Rime (Stampa)/Rime d'amore/CLXV: differenze tra le versioni

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{{Qualità|avz=75%|data=22 settembre 2009|arg=Poesie}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Rime (Stampa)/Rime d'amore|Rime d'amore]]<br/><br/>CLXV|prec=../CLXIV|succ=../CLXVI}}
 
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S'unaS’una vera e rarissima umiltate,
una fé più che marmo e scoglio salda,
una fiamma ch'abbruciach’abbrucia, non pur scalda,
un non curar de la sua libertate,
un, per piacer a le due luci amate,
aver l'almal’alma al morir ardita e balda,
un liquefarsi come neve in falda
mertan per tempo omai trovar pietate.
io devrei pur sperar d'aprird’aprir lo scoglio,
ch'intornoch’intorno al core ha il mio signor sì sodo,
ch'altruich’altrui pregare o strazio anco non franse.
Ed io ne prego ardente, come soglio,
Amor e lui, che m'hannom’hanno stretto il nodo,
e san quanto per me si piange e pianse.
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