Rime (Stampa)/Rime d'amore/CCXXVII: differenze tra le versioni

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{{Qualità|avz=75%|data=22 settembre 2009|arg=Poesie}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Rime (Stampa)/Rime d'amore|Rime d'amore]]<br/><br/>CCXXVII|prec=../CCXXVI|succ=../CCXXVIII}}
 
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Se tu credi piacere al mio signore,
come si vede chiaro,
Amor empio ed avaro,
poi che non gli hai pur tócco l'almal’alma e 'l’l core;
e, come è anche degno,
poi che con gli occhi suoi mantieni 'l’l regno;
perché vuoi pur ch'ioch’io moia?
Per dargli biasmo e noia?
biasmo d'esserd’esser crudele,
avendo uccisa donna sì fedele;
noia, perché, se vive del mio strazio,
chi lo farà poi sazio?
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