Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/278: differenze tra le versioni

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{{Anno di|{{Sc|Cristo}} CCLXXVIII. Indiz. XI.|EUTICHIANO papa 4.|PROBO imperadore 3.}}Consoli
 
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MARCO AURELIO PROBO AUGUSTO per la seconda volta e LUPO.
 
Furio o Virio Lupo fu prefetto di Roma2612 nell'anno presente e ne' due susseguenti. Si figurò il Panvinio ch'egli procedesse ancora console in questo anno: il che può essere vero, quando si supponga già introdotto l'uso d'unir insieme queste due dignità. Dopo aver restituita la quiete alle Gallie, passò lo Augusto Probo nella Rezia2613, e lasciò quel paese in somma pace, e libero per allora dal sospetto di ricevere molestia da' nemici del romano imperio. Arrivato nell'Illirico, compianse quelle contrade infestate e messe a sacco dai Sarmati e da altre nazioni barbare. Il terrore, che seco portavano l'armi di lui, fu bastante a dissipar tutta la nemica gente, e a ripigliar il possesso di ogni luogo da lor preso, quasi senza sfoderare le spade. Continuato il cammino, trovò
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anche la Tracia gemente per la irruzion de' Goti in quelle parti. Duolsi Vopisco che la storia di questo insigne imperadore fosse come perita a' suoi tempi; e pur egli fiorì poco più di un mezzo secolo dappoi. Altro dunque non ci seppe egli dire delle imprese di Probo nella Tracia, se non che tal paura concepirono di lui i Goti, che parte si sottomise ai di lui voleri, e parte stabilì con dei trattati una buona amicizia coi Romani. Gran tempo era che i popoli dell'Isauria stavano ribelli al romano imperio, senza aver potuto i precedenti Augusti ridurli al dovere, perchè le asprissime lor montagne tante rocche erano di lor difesa, e quivi si manteneano a forza di ruberie continue. Probo, aspirando alla gloria di domar quegli assassini, marciò a quella volta, e nel viaggio colse e fece morire Palfurio, potentissimo capo di que' ladroni: e con tal arte dipoi maneggiò la guerra, che liberò tutta l'Isauria, e rimise in quelle parti l'autorità e le leggi della romana repubblica. Non vi fu luogo, per iscosceso che fosse, in cui non tendessero d'entrare o per amore o per forza i di lui soldati: benchè egli dipoi dicesse essere tale quel paese, che ben più facile era l'impedirne l'entrata ai ladroni che il cavarneli, se vi fossero entrati. Donò ai veterani molti di quei luoghi a titolo di benefizio (noi diciamo ora feudo), con obbligo ai loro figliuoli di militare dopo i diciotto anni, acciocchè non imparassero prima il mestier del rubare che quel della guerra. Ma per quanto egli facesse, non andò molto che quel popolo tornò alla ribellione, ed il paese seguitò ad essere un nido di ladri. Parla anche Zosimo2614 dei fatti dell'Isauria, scrivendo che un certo Lidio di quella nazione, gran capo di masnadieri, e forse non diverso da quel Palfurio che vien mentovato da Vopisco, con un corpo di gente avea fin qui malmenata la Licia e la Panfilia. All'aprossimarsi2615 dell'armata romana andò a rinserrarsi co' suoi in Cremma, fortezza inespugnabile della Licia per la sua situazione in montagna e per le fosse profonde. Quivi assediato, fece rasar molti edilizii per seminarvi, ma conoscendo ciò non bastante al bisogno, si scaricò delle persone inutili, mandandole fuori; e perchè furono queste fatte rientrar dai Romani, il crudel uomo le fece precipitar giù da que' dirupi. Trovò anche maniera di cavare una strada sotterranea, per cui i suoi uscivano a bottinare. Per via d'una donna fu scoperto l'affare. Allora Lidio si sbrigò col ferro di quei ch'erano superflui alla difesa. Non finiva sì presto quel blocco, se un valente suo maneggiator di macchine, che solea colpir colle freccie dovunque mirava, battuto ingiustamente da lui, non fosse fuggito al campo de' Romani, da dove con una saetta mortalmente ferì Lidio in tempo ch'egli si affacciava ad una finestra per guatare gli andamenti dei nemici. Questo colpo diede fine all'assedio, essendosi renduti quei difensori. Probabilmente son da riferire all'anno presente tutte le suddette prodezze dell'Augusto probo. Truovasi qualche sua medaglia2616, dove è menzionata la vittoria gotica, attribuita con ragione all'anno corrente, e con indizio che qualche battaglia con fortunato esito fosse stata data ai Goti, ancorchè Vopisco nulla parli di combattimenti con quella nazione.
 
 
 
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