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e da s. Girolamo3317, e da Socrate3318, e da Sozomeno3319. Sotto quest'anno san Girolamo scrive che i Romani vinsero i Goti; perciocchè con questo nome usarono molti di comprendere molte delle nazioni scitiche, Tartari da noi chiamate oggidì, si può conghietturare ch'egli significasse i Taifali di Zosimo. Eusebio anch'esso ci assicura che Costantino soggiogò le dianzi indomite nazioni degli Sciti e dei Sarmati. E Socrate attesta bensì che i Goti fecero delle incursioni nel territorio romano, ma soggiugne che Costantino li vinse. Abbiamo anche dall'Anonimo Valesiano3320 che i Sarmati, pressati dalla guerra che lor facevano i Goti, implorato l'aiuto di Costantino, l'impetrarono; e che per la buona condotta di Costantino Cesare circa cento mila di que' Barbari perirono di fame e di freddo. Pare perciò che Costantino, primogenito dell'Augusto Costantino, quegli fosse che un titolo di generale a nome del padre guerreggiasse coi Goti: il che si può anche inferire da Giuliano Apostata3321. A ciò si dee unire lo scriversi da Idacio3322 che i Goti furono sconfitti dai Romani nel paese de' Sarmati, correndo il dì 22 d'aprile dell'anno presente. Secondo l'Anonimo Valesiano3323, Ararico o sia Aorico, re dei Goti, per tale riconosciuto anche da Giordano3324 istorico, fu poscia obbligato a chiedere pace, per sicurezza della3325 quale diede alcuni ostaggi, e fra essi un suo figliuolo. Anche Aurelio Vittore3326 ed Eutropio3327 riconobbero vinti da Costantino Augusto i Goti; di maniera che le dicerie di Zosimo si scuoprono effetti unicamente del suo mal cuore verso di un imperadore sì glorioso e degno. Abbiamo inoltre nelle medaglie3328 autenticati questi fatti colla memoria della VICTORIA GOTHICA. E qui Eusebio3329 osserva un riguardevol pregio dell'Augusto Costantino. Erano stati soliti non pochi de' precedenti imperadori di pagare alle nazioni barbare confinanti un annuo regalo, che in sostanza era un tributo, ed indizio che i Romani si professavano come sudditi e servi de' Barbari. Non volle l'invitto Costantino sofferir questo vergognoso aggravio; e perchè ricusò di pagare, ebbe guerra con que' popoli. Confidato nella protezione di quel divino Signore, colla cui croce egli procedeva nelle guerre, domò tutti coloro che osarono di fargli resistenza; nè più pagò loro tributo: il che vien confermato da Socrate3330. Gli altri Barbari poi che non presero l'armi ammansò egli in tal maniera con prudenti ambascerie, che li ridusse da una vita senza legge e simile alle fiere ad una civile ed umana forma di vivere, imparando in fine gli Sciti ad ubbidir ai Romani. Così Eusebio vescovo di Cesarea, egregio testimonio di tali affari, perchè vivente e scrivente allora le sue Storie. Ma esso Eusebio, nel descrivere le azioni di Costantino, perchè si prefisse di compilar quelle solamente che riguardavano la di lui pietà, non si curò delle altre che concernevano la di lui gloria civile e militare; e però non sappiamo distintamente in che consistessero le sue guerre e vittorie contra dei Goti e d'altri Barbari. Se fossero pervenute sino a' dì nostri le storie di Prassagora Ateniese, conosciute da Fozio3331, e quelle di Bemarco Cesariense, mentovate da Suida3332, siccome ancora le Vite degl'imperadori composte da Eunapio, autori che trattarono de' fatti di
e da s. Girolamo3317, e da Socrate3318, e da Sozomeno3319. Sotto quest’anno san Girolamo scrive che i Romani vinsero i Goti; perciocchè con questo nome usarono molti di comprendere molte delle nazioni scitiche, Tartari da noi chiamate oggidì, si può conghietturare ch’egli significasse i Taifali di Zosimo. Eusebio anch’esso ci assicura che Costantino soggiogò le dianzi indomite nazioni degli Sciti e dei Sarmati. E Socrate attesta bensì che i Goti fecero delle incursioni nel territorio romano, ma soggiugne che Costantino li vinse. Abbiamo anche dall’Anonimo Valesiano3320 che i Sarmati, pressati dalla guerra che lor facevano i Goti, implorato l’aiuto di Costantino, l’impetrarono; e che per la buona condotta di Costantino Cesare circa cento mila di que’ Barbari perirono di fame e di freddo. Pare perciò che Costantino, primogenito dell’Augusto Costantino, quegli fosse che un titolo di generale a nome del padre guerreggiasse coi Goti: il che si può anche inferire da Giuliano Apostata3321. A ciò si dee unire lo scriversi da Idacio3322 che i Goti furono sconfitti dai Romani nel paese de’ Sarmati, correndo il dì 22 d’aprile dell’anno presente. Secondo l’Anonimo Valesiano3323, Ararico o sia Aorico, re dei Goti, per tale riconosciuto anche da Giordano3324 istorico, fu poscia obbligato a chiedere pace, per sicurezza della3325 quale diede alcuni ostaggi, e fra essi un suo figliuolo. Anche Aurelio Vittore3326 ed Eutropio3327 riconobbero vinti da Costantino Augusto i Goti; di maniera che le dicerie di Zosimo si scuoprono effetti unicamente del suo mal cuore verso di un imperadore sì glorioso e degno. Abbiamo inoltre nelle medaglie3328 autenticati questi fatti colla memoria della VICTORIA GOTHICA. E qui Eusebio3329 osserva un riguardevol pregio dell’Augusto Costantino. Erano stati soliti non pochi de’ precedenti imperadori di pagare alle nazioni barbare confinanti un annuo regalo, che in sostanza era un tributo, ed indizio che i Romani si professavano come sudditi e servi de’ Barbari. Non volle l’invitto Costantino sofferir questo vergognoso aggravio; e perchè ricusò di pagare, ebbe guerra con que’ popoli. Confidato nella protezione di quel divino Signore, colla cui croce egli procedeva nelle guerre, domò tutti coloro che osarono di fargli resistenza; nè più pagò loro tributo: il che vien confermato da Socrate3330. Gli altri Barbari poi che non presero l’armi ammansò egli in tal maniera con prudenti ambascerie, che li ridusse da una vita senza legge e simile alle fiere ad una civile ed umana forma di vivere, imparando in fine gli Sciti ad ubbidir ai Romani. Così Eusebio vescovo di Cesarea, egregio testimonio di tali affari, perchè vivente e scrivente allora le sue Storie. Ma esso Eusebio, nel descrivere le azioni di Costantino, perchè si prefisse di compilar quelle solamente che riguardavano la di lui pietà, non si curò delle altre che concernevano la di lui gloria civile e militare; e però non sappiamo distintamente in che consistessero le sue guerre e vittorie contra dei Goti e d’altri Barbari. Se fossero pervenute sino a’ dì nostri le storie di Prassagora Ateniese, conosciute da Fozio3331, e quelle di Bemarco Cesariense, mentovate da Suida3332, siccome ancora le Vite degl’imperadori composte da Eunapio, autori che trattarono de’ fatti di