La città nel mare: differenze tra le versioni

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<poem>
Ecco, la morte s'ès’è rizzato un trono
lungi in una città strana e silente
in fondo al remotissimo occidente,
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e intorno, oblïate dalla brezza,
{{R|10}}sotto il ciel, rassegnate a la tristezza,
l'acquel’acque stagnano in livida pianura.
 
Raggio di sole mai scende su quella
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delle moli sugli archi trionfali
serra le reggie sugli spalti immani,
{{R|20}}serra i pergoli d'edered’edere scolpite
e di marmorei fiori, i penetrali
da gran tempo oblïati, serra l'arel’are
ove sono conteste in foggie rare
la viola, la mammola e la vite.
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compagine di torri al suo riflesso,
che il paësaggio par sospeso in aria.
{{R|30}}E intanto, gigantesca, dall'accessodall’accesso
ultimo della terra giù gagliarda
veglia la Morte, e intensamente guarda.
 
Templi aperti a fior d'acquad’acqua e schiusi avelli
si discoprono sotto al poco lume
{{R|35}}che vien dal mare, ma non i gioiëlli
che scintillan negli occhi d'ognid’ogni nume
ne'ne’ templi, o i morti rifulgenti d'orod’oro
entro le tombe in bei paludamenti,
tentan l'acquel’acque ad uscir dagli alvi loro.
{{R|40}}Ohimè! Non i più lievi increspamenti
su quella solitudine di vetro;
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forse spira su mare meno tetro;
non un murmure narra che carezza
{{R|45}}d'aured’aure sia corsa mai su oceano meno
terribilmente immobile e sereno.
 
Ma un brivido per l'arial’aria ecco trascorre
ed un'ondaun’onda s'increspas’increspa finalmente
come se, profondandosi, ogni torre
{{R|50}}di poco dentro l'aurel’aure sonnolente
le avesse intorno ridestate e mosse,
ed ogni lor pinnacolo si fosse
ritratto dentro il ciel, lasciando un vano.
L'ondeL’onde, come giammai, brillano rosse,
{{R|55}}l'orel’ore han suono più fievole e lontano,
ed allor che tra un pianto non più umano
e fra non più terrene implorazïoni
sarà tutta affondata la città,
l'infernol’inferno, in piedi, da'da’ suoi mille troni,
{{R|60}}con un inchino la riverirà.
</poem>
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[[cs:Havran a jiné básně/Město v moři]]