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Esculapio, niun sollievo provava, anzi sempre più si sentiva peggiorare. Allora fu che s'avvide, ovvero ch'altri gli fece venir in mente, che l'onnipotente vero Dio il flagellava per gastigo della fiera persecuzione da lui specialmente accesa e crudelmente esercitata contra de' suoi servi cristiani. Il perchè s'avvisò di dar loro la pace, e sopra ciò pubblicò un editto, a noi conservato da Lattanzio e da Eusebio, in cui troviamo una filza di titoli corrispondenti alla di lui vanità. Quivi egli ordinò di non molestar da lì innanzi i seguaci di Gesù Cristo, affinchè essi potessero pregar Dio per la di lui salute. Ma niun segno ivi si legge di pentimento; e vi si leggono anzi delle bestemmie contro la credenza de' Cristiani. Ad esso editto concorsero ancora Costantino e Licinio Augusti, i quali andavano d'accordo con esso Galerio; e sembra che anche Massimino vi acconsentisse, per quanto accenna Lattanzio. Abbiamo poi dal medesimo autore che nel dì 30 d'aprile questo editto fu pubblicato in Nicomedia, dove furono aperte le prigioni, e che colà nel mese seguente arrivò la nuova che Galerio imperadore avea dato fine all'odiata sua vita. Mancò egli in fatti nel mese di aprile, terminando la sua superbia e crudeltà con evidente gastigo della mano di Dio.
Esculapio, niun sollievo provava, anzi sempre più si sentiva peggiorare. Allora fu che s’avvide, ovvero ch’altri gli fece venir in mente, che l’onnipotente vero Dio il flagellava per gastigo della fiera persecuzione da lui specialmente accesa e crudelmente esercitata contra de’ suoi servi cristiani. Il perchè s’avvisò di dar loro la pace, e sopra ciò pubblicò un editto, a noi conservato da Lattanzio e da Eusebio, in cui troviamo una filza di titoli corrispondenti alla di lui vanità. Quivi egli ordinò di non molestar da lì innanzi i seguaci di Gesù Cristo, affinchè essi potessero pregar Dio per la di lui salute. Ma niun segno ivi si legge di pentimento; e vi si leggono anzi delle bestemmie contro la credenza de’ Cristiani. Ad esso editto concorsero ancora Costantino e Licinio Augusti, i quali andavano d’accordo con esso Galerio; e sembra che anche Massimino vi acconsentisse, per quanto accenna Lattanzio. Abbiamo poi dal medesimo autore che nel dì 30 d’aprile questo editto fu pubblicato in Nicomedia, dove furono aperte le prigioni, e che colà nel mese seguente arrivò la nuova che Galerio imperadore avea dato fine all’odiata sua vita. Mancò egli in fatti nel mese di aprile, terminando la sua superbia e crudeltà con evidente gastigo della mano di Dio.
Trovossi presente alla di lui morte Licinio imperadore, a cui egli raccomandò sua moglie Valeria, figliuola di Diocleziano, e Candidiano suo figlio bastardo. Trovansi medaglie3013 che ci assicurano aver egli ricevuto dall'empietà pagana gli onori divini nel paese, per quanto si può credere, che fu dipendente dalla di lui autorità. Per la morte di lui restò Licinio Augusto padrone di quelle medesime contrade, cioè di tutto l'Illirico, che abbracciava l'Ungheria ed altre provincie, e della Grecia, Macedonia e Tracia, ed anche della Bitinia, posta di là dallo stretto di Bisanzio. Ma non sì tosto ebbe intesa la di lui morte Massimino, imperador delle provincie d'Oriente, che dato di piglio all'armi volò nella Bitinia, e se ne impadronì3014. Accorse bensì Licinio a Bisanzio per opporsi, ma non fu a tempo; e perchè non si sentiva gran voglia di venir per ora con lui alle mani, diede orecchio ad un abboccamento3015, in cui rimasero insieme d'accordo, restando padrone Massimino d'essa Bitinia: con che lo stretto di Bisanzio venne ad essere il confine de' loro imperii. Seguita poi a dire Lattanzio che Massimino tornò come prima a perseguitar i Cristiani, mostrando di farlo come pregato dalle città. Tuttavia per far risplendere la sua clemenza ordinò che ai servi del vero Dio non si levasse la vita, ma permettendo che loro si cavassero gli occhi, si tagliassero le mani o piedi, o il naso e l'orecchie. Valeria vedova di Galerio Augusto, ancorchè raccomandata a Licinio, si ritirò da lui, e passò sulle terre di Massimino con Candidiano, figliuolo del defunto marito, e da lei ancora adottato. Altro non dice Lattanzio3016, se non che le facea paura la libidine di Licinio, e ch'ella si giudicò più sicura sotto la protezion di Massimino, perchè uomo ammogliato. Ma que' villani imperadori tutti erano bestie anche per questo conto. Massimino, da che fu entrata ne' suoi stati la suddetta Valeria Augusta con Prisca sua madre, e moglie di Diocleziano già imperadore, cominciò a pulsarla, affinchè rinunziasse a lui tutte le sue pretensioni sopra la succession del padre e del marito Augusti. Valeria, forse per tener salvi i diritti dell'adottato Candidiano e i propri, non ne volle far altro. Veramente sul principio si trovò essa ben trattata da lui; ma da lì a poco tempo restò essa non poco ammirata e confusa, perchè Massimino le fece proporre di prenderla per moglie; al qual fine si esibiva di ripudiar quella ch'egli avea. La risposta di Valeria fu
Trovossi presente alla di lui morte Licinio imperadore, a cui egli raccomandò sua moglie Valeria, figliuola di Diocleziano, e Candidiano suo figlio bastardo. Trovansi medaglie3013 che ci assicurano aver egli ricevuto dall’empietà pagana gli onori divini nel paese, per quanto si può credere, che fu dipendente dalla di lui autorità. Per la morte di lui restò Licinio Augusto padrone di quelle medesime contrade, cioè di tutto l’Illirico, che abbracciava l’Ungheria ed altre provincie, e della Grecia, Macedonia e Tracia, ed anche della Bitinia, posta di là dallo stretto di Bisanzio. Ma non sì tosto ebbe intesa la di lui morte Massimino, imperador delle provincie d’Oriente, che dato di piglio all’armi volò nella Bitinia, e se ne impadronì3014. Accorse bensì Licinio a Bisanzio per opporsi, ma non fu a tempo; e perchè non si sentiva gran voglia di venir per ora con lui alle mani, diede orecchio ad un abboccamento3015, in cui rimasero insieme d’accordo, restando padrone Massimino d’essa Bitinia: con che lo stretto di Bisanzio venne ad essere il confine de’ loro imperii. Seguita poi a dire Lattanzio che Massimino tornò come prima a perseguitar i Cristiani, mostrando di farlo come pregato dalle città. Tuttavia per far risplendere la sua clemenza ordinò che ai servi del vero Dio non si levasse la vita, ma permettendo che loro si cavassero gli occhi, si tagliassero le mani o piedi, o il naso e l’orecchie. Valeria vedova di Galerio Augusto, ancorchè raccomandata a Licinio, si ritirò da lui, e passò sulle terre di Massimino con Candidiano, figliuolo del defunto marito, e da lei ancora adottato. Altro non dice Lattanzio3016, se non che le facea paura la libidine di Licinio, e ch’ella si giudicò più sicura sotto la protezion di Massimino, perchè uomo ammogliato. Ma que’ villani imperadori tutti erano bestie anche per questo conto. Massimino, da che fu entrata ne’ suoi stati la suddetta Valeria Augusta con Prisca sua madre, e moglie di Diocleziano già imperadore, cominciò a pulsarla, affinchè rinunziasse a lui tutte le sue pretensioni sopra la succession del padre e del marito Augusti. Valeria, forse per tener salvi i diritti dell’adottato Candidiano e i propri, non ne volle far altro. Veramente sul principio si trovò essa ben trattata da lui; ma da lì a poco tempo restò essa non poco ammirata e confusa, perchè Massimino le fece proporre di prenderla per moglie; al qual fine si esibiva di ripudiar quella ch’egli avea. La risposta di Valeria fu