Orlando furioso (1928)/Canto 35: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Conversione intestazione / correzione capitolo by Alebot |
Correzione pagina via bot |
||
Riga 1:
{{Qualità|avz=75%|data=20 dicembre 2008|arg=Poemi}}
{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Canto 35|prec=../Canto 34|succ=../Canto 36}}
<poem>
{{O|1}} Chi salirà per me, madonna, in cielo
a riportarne il mio perduto ingegno?
che, poi
che
Né di tanta iattura mi querelo,
pur che non cresca, ma stia a questo segno;
di venir tal, qual ho descritto Orlando.
{{O|2}} Per riaver
che non bisogna che per
nel cerchio de la luna o in paradiso;
che
nel sen
se ne va errando; ed io con queste labbia
lo corrò, se vi par
{{O|3}} Per gli ampli tetti andava il paladino
tutte mirando le future vite,
poi
volgersi quelle
e scorse un vello che più che
splender parea; né sarian gemme trite,
da comparargli alla millesma parte.
Line 39 ⟶ 34:
e di sapere alto disio gli nacque,
quando sarà tal vita, e a chi si debbe.
che venti anni principio prima avrebbe
che col .M. e col .D. fosse notato
{{O|5}} E come di splendore e di beltade
Line 49 ⟶ 44:
che dovea uscirne al mondo singulare;
perché tutte le grazie inclite e rade
o benigna Fortuna ad uomo puote,
avrà in perpetua ed infallibil dote.
{{O|6}} - Del re
or siede umil (diceagli) e piccol borgo:
dinanzi il Po, di dietro gli soggiorna
che, volgendosi gli anni, la più adorna
di tutte le città
non pur di mura e
ma di bei studi e di costumi egregi.
{{O|7}} Tanta esaltazione e così presta,
non fortuìta o
ma
degna in che
che, dove il frutto ha da venir,
e con studio si fa crescer la frasca;
e
in che legar gemma di pregio vuole.
{{O|8}} Né sì leggiadra né sì bella veste
unque ebbe
e raro è sceso e scenderà da queste
sfere superne un spirito sì degno,
come per farne Ippolito da Este
Ippolito da Este sarà detto
{{O|9}} Quegli ornamenti che divisi in molti,
a molti basterian per tutti ornarli,
in suo ornamento avrà tutti raccolti
costui, di
Le virtudi per lui, per lui soffolti
saran gli studi; e
alti suoi merti, al fin son sì lontano,
<span style="font-size:80%">10</span> Così venìa
ragionando col duca: e poi che tutte
le stanze del gran luogo ebbono visto,
onde
sul fiume usciro, che
con
e vi trovar quel vecchio in su la riva,
che con
<span style="font-size:80%">11</span> Non so se vi sia a mente, io dico quello
vecchio di faccia, e sì di membra snello,
che
Degli altrui nomi egli si empìa il mantello;
scemava il monte, e non finiva mai:
Line 110 ⟶ 105:
del fiume, quel prodigo vecchio scuote
il lembo pieno, e ne la turbida onda
tutte lascia cader
Un numer senza fin se ne profonda,
e di cento migliaia che
sul fondo involve, un se ne serva a pena.
<span style="font-size:80%">13</span> Lungo e
givano corvi ed avidi avoltori,
mulacchie e vari augelli, che gridando
Line 122 ⟶ 117:
ed alla preda correan tutti, quando
sparger vedean gli amplissimi tesori:
e chi nel becco, e chi ne
ne prende; ma lontan poco li porta.
<span style="font-size:80%">14</span> Come vogliono alzar per
non han poi forza che
sì che convien che Lete pur involi
Fra tanti augelli son duo cigni soli,
bianchi, Signor, come è la vostra insegna,
Line 137 ⟶ 132:
del vecchio che donar li vorria al fiume,
alcuno ne salvan gli augelli benigni:
tutto
Or se ne van notando i sacri cigni,
ed or per
fin che presso alla ripa del fiume empio
trovano un colle, e sopra il colle un tempio.
<span style="font-size:80%">16</span>
ove una bella ninfa giù del colle
viene alla ripa del leteo lavacro,
e di bocca dei cigni i nomi tolle;
e quelli affige intorno al simulacro
quivi li sacra, e ne fa tal governo,
che vi si pôn veder tutti in eterno.
Line 157 ⟶ 152:
onde la bella ninfa al fiume viensi,
aveva Astolfo di saper desio
i gran misteri e
e domandò di tutte queste cose
<span style="font-size:80%">18</span> - Tu déi saper che non si muove fronda
Line 166 ⟶ 161:
in terra e in ciel, ma con diversa faccia.
Quel vecchio, la cui barba il petto inonda,
veloce sì che mai nulla
gli effetti pari e la medesima opra
che
<span style="font-size:80%">19</span> Volte che son le fila in su la ruota,
là giù la vita umana arriva al fine.
La fama là, qui ne riman la nota;
se non che qui quel da la irsuta gota,
e là giù il Tempo ognor ne fa rapine.
Questi le getta, come vedi, al rio;
e quel
<span style="font-size:80%">20</span> E come qua su i corvi e gli avoltori
e le mulacchie e gli altri varii augelli
de
così là giù ruffiani, adulatori,
buffon, cinedi, accusatori, e quelli
che viveno alle corti e che vi sono
più grati assai che
<span style="font-size:80%">21</span> e son chiamati cortigian gentili,
perché sanno imitar
la giusta Parca, anzi Venere e Bacco,
questi di
nati solo ad empir di cibo il sacco,
portano in bocca qualche giorno il nome;
poi ne
<span style="font-size:80%">22</span> Ma come i cigni che cantando lieti
rendeno salve le medaglie al tempio,
così gli uomini degni
son tolti da
Oh bene accorti principi e discreti,
che seguite di Cesare
e gli scrittor vi fate amici, donde
non avete a temer di Lete
<span style="font-size:80%">23</span> Son, come i cigni, anco i poeti rari,
Line 216 ⟶ 211:
<span style="font-size:80%">24</span> Credi che Dio questi ignoranti ha privi
de lo
che de la poesia gli ha fatto schivi,
acciò che morte il tutto ne consumi.
Oltre che del sepolcro uscirian vivi,
ancor
pur che sapesson farsi amica Cirra,
più grato odore avrian che nardo o mirra.
Line 231 ⟶ 226:
dai descendenti lor, gli ha fatto porre
in questi senza fin sublimi onori
da
<span style="font-size:80%">26</span> Non fu sì santo né benigno Augusto
come la tuba di {{
la proscrizion iniqua gli perdona.
Nessun sapria se Neron fosse ingiusto,
Line 243 ⟶ 238:
<span style="font-size:80%">27</span> Omero Agamennòn vittorioso,
e
e che Penelopea fida al suo sposo
dai Prochi mille oltraggi avea sofferti.
E se tu vuoi che
tutta al contrario
che i Greci rotti, e che Troia vittrice,
e che Penelopea fu meretrice.
<span style="font-size:80%">28</span> Da
Elissa,
che riputata viene una bagascia,
solo perché Maron non le fu amico.
Non ti maravigliar
e se di ciò diffusamente io dico.
Gli scrittori amo, e fo il debito mio;
<span style="font-size:80%">29</span> E sopra tutti gli altri io feci acquisto
Line 267 ⟶ 262:
quando la cortesia chiuso ha le porte;
che con pallido viso e macro e asciutto
la notte e
<span style="font-size:80%">30</span> Sì che continuando il primo detto,
Line 278 ⟶ 273:
tornò sereno il conturbato viso.
<span style="font-size:80%">31</span> Resti con lo scrittor de
Astolfo ormai,
quanto sia in terra a venir fin dal cielo;
Torno alla donna a cui con grave telo
mosso avea gelosia crudele assalto.
Io la lasciai
tre re gittati, un dopo
<span style="font-size:80%">32</span> e che giunta la sera ad un castello
Certa che
tosto
verso Provenza, dove ancora intese
che Carlo lo seguia, la strada prese.
<span style="font-size:80%">33</span> Verso Provenza per la via più dritta
andando,
ancor che fosse lacrimosa e afflitta,
bella di faccia e di maniere bella.
Questa era quella sì
per lo figliuol di Monodante, quella
donna gentil
<span style="font-size:80%">34</span> Ella venìa cercando un cavalliero,
in acqua e in terra fosse, e così fiero,
che lo potesse al pagan porre incontra.
La sconsolata amica di Ruggiero,
come
cortesemente la saluta, e poi
le chiede la cagion dei dolor suoi.
<span style="font-size:80%">35</span> Fiordiligi lei mira, e veder parle
un cavallier
e comincia del ponte a ricontarle,
ove impedisce il re
e
ma sapea darsi il Saracino astuto
col ponte stretto e con quel fiume aiuto.
<span style="font-size:80%">36</span> - Se sei (dicea) sì ardito e sì cortese,
come ben mostri
mi vendica, per Dio, di chi mi prese
il mio signore, e mi fa gir sì trista;
o consigliami almeno in che paese
possa io trovare un
e sappia tanto
che
<span style="font-size:80%">37</span> Oltre che tu farai quel che conviensi
ad uom cortese e a cavalliero errante,
in beneficio il tuo valor dispensi
del più fedel
De
a me narrar; che sono tante e tante,
che chi non
che sia del veder privo e de
<span style="font-size:80%">38</span> La magnanima donna, a cui fu grata
sempre ogni impresa che può farla degna
subito al ponte di venir disegna:
ed ora tanto più,
vien volentier, quando anco a morir vegna;
che credendosi, misera! esser priva
del suo Ruggiero, ha in odio
<span style="font-size:80%">39</span> - Per quel
(rispose Bradamante), io
di far
per altre cause ancor,
ma più, che del tuo amante narri cosa
che narrar di pochi uomini avvertisco,
che sia in amor fedel;
<span style="font-size:80%">40</span> Con un sospir
finì, con un sospir
poi disse: - Andiamo; - e nel seguente sole
giunsero al fiume, al passo pien
Scoperte da la guardia che vi suole
farne segno col corno al suo signore,
il pagan
sul ponte
<span style="font-size:80%">41</span> e come vi compar quella guerriera,
di porla a morte subito minaccia,
quando de
al gran sepolcro oblazion non faccia.
Bradamante che sa
come per lui morta Issabella giaccia,
che Fiordiligi detto le
al Saracin superbo rispondea:
Line 380 ⟶ 375:
facciano penitenza del tuo fallo?
Del sangue tuo placar costei convienti:
tu
Sì che di tutte
di tanti che gittati hai da cavallo,
oblazione e vittima più accetta
avrà,
<span style="font-size:80%">43</span> E di mia man le fia più grato il dono,
quando, come ella fu, son donna
né qui venuta ad altro effetto sono,
Ma far tra noi prima alcun patto è buono,
che
quel che degli altri tuoi prigion
<span style="font-size:80%">44</span> ma
guadagnar voglio il tuo cavallo e
e quelle offerir sole al cimitero,
e tutte
e voglio che tu lasci ogni guerriero. -
Rispose Rodomonte: - Giusto parmi
che sia come tu
già non potrei,
<span style="font-size:80%">45</span> Io gli ho al mio regno in Africa mandati:
ma ti prometto, e ti do ben la fede,
che se
che tu stia in sella e
farò che saran tutti liberati
in tanto tempo quanto si richiede
di dare a un messo
e far quel che,
<span style="font-size:80%">46</span> Ma
piu si conviene, e certo so che fia,
non
come di vinta, sottoscritto sia:
al tuo bel viso,
che spiran tutti amore e leggiadria,
voglio donar la mia vittoria; e basti
che ti disponga amarmi, ove
<span style="font-size:80%">47</span> Io son di tal valor, son di tal nerbo,
Sorrise alquanto, ma
che fece
la donna, né rispose a quel superbo;
ma tornò in capo al ponticel di legno,
spronò il cavallo, e con la lancia
venne a trovar
<span style="font-size:80%">48</span> Rodomonte alla giostra
viene a gran corso; ed è sì grande il suono
che rende il ponte,
può forse a molti che lontan ne sono.
La lancia
che quel pagan, sì dianzi in giostra buono,
levò di sella, e in aria lo sospese,
Line 443 ⟶ 438:
ove entrar col destrier quella guerriera;
e fu a gran risco, e ben vi mancò poco,
ma Rabicano, il quale il vento e
concetto avean, sì destro ed agil era,
che nel margine estremo trovò strada;
e sarebbe ito anco su
<span style="font-size:80%">50</span> Ella si volta, e contra
pagan ritorna; e con leggiadro motto:
- Or puoi (disse) veder chi abbia perduto,
e a chi di noi tocchi di star di sotto. -
Di maraviglia il pagan resta muto,
e far risposta non poté o non volle,
e fu come uom pien di stupore e folle.
<span style="font-size:80%">51</span> Di terra si levò tacito e mesto;
e poi
lo scudo e
tutto si trasse, e gittò contra i sassi;
e solo e a piè fu a dileguarsi presto:
non che commission prima non lassi
a un suo scudier, che vada a far
dei prigion suoi, secondo che fu detto.
<span style="font-size:80%">52</span> Partissi; e nulla poi più se
se non che stava in una grotta scura.
Intanto Bradamante avea sospese
di costui
e fattone levar tutto
il qual dei cavallieri, alla scrittura,
conobbe de la corte esser di Carlo;
non levò il resto, e non lasciò levarlo.
<span style="font-size:80%">53</span>
che per trovare il principe
quivi condusse il più dritto sentiero.
Quivi fur presi, e furo il giorno inante
mandati via dal Saracino altiero.
Di questi
da
<span style="font-size:80%">54</span> Tutte
che fur spogliate ai cavallier pagani.
per Frontalatte mal fur spesi e vani:
io dico
che dopo lungo errar per colli e piani,
venne quivi a lasciar
e poi
<span style="font-size:80%">55</span>
quel re pagan dal periglioso ponte,
sì come gli altri
partir da sé lasciava Rodomonte.
Ma di tornar più al campo non gli diede
il cor;
che per quel che vantossi, troppo scorno
gli saria farvi in tal guisa ritorno.
Line 505 ⟶ 500:
<span style="font-size:80%">56</span> Di pur cercar nuovo desir lo prese
colei che sol avea fissa nel core.
Fu
(io non vi saprei dir chi ne fu autore)
onde esso, come il punge e sprona Amore,
dietro alla pesta subito si pone.
Ma tornar voglio alla figlia
<span style="font-size:80%">57</span> Poi che narrato ebbe con altro scritto
come da lei fu liberato il passo;
a Fiordiligi
e tenea il viso lacrimoso e basso,
domandò umanamente
volea che fosse, indi partendo, il passo.
Rispose Fiordiligi: - Il mio camino
<span style="font-size:80%">58</span> ove navilio e buona compagnia
spero trovar da gir ne
Mai non mi fermerò fin
venuta al mio signore e mio marito.
Voglio tentar, perché in prigion non stia,
più modi e più; che se mi vien fallito
questo che Rodomonte
ne voglio avere uno ed un altro appresso. -
<span style="font-size:80%">59</span> - Io
tanto che tu ti vegga Arli davante,
ove per amor mio
a trovar quel Ruggier del re Agramante,
che del suo nome ha piena ogni contrada;
Line 539 ⟶ 534:
onde abbattuto ho il Saracino altiero.
<span style="font-size:80%">60</span> Voglio
- Un cavallier che di provar si crede,
e fare a tutto
che contra lui sei mancator di fede;
acciò ti trovi apparecchiato e presto,
questo destrier,
Dice che trovi tua piastra e tua maglia,
e che
<span style="font-size:80%">61</span> Digli questo, e non altro; e se quel vuole
saper da te
Quella rispose umana come suole:
- Non sarò stanca in tuo servizio mai,
Line 562 ⟶ 557:
rive odon risonar del mar che freme.
Bradamante si ferma alle confine
quasi
per dare a Fiordiligi atto intervallo,
che condurre a Ruggier possa il cavallo.
Line 568 ⟶ 563:
<span style="font-size:80%">63</span> Vien Fiordiligi, ed entra nel rastrello,
nel ponte e ne la porta; e seco prende
chi le fa compagnia fin
ove abita Ruggiero, e quivi scende;
e, secondo il mandato, al damigello
fa
indi va, che risposta non aspetta,
ad eseguire il suo bisogno in fretta.
Line 582 ⟶ 577:
o possa domandar uomo che sia,
non sa veder né imaginare; e prima,
<span style="font-size:80%">65</span> Che fosse Rodomonte, era più presto
Line 588 ⟶ 583:
e perché ancor da lui debba udir questo,
pensa, né imaginar può la cagione.
Fuor che con lui, non sa di tutto
del mondo, con chi lite abbia e tenzone.
Intanto la donzella di Dordona
Line 594 ⟶ 589:
<span style="font-size:80%">66</span> Vien la nuova a Marsilio e ad Agramante,
A caso Serpentin loro era avante,
ed impetrò di vestir piastra e maglia,
Line 608 ⟶ 603:
Dietro gli corse la donna cortese,
e per la briglia al Saracin lo tenne,
e disse: - Monta, e fa che
mi mandi un cavallier di te migliore. -
<span style="font-size:80%">68</span> Il re african,
sopra le mura alla giostra vicino,
del cortese atto assai si maraviglia,
- Di ragion può pigliarlo, e non lo piglia, -
diceva, udendo il popul saracino.
Line 627 ⟶ 622:
che, quando da me vinto tu rimagna,
al mio signor menar preso ti voglio:
ma qui morrai,
<span style="font-size:80%">70</span> La donna disse lui: - Tua villania
non
che sul duro terren ti doglian
Ritorna, e
che per simile a te non mi son mossa;
ma per trovar guerrier che
son qui venuta a domandar battaglia. -
Line 643 ⟶ 638:
volta il destrier con colera e con stizza.
Volta la donna, e contra quel superbo
la lancia
Come
coi piedi al cielo il Saracin trabocca.
<span style="font-size:80%">72</span> Il destrier la magnanima guerriera
gli prese, e disse: - Pur tel
che far la mia imbasciata meglio
che de la giostra aver tanto disio.
elegga un cavallier che sia par mio;
né voglia con voi altri affaticarme,
<span style="font-size:80%">73</span> Quei da le mura, che stimar non sanno
chi sia il guerriero in su
quei più famosi nominando vanno,
che tremar li fan spesso al maggior caldo.
Che Brandimarte sia, molti detto hanno:
la più parte
molti su Orlando avrian fatto disegno;
ma il suo caso sapean di pietà degno.
Line 668 ⟶ 663:
chiedendo, disse: - Non che vincer speri,
ma perché di cader più degna scusa
abbian, cadendo
E poi di tutto quel
si messe in punto; e di cento destrieri
che tenea in stalla,
<span style="font-size:80%">75</span> Contra la donna per giostrar si fece;
Line 679 ⟶ 674:
ditemi in cortesia che siate vui. -
Di questo Ferraù le satisfece,
Ella soggiunse: - Voi già non rifiuto,
ma avria più volentieri altri voluto. -
Line 685 ⟶ 680:
<span style="font-size:80%">76</span> - E chi? - Ferraù disse. Ella rispose:
- Ruggiero; - e a pena il poté proferire,
e sparse
la bellissima faccia in questo dire.
Soggiunse al detto poi: - Le cui famose
lode a tal prova
Altro non bramo, e
che di provar come egli in giostra vale. -
Line 708 ⟶ 703:
- Questo un angel mi par del paradiso;
e ancor che con la lancia non mi tocchi,
abbattuto son già
<span style="font-size:80%">79</span> Preson del campo; e come agli altri avvenne,
Ferraù se
Bradamante il destrier suo gli ritenne,
e disse: - Torna, e serva quel
Ferraù vergognoso se ne venne,
e ritrovò Ruggier
del re Agramante; e gli fece sapere
<span style="font-size:80%">80</span> Ruggier non conoscendo ancor chi fosse
Line 723 ⟶ 718:
quasi certo di vincere, allegrosse;
e le piastre arrecar fece e la maglia:
né
che gli altri sian caduti, il cor gli smaglia.
Come
poi ne seguì, lo serbo
</poem>
[[fr:Roland furieux - Chant XXXV]]
|