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paese, dove non si ara nè semina. Aggiugne il suddetto Zosimo che intervenne lo stesso Probo Augusto ad una gran battaglia data ai Logioni, popoli della Germania, que' medesimi probabilmente che son chiamati Ligi da Cornelio Tacito. La vittoria fu dal canto de' Romani; Sennone, principe di quella gente, col figliuolo restò prigioniere; ma Probo li rimise poscia in libertà mercè di un trattato di pace, per cui furono restituiti tutti i prigioni e le prede da lor fatte. Seguì ancora un fiero combattimento tra i generali di Probo e i popoli Franchi, mentre l'imperadore in persona facea guerra, e venne alle mani coi Borgognoni e Vandali sulle rive del Reno, popoli che non si sa intendere come dalla Tartaria o da altro paese settentrionale fossero pervenuti fin colà. Non avea Probo forze tali da poter combattere del pari con quelle sterminate masnade di Barbari; però da saggio cercò solamente di dividerli. Tanto dunque gli attizzarono i Romani con dir loro delle villanie, e mostrando poi di fuggire, se alcun d'essi passava di qua dal Reno, che gran parte del loro campo passò il fiume. Non tardarono allora i Romani ad assalirli e disfarli; e quei che restarono intatti di là, non ottennero pace se non con obbligarsi di restituir tutto il bottino e i prigioni. Perchè non eseguirono con fedeltà il trattato, Probo andò ad assalirli ne' loro trincieramenti, una parte ne uccise, un'altra ne fece prigioniera con Igillo lor principe; e questi, mandati nella gran Bretagna a popolar quel paese, servirono dipoi con fedeltà al romano imperio. Anche Vopisco attesta che Probo, avendo valicato il Reno, portò la guerra in casa de' Barbari, e li fece ritirare sino ai fiumi Necro ed Alba, con torre loro non minor bottino di quel che essi aveano fatto nel paese romano. Continuò ancora molto tempo quella guerra, senza che passasse giorno in cui non gli fossero portate molte teste di que' Barbari, per cadauna delle quali egli pagava una moneta d'oro. Un tal guasto obbligò nove di que' principi a venire a' suoi piedi e a dimandar pace. Questa fu loro accordata, purchè dessero ostaggi, ed insieme una contribuzion di vacche, pecore e grano. Veggonsi medaglie2610 di Probo colla vittoria germanica, le quali son da riferire all'anno presente, od anche al susseguente, parendo che tante imprese non si potessero compiere in pochi mesi. Cominciò in quest'anno2611 ad infettare il mondo l'eresia di Manete, che stese poi di molto le radici, e durò di poi per moltissimi secoli, con penetrar anche nell'Italia dopo l'anno millesimo della era volgare.
<section begin=s1/>paese, dove non si ara nè semina. Aggiugne il suddetto Zosimo che intervenne lo stesso Probo Augusto ad una gran battaglia data ai Logioni, popoli della Germania, que' medesimi probabilmente che son chiamati Ligi da Cornelio Tacito. La vittoria fu dal canto de' Romani; Sennone, principe di quella gente, col figliuolo restò prigioniere; ma Probo li rimise poscia in libertà mercè di un trattato di pace, per cui furono restituiti tutti i prigioni e le prede da lor fatte. Seguì ancora un fiero combattimento tra i generali di Probo e i popoli Franchi, mentre l'imperadore in persona facea guerra, e venne alle mani coi Borgognoni e Vandali sulle rive del Reno, popoli che non si sa intendere come dalla Tartaria o da altro paese settentrionale fossero pervenuti fin colà. Non avea Probo forze tali da poter combattere del pari con quelle sterminate masnade di Barbari; però da saggio cercò solamente di dividerli. Tanto dunque gli attizzarono i Romani con dir loro delle villanie, e mostrando poi di fuggire, se alcun d'essi passava di qua dal Reno, che gran parte del loro campo passò il fiume. Non tardarono allora i Romani ad assalirli e disfarli; e quei che restarono intatti di là, non ottennero pace se non con obbligarsi di restituir tutto il bottino e i prigioni. Perchè non eseguirono con fedeltà il trattato, Probo andò ad assalirli ne' loro trincieramenti, una parte ne uccise, un'altra ne fece prigioniera con Igillo lor principe; e questi, mandati nella gran Bretagna a popolar quel paese, servirono dipoi con fedeltà al romano imperio. Anche Vopisco attesta che Probo, avendo valicato il Reno, portò la guerra in casa de' Barbari, e li fece ritirare sino ai fiumi Necro ed Alba, con torre loro non minor bottino di quel che essi aveano fatto nel paese romano. Continuò ancora molto tempo quella guerra, senza che passasse giorno in cui non gli fossero portate molte teste di que' Barbari, per cadauna delle quali egli pagava una moneta d'oro. Un tal guasto obbligò nove di que' principi a venire a' suoi piedi e a dimandar pace. Questa fu loro accordata, purchè dessero ostaggi, ed insieme una contribuzion di vacche, pecore e grano. Veggonsi medaglie2610 di Probo colla vittoria germanica, le quali son da riferire all'anno presente, od anche al susseguente, parendo che tante imprese non si potessero compiere in pochi mesi. Cominciò in quest'anno2611 ad infettare il mondo l'eresia di Manete, che stese poi di molto le radici, e durò di poi per moltissimi secoli, con penetrar anche nell'Italia dopo l'anno millesimo della era volgare.






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<section begin=s2/>{{Anno di|{{Sc|Cristo}} CCLXXVIII. Indiz. XI.|EUTICHIANO papa 4.|PROBO imperadore 3.}}Consoli

MARCO AURELIO PROBO AUGUSTO per la seconda volta e LUPO.

Furio o Virio Lupo fu prefetto di Roma2612 nell'anno presente e ne' due susseguenti. Si figurò il Panvinio ch'egli procedesse ancora console in questo anno: il che può essere vero, quando si supponga già introdotto l'uso d'unir insieme queste due dignità. Dopo aver restituita la quiete alle Gallie, passò lo Augusto Probo nella Rezia2613, e lasciò quel paese in somma pace, e libero per allora dal sospetto di ricevere molestia da' nemici del romano imperio. Arrivato nell'Illirico, compianse quelle contrade infestate e messe a sacco dai Sarmati e da altre nazioni barbare. Il terrore, che seco portavano l'armi di lui, fu bastante a dissipar tutta la nemica gente, e a ripigliar il possesso di ogni luogo da lor preso, quasi senza sfoderare le spade. Continuato il cammino, trovò<section end=s2/>