Rime (Stampa)/Rime d'amore/XLIII: differenze tra le versioni

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{{Qualità|avz=75%|data=22 settembre 2009|arg=Poesie}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Rime (Stampa)/Rime d'amore|Rime d'amore]]<br/><br/>XLIII|prec=../XLII|succ=../XLIV}}
 
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Dura è la stella mia, maggior durezza
è quella del mio conte: egli mi fugge,
i'i’ seguo lui; altri per me si strugge,
i'i’ non posso mirar altra bellezza.
Odio chi m'amam’ama, ed amo chi mi sprezza:
verso chi m'èm’è umìle il mio cor rugge,
e son umìl con chi mia speme adugge;
a così stranio cibo ho l'almal’alma avezza.
Egli ognor dà cagione a novo sdegno,
essi mi cercan dar conforto e pace;
i'i’ lasso questi, ed a quell'unquell’un m'attegnom’attegno.
Così ne la tua scola, Amor, si face
sempre il contrario di quel ch'eglich’egli è degno:
l'umìll’umìl si sprezza, e l'empiol’empio si compiace.
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