Il corvo (Poe-Ragazzoni 1956): differenze tra le versioni
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{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Poesie (Ragazzoni)/Parte quarta|Parte quarta]] - Il corvo|prec=../|succ=../Le campane}}
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meditavo sovra un raro, strano codice obliato,
e la testa grave e assorta — non reggevami piú su,
fui destato
{{R|5}}«Un viatore, un pellegrino, bussa — dissi — alla mia porta,
solo questo e nulla più!»
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Oh, ricordo, era il dicembre e il riflesso sonnolento
dei tizzoni in agonia ricamava il pavimento.
Triste avevo invan
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la raggiante, santa vergine che in ciel chiamano Lenora
e qui nome or non ha più!
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E il severo, vago, morbido, ondeggiare dei velluti
mi riempiva, penetrava di terrori sconosciuti!
{{R|15}}tanto infine che, a far corta —
mormorando: «È un pellegrino che ha battuto alla mia porta,
un viatore o un pellegrino che ha battuto alla mia porta,
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Calmo allor, cacciate alfine quelle immagini confuse,
{{R|20}}mossi un passo, e: «Signor — dissi — o signora, mille scuse!
ma vi giuro, tanto assorta —
tanto piano, tanto lieve voi bussaste alla mia porta,
un gran buio, e nulla più!
{{R|25}}Impietrito in quella tenebra, dubitoso, tutta
stetti, fosco, immerso in sogni che mortal non sognò ancora!
ma la notte non dié un segno — il silenzio pur non fu
rotto, e solo, solo un nome
Io lo dissi, ed a sua volta rimandò
{{R|30}}Solo questo e nulla più!
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che davver, pensai, davvero — qualche arcano avvien quaggiù,
qualche arcan che mi conviene penetrar, qualche mistero!
{{R|35}}Lasciam
Sarà il vento e nulla più!
Qui dischiusi i vetri e torvo, — con gran strepito di penne,
grave, altero, irruppe un corvo —
ei non fece inchin di sorta — non
{{R|40}}come un lord od una lady si diresse alla mia porta,
ad un busto di Minerva, proprio sopra alla mia porta,
scese, stette e nulla più.
tentò fino ad un sorriso il mio spirito abbattuto:
{{R|45}}e, «Sebben spiumato e torvo, — dissi, — un vile non sei tu
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Disse il corvo allor: «Mai più!».
Mi stupii che
{{R|50}}la parola, e benché quelle fosser sillabe sconnesse,
trasalii, ché, in niuna sorta — di paese fin qui fu
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{{R|55}}Ma severo e grave il corvo più non disse e stette come
sovra il busto, appollaiato — non parlò, non mosse più
finché triste ebbi ripreso: «Altri amici
il mattin non sarà giunto
{{R|60}}Disse allor: «Mai più! mai più!».
Scosso al motto
«Certo, — dissi, — queste sillabe sono tutto il suo sapere!
e chi a tale ritornello —
sarà stato sì infelice
{{R|65}}come un requiem, non aveva ogni canto suo più bello
a finir che in un ''mai più''!»
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Così assorto in fantasie stetti a lungo, e sempre intento
{{R|75}}non osai più aprire labbro — sprofondato sempre giù
fra i cuscini accarezzati dal chiaror di un candelabro
fra i cuscini rossi
non verrà a posar mai più!
Allor parvemi che a un tratto si svolgesse in aria, denso
{{R|80}}e arcan, come dal turibolo
«O infelice, dissi, è
e il nepente che imploravi per scordar la tua Lenora!
Bevi, bevi il filtro e scorda! scorda alfin questa Lenora!»
Mormorò
{{R|85}}«O profeta — urlai — profeta, spettro o augel, profeta ognora!
o
in
se qui
{{R|90}}Mormorò
«O profeta — urlai — profeta, spettro o augel, profeta ognora!
per il ciel sovra noi teso, per
potrà unirsi a
{{R|95}}a una vergine che gli angeli ora chiamano Lenora!»
Mormorò
«Questo detto sia
Ti precipita nel nembo! torna ai baratri di Pluto!
non lasciar piuma di sorta — qui a svelar chi fosti tu!
{{R|100}}lascia puro il mio dolore, lascia il busto e la mia porta!
strappa il becco dal mio cuore!
Disse il corvo: «Mai, mai più!»
E la bestia ognor proterva — tetra ognora, è sempre assorta
sulla pallida Minerva — proprio sopra alla mia porta!
{{R|105}}Il suo sguardo sembra il guardo —
sui tappeti il suo riflesso tesse un circolo maliardo,
e il mio spirto, stretto
non potrà surger mai più!
</poem>
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====Nota====
Quando il ''Corvo'' uscì la prima volta, nel 1845, in un numero di febbraio della ''American Review'', era firmato ''«Quarles»''. Il poema richiamò immediatamente
Poë allora era ricevuto nella più scelta società letteraria di Nuova York, fra gli artisti e gli uomini di lettere che settimanalmente miss Anna C. Linch, celebre autrice, raccoglieva intorno a sé nel suo suntuoso appartamento di Waverley Place, e la parola calda, immaginosa, le eleganti maniere,
In una di queste riunioni, Poë, richiesto dai suoi ospiti, recitò il ''Corvo'', ed in tal modo egli disse quelle strofe della febbre,
La paternità del poema fu svelata e la fama del poeta surse piú alta che mai.
Un critico americano, il prof. Henry Shepherd di Baltimora, dopo aver assegnato a Poë un posto fra i classici, ed aver collocato il suo nome fra quelli di {{
«Nessuna composizione poetica nella nostra lingua raccoglie, come questa, una più ricca, una più armoniosa combinazione di metri e di rime. Ogni singola vocale, ogni singola consonante, ricercata con cura, collocata secondo il suo valore, dà al verso una sonorità magnifica, solenne, prolungantesi al di là delle parole, e la penetrazione, la ''fluidità'' delle ''liquide'', non è solo caratteristica nella trovata del ritornello: «Nevermore» (mai più), ma in tutto il poema; la loro scorrevole dolcezza, sottolineata da molli cadenze, rivela quale conoscenza avesse il poeta delle intime armonie che sono la base
La continuità del ritmo, per cui
{{A_destra|E. R.}}
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}}
{{Interwiki-info|cs1|(Dostál-Lutinov}}
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