Rime (Stampa)/Rime d'amore/CCXVII: differenze tra le versioni

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{{Qualità|avz=75%|data=22 settembre 2009|arg=Poesie}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Rime (Stampa)/Rime d'amore|Rime d'amore]]<br/><br/>CCXVII|prec=../CCXVI|succ=../CCXVIII}}
 
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A che bramar, signor, che venga manco
quel che avete di me disire e speme,
s'Amors’Amor, poi che per lui si spera e teme,
i più giusti di lor non vide unquanco?
Che vuol dir ch'ognich’ogni dì divien più franco,
quel che di voi desir m'ingombram’ingombra e preme?
La speme no, che par ch'ognorch’ognor si sceme,
vostra mercede, ond'ioond’io mi snervo e 'mbianco’mbianco.
- Ama chi t'odiat’odia, - grida da lontano, -
non pur chi t'amat’ama, - il Signor, che la via
ci aperse in croce da salire al cielo.
Riverite la sua possente mano,
non cercate, signor, la morte mia,
ché questo è 'l’l vero et a Dio caro zelo.
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