Divina Commedia/Purgatorio/Canto XXVIII: differenze tra le versioni

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{{Qualità|avz=75%|data=13 febbraio 2008|arg=Poemi}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Divina Commedia/Purgatorio|Purgatorio]]<br /><br />Canto ventottesimo|prec=../Canto XXVII|succ=../Canto XXIX}}
 
{{capitolo
''Canto XXVIII, ove si tratta come la vita attiva distingue a l'auttorel’auttore la natura del fiume di Letè, il quale trovò nel detto Paradiso, ove molto dimostra de la felicitade e del peccato di Adamo, e del modo e ordine del detto luogo.''
|CapitoloPrecedente=Canto ventisettesimo
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''Canto XXVIII, ove si tratta come la vita attiva distingue a l'auttore la natura del fiume di Letè, il quale trovò nel detto Paradiso, ove molto dimostra de la felicitade e del peccato di Adamo, e del modo e ordine del detto luogo.''
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Vago già di cercar dentro e dintorno
la divina foresta spessa e viva,
ch'ach’a li occhi temperava il novo giorno, {{r|3}}
 
sanza più aspettar, lasciai la riva,
prendendo la campagna lento lento
su per lo suol che d'ogned’ogne parte auliva. {{r|6}}
 
Un'auraUn’aura dolce, sanza mutamento
avere in sé, mi feria per la fronte
non di più colpo che soave vento; {{r|9}}
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per cui le fronde, tremolando, pronte
tutte quante piegavano a la parte
u'u’ la prim'ombraprim’ombra gitta il santo monte; {{r|12}}
 
non però dal loro esser dritto sparte
tanto, che li augelletti per le cime
lasciasser d'operared’operare ogne lor arte; {{r|15}}
 
ma con piena letizia l'orel’ore prime,
cantando, ricevieno intra le foglie,
che tenevan bordone a le sue rime, {{r|18}}
 
tal qual di ramo in ramo si raccoglie
per la pineta in su 'l’l lito di Chiassi,
quand'Ëoloquand’Ëolo scilocco fuor discioglie. {{r|21}}
 
Già m'aveanm’avean trasportato i lenti passi
dentro a la selva antica tanto, ch'ioch’io
non potea rivedere ond'ioond’io mi 'ntrassi’ntrassi; {{r|24}}
 
ed ecco più andar mi tolse un rio,
che 'nver'’nver’ sinistra con sue picciole onde
piegava l'erbal’erba che 'n’n sua ripa uscìo. {{r|27}}
 
Tutte l'acquel’acque che son di qua più monde,
parrieno avere in sé mistura alcuna
verso di quella, che nulla nasconde, {{r|30}}
 
avvegna che si mova bruna bruna
sotto l'ombral’ombra perpetüa, che mai
raggiar non lascia sole ivi né luna. {{r|33}}
 
Coi piè ristetti e con li occhi passai
di là dal fiumicello, per mirare
la gran varïazion d'id’i freschi mai; {{r|36}}
 
e là m'apparvem’apparve, sì com'ellicom’elli appare
subitamente cosa che disvia
per maraviglia tutto altro pensare, {{r|39}}
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una donna soletta che si gia
e cantando e scegliendo fior da fiore
ond'eraond’era pinta tutta la sua via. {{r|42}}
 
"Deh, bella donna, che a'a’ raggi d'amored’amore
ti scaldi, s'i's’i’ vo'vo’ credere a'a’ sembianti
che soglion esser testimon del core, {{r|45}}
 
vegnati in voglia di trarreti avanti",
diss'iodiss’io a lei, "verso questa rivera,
tanto ch'ioch’io possa intender che tu canti. {{r|48}}
 
Tu mi fai rimembrar dove e qual era
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e fece i prieghi miei esser contenti,
sì appressando sé, che 'l’l dolce suono
veniva a me co'co’ suoi intendimenti. {{r|60}}
 
Tosto che fu là dove l'erbel’erbe sono
bagnate già da l'ondel’onde del bel fiume,
di levar li occhi suoi mi fece dono. {{r|63}}
 
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dal figlio fuor di tutto suo costume. {{r|66}}
 
Ella ridea da l'altral’altra riva dritta,
trattando più color con le sue mani,
che l'altal’alta terra sanza seme gitta. {{r|69}}
 
Tre passi ci facea il fiume lontani;
ma Elesponto, là 've’ve passò Serse,
ancora freno a tutti orgogli umani, {{r|72}}
 
più odio da Leandro non sofferse
per mareggiare intra Sesto e Abido,
che quel da me perch'allorperch’allor non s'aperses’aperse. {{r|75}}
 
"Voi siete nuovi, e forse perch'ioperch’io rido",
cominciò ella, "in questo luogo eletto
a l'umanal’umana natura per suo nido, {{r|78}}
 
maravigliando tienvi alcun sospetto;
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che puote disnebbiar vostro intelletto. {{r|81}}
 
E tu che se'se’ dinanzi e mi pregasti,
s'altros’altro vuoli udir; ch'i'ch’i’ venni presta
ad ogne tua question tanto che basti". {{r|84}}
 
"L'acquaL’acqua", diss'iodiss’io, "e 'l’l suon de la foresta
impugnan dentro a me novella fede
di cosa ch'ioch’io udi'udi’ contraria a questa". {{r|87}}
 
Ond'ellaOnd’ella: "Io dicerò come procede
per sua cagion ciò ch'ammirarch’ammirar ti face,
e purgherò la nebbia che ti fiede. {{r|90}}
 
Lo sommo ben, che solo esso a sé piace,
l'uoml’uom buono e a bene, e questo loco
diede per arr'aarr’a lui d'etternad’etterna pace. {{r|93}}
 
Per sua difalta qui dimorò poco;
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cambiò onesto riso e dolce gioco. {{r|96}}
 
Perché 'l’l turbar che sotto da sé fanno
l'essalazionl’essalazion de l'acqual’acqua e de la terra,
che quanto posson dietro al calor vanno, {{r|99}}
 
a l'uomol’uomo non facesse alcuna guerra,
questo monte salìo verso 'l’l ciel tanto,
e libero n'èn’è d'indid’indi ove si serra. {{r|102}}
 
Or perché in circuito tutto quanto
l'aerel’aere si volge con la prima volta,
se non li è rotto il cerchio d'alcund’alcun canto, {{r|105}}
 
in questa altezza ch'èch’è tutta disciolta
ne l'aerel’aere vivo, tal moto percuote,
e fa sonar la selva perch'èperch’è folta; {{r|108}}
 
e la percossa pianta tanto puote,
che de la sua virtute l'aural’aura impregna
e quella poi, girando, intorno scuote; {{r|111}}
 
e l'altral’altra terra, secondo ch'èch’è degna
per sé e per suo ciel, concepe e figlia
di diverse virtù diverse legna. {{r|114}}
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Non parrebbe di là poi maraviglia,
udito questo, quando alcuna pianta
sanza seme palese vi s'appiglias’appiglia. {{r|117}}
 
E saper dei che la campagna santa
dove tu se'se’, d'ogned’ogne semenza è piena,
e frutto ha in sé che di là non si schianta. {{r|120}}
 
L'acquaL’acqua che vedi non surge di vena
che ristori vapor che gel converta,
come fiume ch'acquistach’acquista e perde lena; {{r|123}}
 
ma esce di fontana salda e certa,
che tanto dal voler di Dio riprende,
quant'ellaquant’ella versa da due parti aperta. {{r|126}}
 
Da questa parte con virtù discende
che toglie altrui memoria del peccato;
da l'altral’altra d'ogned’ogne ben fatto la rende. {{r|129}}
 
Quinci Letè; così da l'altrol’altro lato
Eünoè si chiama, e non adopra
se quinci e quindi pria non è gustato: {{r|132}}
 
a tutti altri sapori esto è di sopra.
E avvegna ch'assaich’assai possa esser sazia
la sete tua perch'ioperch’io più non ti scuopra, {{r|135}}
 
darotti un corollario ancor per grazia;
né credo che 'l’l mio dir ti sia men caro,
se oltre promession teco si spazia. {{r|138}}
 
Quelli ch'anticamentech’anticamente poetaro
l'etàl’età de l'orol’oro e suo stato felice,
forse in Parnaso esto loco sognaro. {{r|141}}
 
Qui fu innocente l'umanal’umana radice;
qui primavera sempre e ogne frutto;
nettare è questo di che ciascun dice". {{r|144}}
 
Io mi rivolsi 'n’n dietro allora tutto
a'a’ miei poeti, e vidi che con riso
udito avëan l'ultimol’ultimo costrutto; {{r|147}}
 
poi a la bella donna torna'torna’ il viso.
</poem>
 
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===== Altri progetti =====
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