Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/234: differenze tra le versioni

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{{Anno di|{{Sc|Cristo}} CCXXXIV. Indizione XII.|PONZIANO papa 5.|ALESSANDRO imperadore 13.}}Consoli
 
MASSIMO per la seconda volta e CAIO CELIO URBANO.
 
Già ardeva la guerra tanto ai confini della Gallia quanto a quei della Pannonia, con terrore non lieve dell'Italia stessa. Però in quest'anno l'Augusto Alessandro, messo insieme un potente esercito, s'inviò alla volta della Gallia, dove maggiore era il pericolo2005. Conduceva egli seco un gran corpo di Mori e di arcieri presi dalla provincia della Osroena, o pure disertori parti, guadagnati con buono stipendio. Di costoro pensava egli di valersi con vantaggio in questa nuova guerra, perchè tal sorta di gente saettava più lontano che i Germani, e coglieva più facilmente nel bersaglio de' loro corpi. Si partì Alessandro da Roma, quantunque il senato e i migliori, mal volentieri vedendolo disposto alla partenza, si studiassero di ritenerlo2006: tanto era l'amore che gli portavano, tanta la premura che non si esponesse a pericolo alcuno e ai dubbiosi successi della guerra. Ma egli avea fisso il chiodo di andare, perchè non potea sofferire che, dopo aver vinto i Persiani, venissero ad insultare l'imperio romano i Germani, gente che altri imperadori da meno di sè aveano saputo mettere in dovere. Seco andò Mammea sua madre;
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e, se crediamo a Lampridio, tutti i senatori l'accompagnarono per centocinquanta miglia. Nel fare a gran giornate il suo viaggio, incontratosi con una donna della razza de' Druidi sacerdoti della Gallia, questa gli disse: Va pure, ma non isperar vittoria; e fidati poco de' tuoi soldati. Egli non l'ascoltò, o pure non se ne mise pensiero, perchè sprezzava la morte. E Lampridio aggiugne, che avendogli predetto un celebre astrologo ch'egli dovea morire per mano d'un Barbaro, se ne rallegrò, credendo di aver da morire in qualche battaglia, e di far quel fine glorioso ch'era toccato ad altri generali famosi. Arrivato alle rive del Reno2007, quivi si fermò a disporre tutto l'occorrente per portare la guerra addosso a' Germani; ed intanto fece fabbricar un ponte su quel fiume, acciocchè vi potesse transitar tutta la armata. Vuole Erodiano, scrittore che solamente ci descrive Alessandro per un imperador timoroso e privo di coraggio, ch'egli tentasse prima, se potea, colle buone intavolar pace coi Germani; e loro a questo fine inviò suoi ambasciatori, con esibire gran copia di danaro, assai consapevole della forza che ha l'oro fra quei popoli. Forse che se avesse tenuta questa via non gli sarebbe mancata la pace. Ma Lampridio nulla parla di ciò, e nè meno di varii combattimenti accennati dal suddetto Erodiano, nei quali scrive che bene spesso i Germani comparvero non men forti dei Romani. Certo è che non abbiam vestigio di alcuna bella militare impresa da lui fatta in essa guerra, ancorchè il numeroso e prode esercito suo promettesse di molto in sì fatta spedizione.