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modo questa nobil Cittade à Cesare Borgia: onde con stratagemma cercò d'occuparla, e dopò la morte di Giovanni, à forza, di mano à Francesco maria suo figlio levolla, essendo ancor fanciullo; il qual subito havuta in Dominio, s'imbrattò non meno dell'innocente sangue di alcuni valorosissimi, e nobilissimi Capitani; che del sozzo vomito delle sue sporcitie: onde non longo tempo vi tenne la Signoria; poscia che da questo, e da ogni altro Dominio, che con sceleraggine, dentro l'Ecclesiastico Stato havevasi goduto, ne fù con sua gran confusione scacciato. Liberatasi da si fiera tirannide Sinigaglia; con molto gusto de i Cittadini suoi ella tornò all'obedienza del sudetto Francesco Maria, primo Duca d'Urbino suo Signore legitimo: à cui (benche ritolta fosse da Leone Decimo) dopò la morte sua nondimeno, dal Successore gli fù, con tutto lo Stato d'Urbino restituita: Et havendola sino al suo caso quietamente posseduta, à Guido Ubaldo suo figliuolo lasciolla; delle sostanze non solo, mà dell'inclito valor suo herede, che l'Anno 1546. con cinque baluardi reali, all'usanza di questi tempi fortificolla: Indi aggiunse alcuni propugnacoli all'antica Rocca, e cinsela di terrapieni, e di profonde fosse. Mancato poscia Guido Ubaldo, Francesco Maria Secondo d'Urbino suo figliuolo, ridusse alla total perfettione le mura, cingenti quella parte, che situata giace in sù la sponda del Misa, verso l'Occaso, ove li marinari, & i fabricatori de' legni, che solcano il Mare, hanno le stanze. Fù dal sudetto Francesco Maria, di sontuose strutture, e di abbondanti Fonti, accresciuta, i quali non con minor spesa, che la grandezza dell'artificio richiede, furono l'Anno 1598. alcuni miglia distante, per sotterranee caverne, dentro à quelle mura condotti; che sgorgando in diversi luoghi, trà i vasi di pregiati marmi l'acque salubri, e limpide; non meno delitiosa, bella, & allegra la rendono, che d'habitatori ripiena; i quali da questo commodo allettati, le stanze fermano, e longamente vi posano; il che nell'adietro (come l'esperienza insegna) il contrario accadeva; peròche altre acque non essendovi, che quelle de' Pozzi, limose, & insalubri, abbreviavano à chi li usava gli Anni, e nelle stagioni dell'ordinario più calde, influenze pestifere cagionavano; siche in brevi giorni, di una metà del popolo spogliata, rendevanla della pallida morte miserabil trofeo, & à vicini funeste, e lugubre scena. Non solo dunque da questo saggio, e prudentissimo Prencipe riparossi alle ruine di Sinigaglia, con l'acque dolci, e salutifere (come si disse) mà insieme con altri bonificamenti, tanto in dentro nel far con mattoni cotti, salicar, & ampliare le strade, acciò che fossero capaci de i venti marini, dalla parte del Settentrione soffianti, & in quella {{Pt|Con-|Contrada}}
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