riconosciuto ciò che il suo ''io cosciente'' non sapeva più.