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antichi Persiani; il quale messa in armi la nazione sua, e collegato con altri popoli vicini, tre volte diede battaglia ad Artabano, ed altrettante ancora lo sconfisse, ed in fine gli levò la vita. Abbattuto dunque il regno de' Parti, ritornò la corona in capo ad Artaserse Persiano, e si rinnovò la potenza di quella nazione, la quale troveremo, andando innanzi, terribile ai Romani, poi soggiogata dagli Arabi, e di tal possanza anche oggidì dopo incredibili peripezie che fa paura al potentissimo Sultano de' Turchi, e più che paura ha fatto, pochi anni sono, al Mogol, grande imperadore delle Indie orientali. Mise1981 il vittorioso Artaserse l'assedio alla fortezza di Atra; ma perdutavi indarno molta gente, passò nella Media, e ne conquistò la maggior parte. Rivolse poi le sue forze contro l'Armenia, dove quel popolo assistito dai Medi e dai figliuoli di Artabano, colà rifugiati, il costrinse con suo poco gusto a battere la ritirata. Pretende il padre Pagi1982 che nell'anno di Cristo 226, Artaserse sulle rovine del regno de' Parti piantasse il trono de' Persiani, citando in pruova di ciò lo storico Agatia; e che nel seguente anno, o pure nel 228, egli incominciasse la guerra contra dei Romani. Non è Agatia uno scrittore sicuro per tempi sì lontani da lui. Abbiamo di certo da Dione1983 che nell'anno 229 grande apprensione recava Artaserse ai Romani, con minacciare di assalir la Mesopotamia e la stessa Soria, pretendendo di voler ricuperar tutto quanto appartenne una volta ai re di Persia1984, l'imperio de' quali arrivava sino al Mediterraneo e all'Egeo. Vuole il suddetto Pagi che nell'anno precedente l'Augusto Alessandro, per frenare questo minaccioso torrente, si portasse coll'esercito ad Antiochia. Monsignor Bianchini1985 differisce la di lui andata al presente anno, il Tillemont1986 sino all'anno 232. A me sembra più probabile che in quest'anno Alessandro si mettesse in viaggio, giacchè abbiamo una moneta1987, spettante all'anno IX della di lui podestà tribunizia, dove si legge PROFECTIO AVGVSTI.
antichi Persiani; il quale messa in armi la nazione sua, e collegato con altri popoli vicini, tre volte diede battaglia ad Artabano, ed altrettante ancora lo sconfisse, ed in fine gli levò la vita. Abbattuto dunque il regno de’ Parti, ritornò la corona in capo ad Artaserse Persiano, e si rinnovò la potenza di quella nazione, la quale troveremo, andando innanzi, terribile ai Romani, poi soggiogata dagli Arabi, e di tal possanza anche oggidì dopo incredibili peripezie che fa paura al potentissimo Sultano de’ Turchi, e più che paura ha fatto, pochi anni sono, al Mogol, grande imperadore delle Indie orientali. Mise1981 il vittorioso Artaserse l’assedio alla fortezza di Atra; ma perdutavi indarno molta gente, passò nella Media, e ne conquistò la maggior parte. Rivolse poi le sue forze contro l’Armenia, dove quel popolo assistito dai Medi e dai figliuoli di Artabano, colà rifugiati, il costrinse con suo poco gusto a battere la ritirata. Pretende il padre Pagi1982 che nell’anno di Cristo 226, Artaserse sulle rovine del regno de’ Parti piantasse il trono de’ Persiani, citando in pruova di ciò lo storico Agatia; e che nel seguente anno, o pure nel 228, egli incominciasse la guerra contra dei Romani. Non è Agatia uno scrittore sicuro per tempi sì lontani da lui. Abbiamo di certo da Dione1983 che nell’anno 229 grande apprensione recava Artaserse ai Romani, con minacciare di assalir la Mesopotamia e la stessa Soria, pretendendo di voler ricuperar tutto quanto appartenne una volta ai re di Persia1984, l’imperio de’ quali arrivava sino al Mediterraneo e all’Egeo. Vuole il suddetto Pagi che nell’anno precedente l’Augusto Alessandro, per frenare questo minaccioso torrente, si portasse coll’esercito ad Antiochia. Monsignor Bianchini1985 differisce la di lui andata al presente anno, il Tillemont1986 sino all’anno 232. A me sembra più probabile che in quest’anno Alessandro si mettesse in viaggio, giacchè abbiamo una moneta1987, spettante all’anno IX della di lui podestà tribunizia, dove si legge PROFECTIO AVGVSTI.
Scrive Erodiano1988, che arrivato Alessandro all'anno tredicesimo del suo imperio (numero senza fallo scorretto), si svegliò la guerra coi Persiani, ed avere esso Augusto sulle prime creduto bene di scrivere lettere ad Artaserse, per esortarlo a desistere dalle novità, e a contentarsi del suo, perchè non gli andrebbe così ben fatta, volendo combattere coi Romani, come gli era accaduto con altri popoli, ricordandogli le imprese di Augusto, Lucio Vero e Settimio Severo in quelle parti. Si rise l'orgoglioso Artaserse di queste lettere, e la risposta che diede, fu coll'entrare armato nella Mesopotamia, e dar principio ad assedii e saccheggi nel paese romano. Venute queste nuove a Roma, benchè Alessandro fosse allevato nella pace, pure, per parere ancora de' suoi consiglieri, fu creduta necessaria la di lui presenza alle frontiere della Soria. Gran leva dunque di gente si fece per l'Italia e per tutte le altre provincie; e formato un poderosissimo esercito coll'unione de' pretoriani ed altri soldati di Roma, si congedò Alessandro dal senato, ed imprese il viaggio alla volta di Levante. Attesta il medesimo Erodiano che niuno vi fu dei senatori e de' cittadini romani che potesse ritener le lagrime al vedere allontanarsi da loro un principe sì buono, sì amato ed adorato da tutti. Fece il viaggio per terra coll'armata, e data nell'Illirico la revista a quelle legioni seco le prese. Passato poscia lo stretto della Tracia, continuò il suo viaggio sino ad Antiochia, capitale della Soria, dove attese a far i preparativi necessarii per così pericolosa guerra.
Scrive Erodiano1988, che arrivato Alessandro all’anno tredicesimo del suo imperio (numero senza fallo scorretto), si svegliò la guerra coi Persiani, ed avere esso Augusto sulle prime creduto bene di scrivere lettere ad Artaserse, per esortarlo a desistere dalle novità, e a contentarsi del suo, perchè non gli andrebbe così ben fatta, volendo combattere coi Romani, come gli era accaduto con altri popoli, ricordandogli le imprese di Augusto, Lucio Vero e Settimio Severo in quelle parti. Si rise l’orgoglioso Artaserse di queste lettere, e la risposta che diede, fu coll’entrare armato nella Mesopotamia, e dar principio ad assedii e saccheggi nel paese romano. Venute queste nuove a Roma, benchè Alessandro fosse allevato nella pace, pure, per parere ancora de’ suoi consiglieri, fu creduta necessaria la di lui presenza alle frontiere della Soria. Gran leva dunque di gente si fece per l’Italia e per tutte le altre provincie; e formato un poderosissimo esercito coll’unione de’ pretoriani ed altri soldati di Roma, si congedò Alessandro dal senato, ed imprese il viaggio alla volta di Levante. Attesta il medesimo Erodiano che niuno vi fu dei senatori e de’ cittadini romani che potesse ritener le lagrime al vedere allontanarsi da loro un principe sì buono, sì amato ed adorato da tutti. Fece il viaggio per terra coll’armata, e data nell’Illirico la revista a quelle legioni seco le prese. Passato poscia lo stretto della Tracia, continuò il suo viaggio sino ad Antiochia, capitale della Soria, dove attese a far i preparativi necessarii per così pericolosa guerra.