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Versione delle 00:00, 8 ott 2010

l’altra. - A rivederci a domani. - Dove? - Sulla piazza del duomo. - Va bene. - Va bene. - E qualcosa si farà. - E qualcosa si farà.

- Chi è di questi bravi signori che voglia insegnarmi un’osteria, per mangiare un boccone, e dormire da povero figliuolo? - disse Renzo.

- Son qui io a servirvi, quel bravo giovine, - disse uno, che aveva ascoltata attentamente la predica, e non aveva detto ancor nulla. - Conosco appunto un’osteria che farà al caso vostro; e vi raccomanderò al padrone, che è mio amico, e galantuomo.

- Qui vicino? - domandò Renzo. - Poco distante, - rispose colui.

La radunata si sciolse; e Renzo, dopo molte strette di mani sconosciute, s’avviò con lo sconosciuto, ringraziandolo della sua cortesia.

- Di che cosa? - diceva colui: - una mano lava l’altra, e tutt’e due lavano il viso. Non siamo obbligati a far servizio al prossimo? - E camminando, faceva a Renzo, in aria di discorso, ora una, ora un’altra domanda. - Non per sapere i fatti vostri; ma voi mi parete molto stracco: da che paese venite?

- Vengo, - rispose Renzo, - fino, fino da Lecco.

- Fin da Lecco? Di Lecco siete?

- Di Lecco... cioè del territorio.

- Povero giovine! per quanto ho potuto intendere da’ vostri discorsi, ve n’hanno fatte delle grosse.

- Eh! caro il mio galantuomo! ho dovuto parlare con un po’ di politica, per non dire in pubblico i fatti miei; ma... basta, qualche