Sulla lingua italiana. Discorsi sei/Discorso secondo: differenze tra le versioni
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{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Discorso secondo<br />Epoca seconda<br />dall'anno 1230 al 1280|prec=../Discorso primo|succ=../Discorso terzo}}
I poeti siciliani furono contemporanei, o non molto posteriori, e più celebri dei trovatori lombardi; e la lingua letteraria, benchè presentita ne' differenti romanzi provenzali usati dagli antichissimi rimatori in Italia, non cominciò a risuonare se non nel dialetto romanzo de' Siciliani; nè fu nobilitata da grandi scrittori, se non dopo che il dialetto Siciliano fu innestato nel dialetto romanzo de' Toscani. I trovatori in Italia furono sempre pochissimi, e taluno d'essi era nato a Genova, tal altro in Torino, altri in Milano, in Mantova e in Ferrara e in Venezia; ma nessuno era siciliano nè fiorentino. L'unica allusione a un Toscano che sapesse di provenzale s'incontra in una raccolta di novelle antichissime, dove un cavaliere andò a chiedere una grazia al re Carlo: non perciò appare dalla novella che il Fiorentino fosse poeta o scrittore, e non più che parlatore eloquente nel dialetto del Principe francese<ref>Cento novelle antiche.</ref>. Bensì, fino dal primo sorgere de' poeti siciliani e toscani, tutta l'Italia dimenticò i suoi trovatori in guisa che la loro fama non rimase viva, se non in Provenza, dove il dialetto romanzo, che essi avevano usato, continuava ad esser popolare. Il più antico fra loro, e che dagli storici ed antiquarj è sempre chiamato Folchetto Marsigliese, era nato, per testimonianza di Dante, fra' confini di Genova e della Toscana<ref>Paradiso, canto IX.</ref>. - Il Petrarca aggiunge che l'onore che il suo genio aveva procacciato al suo paese nativo era stato ereditato da Marsiglia; - e che egli, invecchiando, mutò studj e costumi, e aspirò a patria migliore<ref>Trionfo d'Amore, cap. IV.</ref>. Infatti, dopo aver menato in gioventù la vita godente de' trovatori, Folchetto fu convertito a pentimento dalla morte di una donna che egli amava e celebrava in tutti i suoi versi; ond'egli indusse sua moglie a far voto di castità in un monastero, ed ei co' suoi figli si vestì da monaco, e morì vescovo e santo. Ma rari, se pur alcuni, fra i trovatori ottennero la celebrità di {{AutoreCitato|Sordello da Goito|Sordello}}; - e quand'essi erano da principio cavalieri poeti, vivevano men noti all'Italia che ne' paesi forestieri, dov'essi dimoravano qua e là nelle corti; finchè, divenuti poi rimatori e cantanti per arte, non passavano quasi mai di là dalle Alpi o dall'Appennino<ref>Non si dimentichi che l'Autore scriveva ciò in Inghilterra. - (F.S.O.)</ref>; e non approdavano molto in tempi, ne' quali ogni città italiana tendeva alla democrazia; - e dopo la metà del secolo decimoterzo e la morte di Azzo VII d'Este, il più magnifico e l'ultimo de' loro protettori, rare menzioni s'incontrano de' loro nomi.▼
▲I poeti siciliani furono contemporanei, o non molto posteriori, e più celebri dei trovatori lombardi; e la lingua letteraria, benchè presentita
Con Sordello, il più antico di molti, cominciano e finiscono i nomi di quelli che in quel secolo ferreo contribuirono a fare incivilire con la letteratura la Lombardia. Molti scrittori hanno anticamente narrato di lui cose più convenienti alla poesia che alla storia; ma oggi non sarebbe più nominato, se il suo carattere, com'è rappresentato da Dante, non procurasse ammirazione insieme e amicizia per un uomo sì splendidamente dipinto da un poeta, il quale non è liberale di lodi. Dante, viaggiando nel Purgatorio, incontra l'ombra di Sordello, e così la designa:▼
▲Con Sordello, il più antico di molti, cominciano e finiscono i nomi di quelli che in quel secolo ferreo contribuirono a fare incivilire con la letteratura la Lombardia. Molti scrittori hanno anticamente narrato di lui cose più convenienti alla poesia che alla storia; ma oggi non sarebbe più nominato, se il suo carattere,
<poem> ''Venimmo a lei: O anima Lombarda,''
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</poem>
Ma quantunque
In quanto
''E la donna Catalana,''
''E
''E la court de Castellana;''
''Lou cantar Provensalès''
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''E lou corps Aragonnès''
''E la perla Julliana;''
''La mans e kara
''E lou donzel de Thuscana.''</small></poem>Così cantava in Torino il buon Barbarossa, dopo aver spianato Milano. Forse non avrebbe avuto estro sì gaio dopo il 29 maggio 1176. - (F.S.O.)</ref>.<poem>
''{{TestoCitato|Rosa fresca aulentissima|Rosa fresca aulentissima}}''
''
''Le donne te desiano''
''Pulcelle e maritate.''
</poem>
Chi togliesse il latinismo oggi fuor
La lingua
Sì fatte metamorfosi non appariranno fenomeni a chiunque non perderà mai
Vero è che in tutti i tempi in ogni parte della terra le città e le provincie riunite sotto le medesime leggi, o costituite da naturali confini e dal clima in una sola regione, benchè parlino dialetti differentissimi, si formano sempre una lingua comune, composta di quelle parole che, appartenendo a tutti i dialetti di quella contrada, riescono più o meno intelligibili a tutti i suoi abitatori. Ma siffatta lingua rimansi poverissima, incerta e soggetta a rapidissime trasformazioni sino a tanto che non sia ripulita, arricchita e preservata dagli scrittori. La Francia meridionale e settentrionale, la Sicilia e
Strane, come pur certamente devono parere
<poem> ''Del bel paese là dove
</poem>
allude
La più celebre delle tre nuove lingue, e che fino dal secolo X era stata la prima a rallegrare di poesia e
<poem>''Le Donne, i Cavalier, gli affanni e gli agi''
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</poem>
è lingua oggi affatto perduta; e non che essere intesa, non è quasi più ricordata
I Francesi allegavano
Or comunque sia, la nascente lingua del sì,
<poem> ''Me transtulit Anglia Romam''
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</poem>
Questo buon Inglese peraltro chiamava la Poesia col nome di Poetria, che in latino significò sempre Poetessa; e però la nuova Arte Poetica,
<poem> ''Sim licet agrestis, tenuique propagine natus,
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</poem>
Non è latinità classica questa, - ma non è gotica; ed è da considerare che il poeta era nato contadino, e che essendosi educato da sè, doveva aver trovato fuori delle scuole alcuni uomini,
Ora a dimostrare quanto abbiamo di sopra indicato, che anche la lingua francese contribuì in
Tuttavia le cagioni enumerate sin qui, che cospirarono simultanee e potenti a creare la lingua, non avrebbero operato sì prospere, nè con tanta celerità, se
Federigo II aspirava a riunire
E intanto papi, cardinali, vescovi e preti e monaci e frati incominciavano, nè fino ad oggi hanno cessato, ad esporre alla esecrazione
Ma finchè Federigo e i suoi figli vissero, nè le guerre perpetue, nè le domestiche sciagure li distolsero mai dal favorire e coltivare le lettere; e se non avessero lungamente risieduto in Sicilia, la lingua italiana o non avrebbe ricavato ajuto veruno dal coltissimo dialetto di
Fra le opere scritte dal ministro e dal principe, quelle di Pietro sono ancor lette per la luce che spargono sulla storia e la diplomazia di quel secolo; - e fra quelle di Federigo, spetta al risorgimento ed
Il famoso libro De tribus Impostoribus fu attribuito a Federigo sin anche dal buon Matteo Paris, che era il men credulo fra gli storici, e il più imparziale fra i monaci di
Nè davvero era mostro diverso il libro De tribus Impostoribus, ogni qual volta i preti cattolici volevano dare un uomo letterato in preda
Or non si creda che noi ricorriamo ad escursioni storiche per
Finchè il regno ed il secolo
Anzi il favore che la poesia godeva alla corte di Federigo era in quei tempi
Nel seguente squarcio, tratto dalle reliquie delle poesie di Federigo scritte nella lingua romanza siciliana, noi troviamo il fondo
<poem> ''Poichè ti piace, Amore,''
''
''Farò omne mia possanza''
''
''Dato aggio lo meo core''
''In voi, Madonna, amare,''
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''E non mi partiraggio''
''Da voi, Donna valente,''
''
''E piace a voi
''Valimento mi date, Donna fina,''
''Chè lo meo core ad esso a voi
</poem>
Di suo figlio Enzo riportiamo semplicemente i seguenti versi di merito pari, se non superiori a quelli del padre:
<poem> ''Ecco pena dogliosa''
''Che nello cor
''E spande per li membri,''
''Sì che a ciascun ne vien soverchia parte.''
''Giorno non ho di posa''
''Come nel mare
''Core, che non ti smembri?''
''Esci di pene, e dal corpo ti parte:''
''
''Morir, che ognor penare!''
</poem>
<poem> ''Non dico che alla vostra gran bellezza''
''Orgoglio non convenga e stiale bene;''
Line 143 ⟶ 138:
''Di grande orgoglio mai ben non avvene.''
</poem>
E la seguente strofa
<poem> ''Oh,
''Come
''Ben mi terria in gioia avventurosa,''
''Se Amor di tanto bene mi facesse.''
''
''E direi come
''Più che Piramo Tisbe; e lungamente''
''
</poem>
Pietro delle Vigne ha inoltre il merito di avere inventati molti nuovi metri di canzoni e stanze diverse da quelle usate
<poem> ''Non era ancor di là Nesso arrivato,''
''Quando noi ci mettemmo per un bosco,''
Line 159 ⟶ 154:
''Non frondi verdi, ma di color fosco;''
''Non rami schietti, ma nodosi e
''Non pomi
[. . . . . . . . . . . . . . . . . . . ]
''Io sentia
''E non vedea persona che
''
[. . . . . . . . . . . . . . . . . . . ]
''Allor porsi la mano un poco avante,''
''E colsi un ramoscel da un gran pruno:''
''E
''Dacchè fatto fu poi di sangue bruno,''
Line 175 ⟶ 170:
''Uomini fummo, ed or sem fatti sterpi''
''Ben
''Se state fossimo anime di serpi.''
''Come
''
''E cigola per vento che va via;''
''Così di quella scheggia usciva insieme''
''Parole e sangue;
''Cadere, e stetti come
</poem>
Line 195 ⟶ 190:
''Che dal segreto suo quasi ogni uom tolsi:''
''Fede portai al glorïoso ufizio,''
''Tanto
''La meretrice, che mai
''Di Cesare non torse gli occhi putti,''
''Morte comune e delle corti vizio,''
''Infiammò contra me gli animi tutti;''
''E
''Che i lieti onor tornaro in tristi lutti.''
''
''Credendo col morir fuggir disdegno,''
''Ingiusto fece me contra me giusto.''
''Per le nuove radici
''Vi giuro, che giammai non ruppi fede''
''Al mio Signor, che fu
''E se di voi alcun nel mondo riede,''
Line 218 ⟶ 213:
</poem>
Dante, oltre
Il primo di essi nacque a Bologna della casa patrizia
<poem>[...] ''udii nomar sè stesso, il padre''
''Mio, e degli altri miei maggior, che mai''
''Rime
''E, senza udire e dir, pensoso andai''
''Lunga fïata rimirando lui,''
''Nè per lo foco in là più
''Poichè di riguardar pasciuto fui,''
''Tutto
''Con
</poem>
E adducendogli la cagione per cui lo riguarda con tanto affetto, dice che ne sono motivo:
<poem> [...] ''i dolci detti vostri,''
''Che quanto durerà
''Faranno cari ancora i loro inchiostri.''
</poem>
Tal lode non è giustificata
Il secondo {{
Il terzo Guido fu uno degli antenati della famiglia Ghisilieri, la quale ha posteri viventi oggi in Bologna; e benchè il poco che ne resta di lui non sia di un merito straordinario, egli era
Ma
===== Note =====
<div class="references-small"><references/></div>
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}
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