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{{Qualità|avz=50%|data=13 febbraio 2008|arg=Poemi}}
{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Divina Commedia/Purgatorio|Purgatorio]] Canto diciannovesimo|prec=../Canto XVIII|succ=../Canto XX}}
''Canto XIX, ove tratta de la essenza del quinto girone e qui si purga la colpa de
<poem>
Ne
intepidar più
vinto da terra, e talor da Saturno {{r|3}}
- quando i geomanti lor Maggior Fortuna
veggiono in orïente, innanzi a
surger per via che poco le sta bruna -, {{r|6}}
con le man monche, e di colore scialba. {{r|9}}
Io la mirava; e come
le fredde membra che la notte aggrava,
così lo sguardo mio le facea scorta {{r|12}}
la lingua, e poscia tutta la drizzava
in poco
Poi
cominciava a cantar sì, che con pena
da lei avrei mio intento rivolto. {{r|18}}
"Io son", cantava, "io son dolce serena,
che
tanto son di piacere a sentir piena! {{r|21}}
Io volsi Ulisse del suo cammin vago
al canto mio; e qual meco
rado sen parte; sì tutto
Ancor non era sua bocca richiusa,
lunghesso me per far colei confusa. {{r|27}}
con li occhi fitti pur in quella onesta. {{r|30}}
fendendo i drappi, e mostravami
quel mi svegliò col puzzo che
Io mossi li occhi, e
voci
troviam
Sù mi levai, e tutti eran già pieni
de
e andavam col sol novo a le reni. {{r|39}}
Seguendo lui, portava la mia fronte
come colui che
che fa di sé un mezzo arco di ponte; {{r|42}}
parlare in modo soave e benigno,
qual non si sente in questa mortal marca. {{r|45}}
Con
volseci in sù colui che sì parlonne
tra due pareti del duro macigno. {{r|48}}
Mosse le penne poi e ventilonne,
"Che hai che pur
la guida mia incominciò a dirmi,
poco amendue da
E io: "Con tanta sospeccion fa irmi
novella visïon
sì
"Vedesti", disse, "
che sola
vedesti come
Bastiti, e batti a terra le calcagne;
lo rege etterno con le rote magne". {{r|63}}
Quale
indi si volge al grido e si protende
per lo disio del pasto che là il tira, {{r|66}}
tal mi
la roccia per dar via a chi va suso,
vidi gente per esso che piangea,
giacendo a terra tutta volta in giuso. {{r|72}}
sentia dir lor con sì alti sospiri,
che la parola a pena
"O eletti di Dio, li cui soffriri
le vostre destre sien sempre di fori". {{r|81}}
Così pregò
poco dinanzi a noi ne fu; per
nel parlare avvisai
e volsi li occhi a li occhi al segnor mio:
ciò che chiedea la vista del disio. {{r|87}}
Poi
trassimi sovra quella creatura
le cui parole pria notar mi fenno, {{r|90}}
dicendo: "Spirto in cui pianger matura
quel sanza
sosta un poco per me tua maggior cura. {{r|93}}
Chi fosti e perché vòlti avete i dossi
al sù, mi dì, e se
cosa di là
Ed elli a me: "Perché i nostri diretri
scias quod ego fui successor Petri. {{r|99}}
Intra Sïestri e Chiaveri
una fiumana bella, e del suo nome
lo titol del mio sangue fa sua cima. {{r|102}}
Un mese e poco più
pesa il gran manto a chi dal fango il guarda,
che piuma sembran tutte
La mia conversïone, omè!, fu tarda;
così scopersi la vita bugiarda. {{r|108}}
Vidi che lì non
né più salir potiesi in quella vita;
per che di questa in me
{{§|Fino a quel punto misera e partita|Fino a quel punto misera e partita
or, come vedi, qui ne son punita.}} {{r|114}}
Quel
in purgazion de
e nulla pena il monte ha più amara. {{r|117}}
Sì come
in alto, fisso a le cose terrene,
così giustizia qui a terra il merse. {{r|120}}
così giustizia qui stretti ne tene, {{r|123}}
e quanto fia piacer del giusto Sire,
tanto staremo immobili e distesi". {{r|126}}
Io
ma
solo ascoltando, del mio reverire, {{r|129}}
Se mai quel santo evangelico suono
che dice
ben puoi veder
Vattene omai: non
ché la tua stanza mio pianger disagia,
col qual maturo ciò che tu dicesti. {{r|141}}
Nepote ho io di là
buona da sé, pur che la nostra casa
non faccia lei per essempro malvagia; {{r|144}}
e questa sola di là
</poem>
{{Interprogetto|etichetta=Purgatorio - Canto diciannovesimo|w=Purgatorio_-_Canto_diciannovesimo}}
[[cs:Božská komedie/Očistec/Zpěv devatenáctý]]
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