Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/233: differenze tra le versioni

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{{Anno di|{{Sc|Cristo}} CCXXXIII. Indizione XI.|PONZIANO papa 4.|ALESSANDRO imperadore 12.}}Consoli
 
MASSIMO E PATERNO.
 
Un'iscrizione, che si legge nella mia Raccolta2000, in vece di Paterno, ha Paterio. Così ancora egli è chiamato in alcune leggi raccolte dal Relando2001. Però, quantunque io abbia ritenuto Paterno, gran dubbio mi resta che il suo vero cognome fosse Paterio. In quattro leggi ancora Massimo vien detto console per la seconda volta; ma ciò meglio starà nell'anno seguente. Instituì2002 in questi tempi l'Augusto Alessandro in onore di Mammea imperatrice sua madre un collegio di fanciulli e un altro di fanciulle, con chiamarli Mammeani e Mammeane, siccome Antonino Pio avea dato il nome di Faustiniane alle fanciulle instituite in onore di Faustina sua moglie. Parimente attese a premiare chiunque s'era segnalato nel governo civile e militare della repubblica. Ai senatori più meritevoli accordò gli ornamenti consolari, con aggiugnere dei sacerdozii e dei poderi a quei ch'erano poveri o vecchi. Agli amici donò i prigionieri di varie nazioni, ritenendo solamente i nobili fra essi, che furono arrolati nella milizia. Le terre prese ai nemici donò egli ai capitani e soldati posti alla guardia de' confini, con permettere che passassero ancora in dominio de' loro eredi, purchè anch'essi facessero il mestier dei soldati; non volendo che quei beni restassero in proprietà di persona alcuna privata, con dire che quei tali con più attenzione militerebbono, ove si trattasse di difendere le
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cose concedute loro con questo patto. Ed ecco, se non il principio, almeno un segno assai chiaro di quei che poscia furono chiamati benefizii, cioè stabili dati a godere ai soldati con obbligo di militare in favor del donante, con riservarsene i principi il diretto dominio. Passò, dico, questo nome anche nella Chiesa, dispensatrice di sì fatti beni a chi si consacra alla milizia ecclesiastica. Oltre alle terre, donò ai medesimi soldati degli animali e dei servi, acciocchè potessero coltivarle, e non le lasciassero abbandonate all'invasion de' nemici; il che riputava egli gran vergogna della repubblica. Mentre si godeva tanta felicità in Roma, ecco nuove spiacevoli dalle contrade germaniche2003, cioè avere i Germani passato il Reno, mettere in conquasso la Gallia in quelle parti con potenti armate, saccheggiar borghi e campagne, e far paura alle stesse città. Se crediamo ad Erodiano2004, fin quando Alessandro dimorava in Antiochia, cominciò questa brutta danza, e portatine colà gli avvisi, colla giunta di aver essi Germani passato non solo il Reno, ma anche il Danubio, ed essere in grave rischio le confinanti provincie dell'Illirico e l'Italia stessa. Per questo si affrettò egli di lasciar la Soria, e di volgere i passi e l'armi colà dove il chiamava il bisogno. Se vero fosse il racconto di Erodiano, converrebbe dire che Alessandro si fermasse un anno di più in Antiochia; o pure ch'egli, un anno dopo quel che abbiam supposto, imprendesse la guerra coi Persiani. Ma non è sì facilmente da acquetarsi in ciò a quello storico greco, da che gli viene a fronte Lampridio, certo inferiore a lui di tempo, ma più di lui informato degli affari di Roma. Secondo Erodiano, l'Augusto Alessandro marciò a dirittura dalla Soria in Germania, nè più ritornò a Roma; laddove Lampridio, citando gli atti del senato, ci assicura esser egli dall'Oriente rivenuto a Roma, ed aver ottenuto il trionfo, e che quivi si godeva una mirabil quiete, quando sopraggiunse la novità dei Germani. Se questa giugnesse nell'anno presente, o pure nel susseguente, non so dirlo. Caso che nel presente, attese Alessandro a far dei preparamenti per andar in persona a dimandar conto ai Germani dei danni inferiti alle contrade romane.