Giuseppe Aurelio Costanzo: differenze tra le versioni
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Un giorno, verso il 1869, in Napoli, mentre il buon {{
« Dopo altre poche parole — raccontava poco tempo appresso il grande critico — egli mi saluta e va via; ed io rimango col volume che mi pesa in sacca e con gli occhi suoi innanzi ai miei e per tutta la mattina vedevo sempre quegli occhi lucenti e mesti. Torno a casa. e con un
Quel giovane dagli occhi lucenti e mesti era G. Aurelio Costanzo e quel volume il primo volume
Di fronte ai poeti tutti della nuova Italia G. Aurelio Costanzo rappresenta qualcosa di singolare e di staccato. Egli ha una fisonomia originale e spiccata, tutta propria. Nessun legame di sorta lo avvince anche lievemente, anche lontanamente, a loro e
Ma, appunto perchè non ha rappresentato una scuola, cioè una consorteria; appunto perchè
Donde il segreto di cio?
II.
Una gentile e colta scrittrice, {{
No, o mia signora: questa poesia soave, questa lirica affettuosa, di cui voi andate in cerca con intento si nobile e di cui deplorate la mancanza, non ci manca a noi;
i suoi fantasmi
Tutta tutta la poesia del Costanzo è un canto inestinguibile e perenne di affetti puri, di legami indissolubili, di tenerezze ineffabili; una musica persistente di sospiri senza smorte svenevolezze effeminate. Egli canta, canta sempre la madre; canta la sua donna dal bel nome sonoro, Lina; canta la patria; canta la Natura. E quel canto sgorga
Così, la parte più bella
Leggete i Versi; il poemetto
Il poeta, che, con dolore in finito della mamma, ha già lasciati i patrii monti iblei per correre in mezzo al mondo in cerca di buone venture,
<poem>
La vecchierella non avea mai letto
alcun verso, nè prosa;
e, non sapendo nulla,
che sapeva ogni cosa,
Ed ogni dubbio mio da quella sola
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<poem>
''Sovra i ginocchi de la madre assiso,
se un breve inganno mi ha da lei diviso
a lei per sempre
Ritornerà sul mio pallido viso
a poco a poco de la speme il fiore;
giovane sempre avrò
Nè a turbar mi verran la molle e pura
aura di pace che il Signor mi dona,
Chè, alfin ripresa la smarrita via,
le foglie, i fiori de la mia corona
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e da tre giorni batto a questa porta.
— Piangiamo insieme, fanciullino mio,
che da tre giorni
— Mi han detto che la basso si nasconde,
la chiamo da tre giorni, e non risponde.
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</poem>
Oh, non per nulla il Settembrini scriveva del Costanzo: « Io non conosco poeta che abbia parlato si lungamente di sua madre e con tanto affetto verecondo e, direi quasi, fanciullesco. Deve essere un buon giovane questo Aurelio! Oh giovane, se vuoi esser poeta. parla al mondo come hai parlato a tua madre! »
Ed egli così ha parlato al mondo ed il mondo
« Sapete, caro Costanzo, chi mi ha parlato la prima volta di voi? Il {{
III.
Meritava di nascere
E avrebbe cantato, allora, soltanto affetti casti, paesaggi tranquilli. Delle stagioni avrebbe celebrata soltanto la primavera, piena di profumi e di fiori; del cielo la serenità azzurra, quando è terso e illuminato da un sole abbagliante di giorno o da una miriade infinita di stelle e dalla luna la notte; del mare la bonaccia, quando le onde verdi, riflettendo gli incanti delle sirene, si lasciano solcare benevolrnente da barchette vispe di pescatori, nelle cui bianche vele
Il Settembrini, che avea intuito perfettamente
Ma il voto gentile del critico galantuomo non venne, nè poteva venire esaudito. Il poeta conobbe gli uomini e quella conoscenza non potè che essergli fatale.
Una contraddizione stridente, sanguinosa sorse allora tra lui e il mondo, tra i suoi sogni e la realtà, tra il suo cuore e la storia. Avea creduto che il mondo fosse popolato di angeli e visse per un pezzo pieno di questa credenza ingannevole. Ma, quando apri gli occhi, sdegnato del fango che si trovò davanti, chiese al destino la virtù di tornare a sognare come prima.
Invano, però. Gli occhi del pensiero, una volta aperti, non vollero richiudersi mai più:
<poem>
''Che fosse il mondo popolato
sempre ho creduto;
e in questo lieto inganno in mezzo agli uomini
io son vissuto.
Da questo inganno, qual da sogno, or
sciolta si vede;
ed
or più non crede.
E pure, Lina mia, vorrei non essermi
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</poem>
Da questo punto il Costanzo perde la sua primitiva e originale. caratteristica e la sua arte prende
Dilaniare, bruciare che cosa ?
Ecco così
IV.
Il suo nuovo programma di ribellione fu formulato dal Costanzo in una Cornmedia sbagliata ''I Ribelli'', che ebbe infelice successo alla prima rappresentazione,
Questi.''Ribelli'' sono i sognatori; quelli che si vogliono slanciare nella grande vita; quelli, la maggior parte
Ma se la sorte del teatro non arrise alla sua arte della ribellione, il poeta non si .spaventò. Da una parte egli pensava
Che sono gli Eroi della Soffitta? La stessa definizione
<poem>
''Chi sono ? — Quanti assetano
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</poem>
Strana, ma non illogica coincidenza! Il poeta
Ecco: il Costanzo, nato per cantare la pace e
<poem>
''Come qua e là si vedono
di Roma per le vie colonne ed archi
cui
e son di fango e più di gloria carchi,
Così qua e la si scontrano
questi ruderi
un dì fur torri e tempi,
or son frantumi
...............................
Eccoli qua: una sedia,
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Qualche ciarpa, ludibrio
del rigattiere; qualche penna: è questa
che
.................................
Qnante magre quaresime
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andò in frantumi e una speranza in fuga
ed agghiacciato un palpito
e sepolta
</poem>
Si è detto, che gli Eroi della soffitta ricordano i ''Refractaires di Vallès'' e i ''bohémiens di Murger''. Ma questo che importa? Prima di tutto questa nuova fase
Ma
Cosi che questi Eroi, più che frutto della fantasia montata, più che frutto
<poem>
''O mio Giordano,
febbre, che il sangue di velen
fu questa eterna antitesi,
fu la lotta del genio che ti uccise!
Ah, sentir
e sentirsi inchiodato ad una zolla,
sentir
poi scoppiare così come una bolla!... ''
</poem>
V
Ma
<poem>
... Ecco gli eroi
nati al dì de la pace!
Ei dier famose
gloriosi di Goito e di Valleggio,
videro il sole. Errarono per cento
lidi, de
questi sporge la man, livido il polso
da le catene; quei protende il torto
collo, segnato da lo stretto laccio;
altri il mutilo dito; altri la veste
passata da le palle.
Eroi son tutti!
E, corredati da le compre carte,
han diritto al prezzo
A disfamar
le cupe voglie e le bramose canne
de gli Eroi de la pace. Ancor non sei
da
e un negro nembo di voraci arpie,
ne le viscere tue raspando, lorda
gli adunchi artigli nel materno sangue.
E intanto il fior
cui non disfranca il tumido millanto
langue miseramente!
</poem>
E, a questo proposito, ricordo pure
Quivi il poeta parla, schiaffeggiandoli, di coloro che si affrettano a celebrare dopo morte quelli, che in vita hanno disprezzato. E la solita storia del ''sit divus dum non vivus''!
<poem>
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Che se tu ritornassi a noi dinnante
pur collauro a le chiome,
o {{
col glorioso nome,
trar tu dovresti nel fango la vita
Ne ti varrebbe la potente, ardita
aquila del pensiero!
Poeti, io tronco qui
storia
Altro non so. — Ma, e
parte la lascio a voi.
A voi, poeti, a
facili e pronti ognora.
Su da bravi, così, mano a la tromba.
Sonate! è questa
</poem>
Ma sentite, infine, con che ironia pungentissima parla a una tal Francesca. Libero e padrone, poi, il femineo e lacrimoso Nencione di non nominare tra i moderni umoristi G. A. Costanzo:
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se per tanta beltà non altro spesi
che dieci lire appena.
Io so che quanti mai ti stanno
ti spendono, così, come per gioco,
sera per sera, più di cento franchi,
e ti sembrano poco.
Io ti chiedo perdon, se ti ho parlato
grullo, grullo che fui! di gloria e
la coccoveggia del cartello al nome;
così che sapran tutti a ritrovarti,
il quando, il dove, il come.
...........................
Io ti chiedo perdon. se mai
tremando, unico mio possibil dono,
qualche povera strofa... Oh, ma i miei versi
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Io ti chiedo perdon, cara, se mai
in qualcne istante in cui spumeggia il cuore,
nel delirio di
parlandoti
Parlar
laceri tra le quinte e notte e giorno,
che di amanti ce
un nuvolo
Oh, perdona, Francesca, avrò per poco
sognato (chi non sogna a la gioconda eta?);
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VI.
Abbiamo, adunque, in G. A Costanzo, due poeti, due maniere diverse,
Chi ama perdutamente le quistioni di lana caprina potrebbe, per esempio, profondarsi nel cercare se sia preferibile il Costanzo della prima maniera o il Costanzo della seconda maniera.
Questo però, si può dire, che
Se poi dovessi dire la mia opinione, opinione molto personale, a me sembra che il Costanzo vero, legittimo, autentico sia il poeta
<poem>
Su questo monte, libera, tranquilla,
traggo un mese la vita; la ciarliera
plebe qui non
qui
Albeggi o annotti, qui non giunge squilla
o fischio di campana o vaporiera;
qui schietta poesia, qui pace vera
tra un fior che sboccia e un passero che trilla
di fronte il mare, assistere, romito,
al notturno spettacolo sublime!
In questa orchestra di note e di rime,
fra tante forme dal profilo incerto,
come
</poem>
Non ostante tutto questo, il poeta persiste nella sua ribellione; ribellione contro la natura, ribellione contro la societa!
Cosi egli canta
<poem>
Combatti. La natura
di attentati e di lotte
de le sue leggi, la sua storia scrive.
Io
ne le tue ebbrezze e ne le tue vertigini
e fin
ne le cento stranezze, ne la fiera
anima di ribelle ardito e giovane
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VII.
G. A. Costanzo, tuttavia nel fiore degli anni, vive in Roma modestamente, senza corteggio di amici e di adulatori, insegnando, ossia sacrificando tante belle ore del giorno
Chi la mattina o verso le due passeggiasse per Via Nazionale non sarebbe difficile che vedesse salire e scendere, tutto solo, immerso
Come
Benchè abbia esordito come insegnante normale, è stato più volte Segretario di Gabinetto di parecchi ministri della Pubblica Istruzione. Ma
Quando, alcuni anni sono, alcuni belli spiriti
—- Si, hanno ragione. Ma si sono dimenticati di una cosa. Non hanno ricordato che, quando essi vagivano in cuna, io ero lanciato nella rivoluzione del 1860 o davo la caccia
Perchè il Costanzo, soldato e poeta, tiene, come Eschilo, più alla gloria di soldato, che alla gloria di poeta. Ma non è vero il ''Nemo propheta in patria!''
Il poeta, in questi giorni, quasi compenso agli affanni tutti della sua vita errabonda e avventurosa, ha avuto
Lo meritava questo il poeta! Quel paesello, egli lo ha costantemente celebrato con versi.tenerissimi.
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