Il cinque maggio: differenze tra le versioni

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==[[Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/695]]==
{{A destra|''17-{{DataGiorno|19 luglio}} 1821''}}
<poem>
Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita{{R|5}}
la terra al nunzio sta,
 
<pages index="Opere varie (Manzoni).djvu" from=695 to=698 />
muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie’ mortale{{R|10}}
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
</poem>
==[[Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/696]]==
<poem>
 
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,{{R|15}}
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
 
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,{{R|20}}
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all’urna un cantico
che forse non morrà.
 
Dall’Alpi alle Piramidi,{{R|25}}
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall’uno all’altro mar.{{R|30}}
 
{{§|Fu vera gloria|Fu vera gloria? Ai posteri
l’ardua sentenza}}: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito{{R|35}}
più vasta orma stampar.
 
La procellosa e trepida
gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile
serve, pensando al regno;{{R|40}}
e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;
 
{{§|tutto ei provò|tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio}},
la fuga e la vittoria,{{R|45}}
la
</poem>
==[[Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/697]]==
<poem>
reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull’altar.
 
Ei si nomò: due secoli,
l’un contro l’altro armato,{{R|50}}
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe’ silenzio, ed arbitro
s’assise in mezzo a lor.
 
E sparve, e i dì nell’ozio{{R|55}}
chiuse in sì breve sponda,
segno d’immensa invidia
e di pietà profonda,
d’inestinguibil odio
e d’indomato amor.{{R|60}}
 
Come sul capo al naufrago
l’onda s’avvolve e pesa,
l’onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere{{R|65}}
prode remote invan;
 
tal su quell’alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,{{R|70}}
e sull’eterne pagine
cadde la stanca man!
 
Oh quante volte, al tacito
morir d’un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,{{R|75}}
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l’assalse il sovvenir!
</poem>
==[[Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/698]]==
<poem>
 
E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,{{R|80}}
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
 
Ahi! forse a tanto strazio{{R|85}}
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;{{R|90}}
 
e l’avviò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov’è silenzio e tenebre{{R|95}}
la gloria che passò.
 
Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza{{R|100}}
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
 
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
{{§|il Dio che atterra e suscita|il Dio che atterra e suscita,{{R|105}}
che affanna e che consola}},
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.{{R|108}}
</poem>