Oro incenso e mirra/L'omnibus: differenze tra le versioni
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La notte era fosca.
Il viale di circonvallazione coperto dai vecchi platani sembrava alla scarsa luce
Egli proseguì lentamente. Una tristezza vasta e silenziosa come quella tenebra era penetrata nella sua anima, occupandone tutto il deserto. Nessun ricordo gli vigilava più nella memoria, non una idea gli attraversava la coscienza. Era solo. Il suo passo strideva sulla ghiaia minuta del viale come un lamento.
Egli alzò macchinalmente gli occhi ed incontrando lo sguardo morente di quella stella trasalì.
Laggiù
E
Era un omnibus a tre cavalli, quella ombra in alto il cocchiere. I cavalli, coperti da un immenso velo nero che svolazzava tratto tratto sui fanali con un battito di palpebre, si riconoscevano appena.
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- Vuoi salire? - gli chiese con voce velata il cocchiere abbassando la frusta.
Il cocchiere mosse la frusta.
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- Vuoi salire? -
- Vuoi salire? - ripeté per la terza volta. La sua faccia irriconoscibile nella ombra ebbe come un bagliore di maiolica.
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- No.
Uno schiocco di frusta vibrò, i cavalli spiccarono un salto e
La notte non si era accorta di nulla. Egli proseguì,
Aperse la porta colla chiave, salì le scale coperte da un tappeto così grosso che soffocava ogni rumore di passi, e sempre al buio infilò
Il gabinetto giallo, poco più grande di una tenda, era illuminato da un lampadario di bronzo dorato carico di candele trasparenti: un enorme specchio riluceva nel fondo, i mobili erano dorati; nel mezzo, sdraiata sopra una pelle di orso nero, una donna vestita di bianco fumava una sigaretta.
Ella si era passata un braccio sotto la testa e guardava in alto colle spalle rivolte
A un tratto il suo piede si arrestò. Ella arrovesciò il capo, sorrise e con accento tranquillo disse:
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Poi lasciando la presa con atto inesprimibile di disperazione e di amore:
- Che
- Mi hai sempre amato - egli rispose con voce quasi dolce mirandola negli occhi, e una luce lontana di stella sembrava brillare in fondo al suo sguardo nero come la notte.
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- Quindi non mi riconoscerai sempre.
Ella si era fatta malinconica, egli era rimasto tetro: il gabinetto pieno di luce e di profumi li avvolgeva come in
- Rodolfo… - esclamò rabbrividendo alla fissazione del suo sguardo: - tu guardi nel vuoto.
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Ma in quel momento un impeto di vita le irruppe dal cuore, la sua fronte sfavillò.
- Povero Beniamino! - proruppe cacciandogli le mani nei ricci dei capelli e squassandoli per rompergli
La fronte di lui balenò.
- Aspetta… - ella
- Fermarsi è morire.
- No, non ancora. Se quando tu cerchi nelle tenebre
- La vita non è che
- E sia pure. Hai ragione, noi donne siamo caduche, siamo un fiore ed un frutto, un profumo che accarezza, un sapore che corrobora. Sali, sii grande; io non posso nulla per te; sii infinitamente infelice, la tua felicità è forse in questo. Vivi lassù, al disopra
Poi guardandolo improvvisamente come in atto di sfida proruppe:
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- Rodolfo, Rodolfo… - ella gemé soffocatamente - tu mi abbandoni, te lo leggo negli occhi.
Ma ella non si arrendeva, gli serrava le mani, gli si avviticchiava col sorriso, collo sguardo; poi alzando le braccia per gettargliele al collo con atto stanco, febbrile
- Vieni, dunque, dormiamo….
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Egli le rattenne quel gesto.
- È già
Fuori la notte era sempre così tenebrosa, il sobborgo aveva spento tutti i fanali, non
Quando fu presso la città, egli piegò macchinalmente a dritta lungo lo stesso viale. Le mura non si discernevano ancora, i platani facevano sempre sul suo capo una volta anche più nera
Egli era venuto sul ciglio della strada.
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- Ferma! - egli gridò stendendo la mano.
I cavalli si arrestarono stecchiti.
Il cocchiere attendeva colla frusta bassa.
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- Salgo?
- Pieno! -
- Salgo?
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- Sì.
Lo schiocco della frusta squillò e i cavalli si slanciarono. Allora esaminando il cocchiere egli
Andavano colla rapidità di un sogno.
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- Donde vieni? - egli domandò nel piegarsi sopra di lui ad una voltata vorticosa.
-
- Quanti morti hai caricato?
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- Non li conto io.
Vi fu una pausa.
- Dove vai?
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- Scarico al cimitero.
Nello stesso momento la testa
Lassù, lontano, la stella si era affondata.
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