Inni sacri/Il Nome di Maria: differenze tra le versioni

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<div align="right">''{{DataGiorno|9 novembre}} 1812 - {{DataGiorno|19 aprile}} 1813''</div>
 
<poem>
Tacita un giorno a non so qual pendice
Salia d’un fabbro nazaren la sposa;
Salia non vista alla magion felice
D’una pregnante annosa;
 
E detto: “Salve” a lei, che in reverenti {{r|5}}
Accoglienze onorò l’inaspettata,
Dio lodando, sclamò: Tutte le genti
Mi chiameran beata.
 
Deh! con che scherno udito avria i lontani
Presagi allor l’età superba! Oh tardo {{r|10}}
Nostro consiglio! oh degl’intenti umani
Antiveder bugiardo!
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==[[Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/687]]==
<poem>
 
Noi testimoni che alla tua parola
Ubbidiente l’avvenir rispose,
Noi serbati all’amor, nati alla scola {{r|15}}
Delle celesti cose,
 
Noi sappiamo, o Maria, ch’Ei solo attenne
L’alta promessa che da Te s’udia,
Ei che in cor la ti pose: a noi solenne
È il nome tuo, Maria. {{r|20}}
 
A noi Madre di Dio quel nome sona:
Salve beata! che s’agguagli ad esso
Qual fu mai nome di mortal persona,
O che gli vegna appresso?
 
Salve beata! in quale età scortese {{r|25}}
Quel sì caro a ridir nome si tacque?
In qual dal padre il figlio non l’apprese?
Quai monti mai, quali acque
 
Non l’udiro invocar? La terra antica
Non porta sola i templi tuoi, ma quella {{r|30}}
Che il Genovese divinò, nutrica
I tuoi cultori anch’ella.
 
In che lande selvagge, oltre quei mari
Di sì barbaro nome fior si coglie,
Che non conosca de’ tuoi miti altari {{r|35}}
Le benedette soglie?
 
O Vergine, o Signora, o Tuttasanta,
Che bei nomi ti serba ogni loquela!
Più d’un popol superbo esser si vanta
In tua gentil tutela. {{r|40}}
</poem>
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<poem>
 
Te, quando sorge, e quando cade il die,
E quando il sole a mezzo corso il parte,
Saluta il bronzo, che le turbe pie
Invita ad onorarte.
 
Nelle paure della veglia bruna, {{r|45}}
Te noma il fanciulletto; a Te, tremante,
Quando ingrossa ruggendo la fortuna,
Ricorre il navigante.
 
La femminetta nel tuo sen regale
La sua spregiata lacrima depone, {{r|50}}
E a Te beata, della sua immortale
Alma gli affanni espone;
 
A Te che i preghi ascolti e le querele,
Non come suole il mondo, né degl’imi
E de’ grandi il dolor col suo crudele {{r|55}}
Discernimento estimi.
 
Tu pur, beata, un dì provasti il pianto,
Né il dì verrà che d’oblianza il copra:
Anco ogni giorno se ne parla; e tanto
Secol vi corse sopra. {{r|60}}
 
Anco ogni giorno se ne parla e plora
In mille parti; d’ogni tuo contento
Teco la terra si rallegra ancora,
Come di fresco evento.
 
Tanto d’ogni laudato esser la prima {{r|65}}
Di Dio la Madre ancor quaggiù dovea;
Tanto piacque al Signor di porre in cima
Questa fanciulla ebrea.
 
O
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==[[Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/689]]==
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prole d’Israello, o nell’estremo
Caduta, o da sì lunga ira contrita, {{r|70}}
Non è Costei, che in onor tanto avemo,
Di vostra fede uscita?
 
Non è Davidde il ceppo suo? Con Lei
Era il pensier de’ vostri antiqui vati,
Quando annunziaro i verginal trofei {{r|75}}
Sopra l’inferno alzati.
 
Deh! a Lei volgete finalmente i preghi,
Ch’Ella vi salvi, Ella che salva i suoi;
E non sia gente né tribù che neghi
Lieta cantar con noi: {{r|80}}
 
Salve, o degnata del secondo nome,
O Rosa, o Stella ai periglianti scampo,
Inclita come il sol, terribil come
Oste schierata in campo.
</poem>