Rime (Stampa)/Rime varie/CCLXVI: differenze tra le versioni

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Se da'da’ vostr'occhivostr’occhi, da l'avoriol’avorio ed ostro,
ond'Amorond’Amor manda fuor faci e quadrella,
se dai tesor de l'animal’anima, ch'ancellach’ancella
nacque d'altod’alto valor nel divin chiostro,
ciò ch'ioch’io scrissi e cantai mi fu dimostro,
per lor d'ogn'attod’ogn’atto vil tornai rubella,
e, se mercé di quelle e mercé d'ellad’ella,
col tempo avaro e con gl'ingegnigl’ingegni giostro,
a voi deve ogni lingua dotta e chiara
rendervi lode, poi che 'n’n voi s'accoglies’accoglie
virtù, che 'l’l fosco mio sgombra e rischiara.
A voi de'de’ morte, che tutt'apretutt’apre e scioglie,
non esser come agli altri empia ed amara,
e 'l’l mondo ornarvi il crin di doppie foglie.
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