Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/257: differenze tra le versioni

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{{Pt|ché|poiché}} veggiamo in appresso Giustiniano alia testa degli affari.
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''Procopio'', che qui apertamente parla della stolidità di ''Giustino'', la quale servì sì bene alla elevazione di ''Giustiniano'', viene ad accennare la cosa con maggiore riservatezza nel libro I della ''Guerra vandalica'', dicendo: ''Non era ancora giunto all'amministrazione dell'Imperio Giustiniano, ma però la esercitava con sovrana autorità, poiché Giustino, suo zio, era di decrepita età, ed onninamente inetto agli affari''.
''Procopio'', che qui apertamente parla della stolidità di ''Giustino'', la quale servì sì bene alla elevazione di ''Giustiniano'', viene ad accennare la cosa con maggiore riservatezza nel libro I della ''Guerra vandalica'', dicendo: ''Non era ancora giunto all’amministrazione dell’Imperio Giustiniano, ma però la esercitava con sovrana autorità, poiché Giustino, suo zio, era di decrepita età, ed onninamente inetto agli affari''.


8.° Altri Scrittori hanno chiamata ''Eufemia'' la moglie di ''Giustino''; e con ragione, perché divenuta imperatrice prese quel nome, come di altre mogli d’Imperadori greci si legge. ''Vittore Tunnense'' nella sua ''Cronaca'' dice: ''La moglie di Giustino chiamavasi Lupicina, la quale i Costantinopolitani poscia dissero Eufemia''. Noi dobbiamo crederla donna di buon senso, poiché seppe opporsi costantemente a ''Giustiniano'', come altrove ''Procopio'' dichiara, nel vituperoso suo pensiero di sposare ''Teodora''.
8.° Altri Scrittori hanno chiamata ''Eufemia'' la moglie di ''Giustino''; e con ragione, perché divenuta imperatrice prese quel nome, come di altre mogli d’Imperadori greci si legge. ''Vittore Tunnense'' nella sua ''Cronaca'' dice: ''La moglie di Giustino chiamavasi Lupicina, la quale i Costantinopolitani poscia dissero Eufemia''. Noi dobbiamo crederla donna di buon senso, poiché seppe opporsi costantemente a ''Giustiniano'', come altrove ''Procopio'' dichiara, nel vituperoso suo pensiero di sposare ''Teodora''.
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I.° Questo ''Amanzio'' da ''Marcellino'' viene chiamato ''preposto del palazzo'', da ''Evagrio'' é detto ''prefetto della camera dell'Imperadore''. Narrasi che siccome essendo eunuco non poteva aspirare al trono imperiale, avea cercato che pervenisse all’imperio ''Teocrito'', suo famigliare: che perciò come reo di ribellione fosse fatto mettere a morte da ''Giustino''; ed é lo stesso che dire da ''Giustiniano'', reggente le cose tutte, giacché lo zio decrepito ed inetto, non faceva nulla da sé. ''Marcellino'' attribuisce la morte di ''Amanzio'' all’essere manicheo, onde dai Tirii fu chiamato ''ribelle alla Trinità'', e dai Costantinopolitani fu detto ''Zunama'', nome di un manicheo famosissimo. Perché adunque ''Procopio'' attribuisce la cagione della sua morte a qualche indiscreta parola contro il patriarca ''Giovanni''? L' ''Alemanno'' dice che forse si prese questo pretesto. Ma non ve n’era bisogno dacché o come cospiratore, o come eretico manicheo, era manifestamente reo di delitto capitale. Piuttosto direi, che la troppo differente
I.° Questo ''Amanzio'' da ''Marcellino'' viene chiamato ''preposto del palazzo'', da ''Evagrio'' é detto ''prefetto della camera dell’Imperadore''. Narrasi che siccome essendo eunuco non poteva aspirare al trono imperiale, avea cercato che pervenisse all’imperio ''Teocrito'', suo famigliare: che perciò come reo di ribellione fosse fatto mettere a morte da ''Giustino''; ed é lo stesso che dire da ''Giustiniano'', reggente le cose tutte, giacché lo zio decrepito ed inetto, non faceva nulla da sé. ''Marcellino'' attribuisce la morte di ''Amanzio'' all’essere manicheo, onde dai Tirii fu chiamato ''ribelle alla Trinità'', e dai Costantinopolitani fu detto ''Zunama'', nome di un manicheo famosissimo. Perché adunque ''Procopio'' attribuisce la cagione della sua morte a qualche indiscreta parola contro il patriarca ''Giovanni''? L’ ''Alemanno'' dice che forse si prese questo pretesto. Ma non ve n’era bisogno dacché o come cospiratore, o come eretico manicheo, era manifestamente reo di delitto capitale. Piuttosto direi, che la troppo differente