Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/92: differenze tra le versioni

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{{Anno di|{{Sc|Cristo}} XCII. Indizione V.|{{Sc|Anacleto}} papa 10.|{{Sc|Domiziano}} imperadore 12.}}Consoli
 
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e QUINTO VOLUSIO SATURNINO.
 
S'è disputato, e tuttavia si disputa, in qual anno succedesse la ribellione di Lucio Antonio, e la breve guerra civile che in que' tempi avvenne. Alcuni665 la mettono nell'anno 88, altri nell'89, e il Calvisio666 la differisce sino al presente anno. A me sembra più probabile l'ultima opinione, confrontando insieme quel poco che s'ha di questo fatto da Tacito667, e da Svetonio668, e da Dione669, o sia da Sifilino; perchè da loro apparisce che dopo questa sollevazione Domiziano lasciò la briglia alla sua crudeltà, e ciò avvenne, siccome dirò, nell'anno seguente. Lucio Antonio, a cui Marziale670 dà il cognome di Saturnino, era governatore dell'alta o sia superiore Germania. Perchè ben sapea, quanto per poco Domiziano perseguitasse le persone di merito, e che specialmente sparlava di lui con ingiuriosi nomi, mosse a ribellione le sue legioni, facendosi proclamare imperadore. Portata a Roma questa nuova, se ne conturbò ognuno per l'apprensione che ne succedesse una gran guerra, e si tornasse a provar tutti i malanni compagni delle guerre civili. Domiziano stesso, temendo che quest'incendio si potesse maggiormente dilatare, determinò di portarsi in persona contra di lui, ed avea già in ordine l'armata. Ciò che recava maggiore spavento, era il sapersi che Lucio Antonio s'era collegato coi Germani, e questi doveano rinforzarlo con un potente esercito. Ma che? Lucio Massimo, che il Tillemont fondatamente congettura essere lo stesso che Lucio Appio Norbano Massimo, il qual forse governava allora la bassa Germania, o pure una parte della Gallia vicina, senza aspettare alcun de' soccorsi che gli promettea Domiziano, diede battaglia improvvisamente ad esso Lucio Antonio, prima che con lui si unissero i Tedeschi. Volle anche la buona fortuna, che mentre erano alle mani, crescesse così forte il Reno, che non poterono passare i Tedeschi. Rimase sconfitto ed ucciso Antonio, e la sua testa fu inviata a Roma in testimonianza della vittoria: il che risparmiò a Domiziano gl'incomodi di continuar quella spedizione. Plutarco671 e Svetonio672 narrano, che nel giorno stesso, in cui fu data quella battaglia, un'aquila posandosi in Roma sopra una statua di Domiziano, fece delle grida di allegria; e passando tal voce d'uno in altro, nel medesimo giorno si divulgò per tutta Roma, che Lucio Antonio era stato interamente disfatto: ed alcuni giunsero fino a dire di aver veduta la673 sua testa recisa dal busto. Prese tal piede questa diceria, che gran parte dei magistrati corsero a far de' sagrifizii in rendimento di grazie. Ma cominciandosi a cercare chi avea portata questa nuova, niuno si trovò, ed ognuno rimase confuso. Domiziano, che era in viaggio, ricevette dipoi i corrieri della vittoria, e si verificò essere la medesima succeduta nel giorno medesimo, in cui se ne sparse in Roma la falsa voce. All'anno presente attribuisce Eusebio674 l'editto di Domiziano contro le vigne675. Trovatosi che v'era stata molta abbondanza di vino, poca di grano, s'immaginò Domiziano, che la troppa quantità delle viti cagion fosse che si trascurasse la coltura delle campagne. Ma Filostrato676 aggiugne,
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che non piaceva a Domiziano sì sterminata copia di vino, perchè l'ubbriachezza cagionava delle sedizioni. Ora egli vietò che in Italia non si potessero piantar viti nuove, e che nelle provincie se ne schiantasse la metà, anzi tutte nell'Asia, per quanto ne dice Filostrato. Ma non istette poi saldo in questo proposito, per essere venuto a Roma Scopeliano spedito da tutte le città dell'Asia, il quale non solamente ottenne che si coltivassero le vigne, ma ancora che si mettesse pena a chi non ne piantava. Forse ancora più di ogni altra riflessione servì a fare smontar Domiziano da questa pretensione, l'essersi sparsi de' biglietti677, ne' quali era scritto, che facesse pur Domiziano quanto voleva, perchè vi resterebbe tanto di vino per fare il sagrifizio in cui sarebbe la vittima lo stesso imperadore.