Orlando furioso (1928)/Canto 1: differenze tra le versioni
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{{Qualità|avz=75%|data=20 dicembre 2008|arg=Poemi}}
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<poem>
{{O|1}} Le donne, i cavallier,
le cortesie,
che furo al tempo che passaro i Mori
seguendo
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano.
{{O|2}} Dirò
cosa non detta in prosa mai, né in rima:
che per amor venne in furore e matto,
se da colei che tal quasi
che
me ne sarà però tanto concesso,
che mi basti a finir quanto ho promesso.
Line 29 ⟶ 24:
ornamento e splendor del secol nostro,
Ippolito, aggradir questo che vuole
e darvi sol può
Quel
pagare in parte e
né che poco io vi dia da imputar sono,
che quanto io posso dar, tutto vi dono.
{{O|4}} Voi sentirete fra i più degni eroi,
che nominar con laude
ricordar quel Ruggier, che fu di voi
e
vi farò udir, se voi mi date orecchio,
e vostri alti pensieri cedino un poco,
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{{O|6}} per far al re Marsilio e al re Agramante
battersi ancor del folle ardir la guancia,
genti erano atte a portar spada e lancia;
a destruzion del bel regno di Francia.
E così Orlando arrivò quivi a punto:
ma tosto si pentì
{{O|7}} Che vi fu tolta la sua donna poi:
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or tolta gli è fra tanti amici suoi,
senza spada adoprar, ne la sua terra.
Il savio imperator,
un grave incendio, fu che gli la tolse.
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tra il conte Orlando e il suo cugin Rinaldo,
che entrambi avean per la bellezza rara
Carlo, che non avea tal lite cara,
che gli rendea
questa donzella, che la causa
tolse, e diè in mano al duca di Bavera;
{{O|9}} in premio promettendola a quel
e di sua man prestasse opra più grata.
Contrari ai voti poi furo i successi;
e con molti altri fu
e restò abbandonato il padiglione.
<span style="font-size:80%">10</span> Dove, poi che rimase la donzella
inanzi al caso era salita in sella,
e quando bisognò le spalle diede,
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dovea Fortuna alla cristiana fede:
entrò in un bosco, e ne la stretta via
rincontrò un cavallier
<span style="font-size:80%">11</span> Indosso la corazza,
la spada al fianco, e in braccio avea lo scudo;
e più leggier correa per la foresta,
Timida pastorella mai sì presta
non volse piede inanzi a serpe crudo,
come Angelica tosto il freno torse,
che del guerrier,
<span style="font-size:80%">12</span> Era costui quel paladin gagliardo,
figliuol
a cui pur dianzi il suo destrier Baiardo
per strano caso uscito era di mano.
Come alla donna egli drizzò lo sguardo,
riconobbe, quantunque di lontano,
<span style="font-size:80%">13</span> La donna il palafreno a dietro volta,
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ma pallida, tremando, e di sé tolta,
lascia cura al destrier che la via faccia.
Di sù di giù, ne
tanto girò, che venne a una riviera.
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un gran disio di bere e di riposo;
e poi, mal grado suo, quivi fermosse,
perché, de
né
<span style="font-size:80%">15</span> Quanto potea più forte, ne veniva
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A quella voce salta in su la riva
il Saracino, e nel viso la guata;
e la conosce subito
ben che di timor pallida e turbata,
e sien più dì che non
che senza dubbio
<span style="font-size:80%">16</span> E perché era cortese, e
non men
pur come avesse
trasse la spada, e minacciando corse
dove poco di lui temea Rinaldo.
Più volte
<span style="font-size:80%">17</span> Cominciar quivi una crudel battaglia,
come a piè si trovar, coi brandi ignudi:
non che le piastre e la minuta maglia,
ma ai colpi lor non reggerian
Or, mentre
bisogna al palafren che
che quanto può menar de le calcagna,
colei lo caccia al bosco e alla campagna.
<span style="font-size:80%">18</span> Poi che
i dui guerrier per por
quando non meno era con
questo di quel, né quel di questo dotto;
fu primiero il signor di Montalbano,
sì come quel
che tutto
<span style="font-size:80%">19</span> Disse al pagan: - Me sol creduto avrai,
e pur avrai te meco ancora offeso:
se questo avvien perché i fulgenti rai
del nuovo sol
di farmi qui tardar che guadagno hai?
che quando ancor tu
non però tua la bella donna fia;
che, mentre noi tardiam, se ne va via.
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a ritenerla e farle far dimora,
prima che più lontana se ne vada!
Come
di chi esser
non so altrimenti, dopo un lungo affanno,
che possa riuscirci altro che danno. -
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così fu differita la tenzone;
e tal tregua tra lor subito nacque,
sì
che
non lasciò a piedi il buon figliuol
con preghi invita, ed al fin toglie in groppa,
e per
<span style="font-size:80%">22</span> Oh gran bontà
Eran rivali, eran di fé diversi,
e si sentian degli aspri colpi iniqui
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ove una strada in due si dipartiva.
<span style="font-size:80%">23</span> E come quei che non sapean se
o
(però che senza differenza alcuna
apparia in amendue
si messero ad arbitrio di fortuna,
Rinaldo a questa, il Saracino a quella.
Pel bosco Ferraù molto
e ritrovossi al fine onde si tolse.
<span style="font-size:80%">24</span> Pur si ritrova ancor su la rivera,
là dove
Poi che la donna ritrovar non spera,
per aver
in quella parte onde caduto gli era
discende ne
ma quello era sì fitto ne la sabbia,
che molto avrà da far prima che
<span style="font-size:80%">25</span> Con un gran ramo
di
tenta il fiume e ricerca sino al fondo,
né loco lascia ove non batta e punga.
Mentre con la maggior stizza del mondo
tanto
vede di mezzo il fiume un cavalliero
insino al petto uscir,
<span style="font-size:80%">26</span> Era, fuor che la testa, tutto armato,
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A Ferraù parlò come adirato,
e disse: - Ah mancator di fé, marano!
perché di lasciar
che render già gran tempo mi dovevi?
<span style="font-size:80%">27</span> Ricordati, pagan, quando uccidesti
dietro
gittar fra pochi dì
Or se Fortuna (quel che non volesti
far tu) pone ad effetto il voler mio,
Line 251 ⟶ 246:
turbati che di fé mancato sei.
<span style="font-size:80%">28</span> Ma se desir pur hai
trovane un altro, ed abbil con più onore;
un tal ne porta Orlando paladino,
un tal Rinaldo, e forse anco migliore:
acquista un di quei dui col tuo valore;
e questo,
farai bene a lasciarmi con effetto. -
<span style="font-size:80%">29</span>
de
e scolorossi al Saracino il viso;
la voce,
Udendo poi da
quivi avea già (che
la rotta fede così improverarse,
di scorno e
<span style="font-size:80%">30</span> Né tempo avendo a pensar altra scusa,
e conoscendo ben che
restò senza risposta a bocca chiusa;
ma la vergogna il cor sì gli trafisse,
che giurò per la vita di Lanfusa
non voler mai
se non quel buono che già in Aspramonte
trasse dal capo Orlando al fiero Almonte.
<span style="font-size:80%">31</span> E servò meglio questo giuramento,
che non avea
Quindi si parte tanto malcontento,
che molti giorni poi si rode e lima.
Line 290 ⟶ 285:
saltare inanzi il suo destrier feroce:
- Ferma, Baiardo mio, deh, ferma il piede!
che
Per questo il destrier sordo, a lui non riede
anzi più se ne va sempre veloce.
Segue Rinaldo, e
ma seguitiamo Angelica che fugge.
Line 299 ⟶ 294:
per lochi inabitati, ermi e selvaggi.
Il mover de le frondi e di verzure,
che di cerri sentia,
fatto le avea con subite paure
trovar di qua di là strani viaggi;
temea Rinaldo aver sempre alle spalle.
Line 308 ⟶ 303:
che tra le fronde del natio boschetto
alla madre veduta abbia la gola
stringer dal pardo, o aprirle
di selva in selva dal crudel
e di paura trema e di sospetto:
ad ogni sterpo che passando tocca,
esser si crede
<span style="font-size:80%">35</span> Quel dì e la notte a mezzo
Trovossi al fin in un boschetto adorno,
che lievemente la fresca aura muove.
Duo chiari rivi, mormorando intorno,
sempre
e rendea ad ascoltar dolce concento,
rotto tra picciol sassi, il correr lento.
<span style="font-size:80%">36</span> Quivi parendo a lei
e lontana a Rinaldo mille miglia,
da la via stanca e da
di riposare alquanto si consiglia:
andare il palafren senza la briglia;
e quel va errando intorno alle chiare onde,
Line 335 ⟶ 330:
di prun fioriti e di vermiglie rose,
che de le liquide onde al specchio siede,
chiuso dal sol fra
così voto nel mezzo, che concede
fresca stanza fra
e la foglia coi rami in modo è mista,
che
<span style="font-size:80%">38</span> Dentro letto vi fan tenere erbette,
La bella donna in mezzo a quel si mette,
ivi si corca ed ivi
Ma non per lungo spazio così stette,
che un calpestio le par che venir senta:
cheta si leva e appresso alla riviera
vede
<span style="font-size:80%">39</span> Se gli è amico o nemico non comprende:
tema e speranza il dubbio cor le scuote;
e di quella aventura il fine attende,
né pur
Il cavalliero in riva al fiume scende
sopra
e in un suo gran pensier tanto penètra,
che par cangiato in insensibil pietra.
<span style="font-size:80%">40</span> Pensoso più
stette, Signore, il cavallier dolente;
poi cominciò con suono afflitto e lasso
a lamentarsi sì soavemente,
una tigre crudel fatta clemente.
Sospirante piangea, tal
parean le guance, e
<span style="font-size:80%">41</span> - Pensier (dicea) che
e causi il duol che sempre il rode e lima,
che debbo far, poi
e
a pena avuto io
ed altri
Se non ne tocca a me frutto né fiore,
perché affligger per lei mi
<span style="font-size:80%">42</span> {{§|La verginella|La verginella è simile alla rosa,
Line 390 ⟶ 385:
che quanto avea dagli uomini e dal cielo
favor, grazia e bellezza, tutto perde.
La vergine che
che
lascia altrui corre, il pregio
perde nel cor di tutti gli altri amanti.
Line 398 ⟶ 393:
a cui di sé fece sì larga copia.
Ah, Fortuna crudel, Fortuna ingrata!
trionfan gli altri, e ne moro io
Dunque esser può che non mi sia più grata?
dunque io posso lasciar mia vita propia?
Ah più tosto oggi manchino i dì miei,
<span style="font-size:80%">45</span> Se mi domanda alcun chi costui sia,
che versa sopra il rio lacrime tante,
io dirò
quel
io dirò ancor, che di sua pena ria
sia prima e sola causa essere amante,
Line 414 ⟶ 409:
<span style="font-size:80%">46</span> Appresso ove il sol cade, per suo amore
venuto era dal capo
che seppe in India con suo gran dolore,
come ella Orlando sequitò in Ponente:
poi seppe in Francia che
sequestrata
per darla
più quel giorno aiutasse i Gigli
<span style="font-size:80%">47</span> Stato era in campo, e inteso avea di quella
rotta crudel che dianzi ebbe re Carlo:
cercò vestigio
né potuto avea ancora ritrovarlo.
Questa è dunque la trista e ria novella
che
affligger, lamentare, e dir parole
che di pietà potrian fermare il sole.
<span style="font-size:80%">48</span> Mentre costui così
e fa degli occhi suoi tepida fonte,
e dice queste e molte altre parole,
che non mi par bisogno esser racconte;
e così quel ne viene a
<span style="font-size:80%">49</span> Con molta attenzion la bella donna
al pianto, alle parole, al modo attende
di colui
né questo è il primo dì
ma dura e fredda più
ad averne pietà non però scende,
come colei
e non le par
<span style="font-size:80%">50</span> Pur tra quei boschi il ritrovarsi sola
le fa pensar di tor costui per guida;
che chi ne
ben è ostinato se mercé non grida.
Se questa occasione or se
non troverà mai più scorta sì fida;
<span style="font-size:80%">51</span> Ma non però disegna de
che lo distrugge alleggierir chi
e ristorar
con quel piacer
ma alcuna finzione, alcuno inganno
di tenerlo in speranza ordisce e trama;
tanto
poi torni
<span style="font-size:80%">52</span> E fuor di quel cespuglio oscuro e cieco
fa di sé bella ed improvvisa mostra,
come di selva o fuor
Diana in scena o Citerea si mostra;
e dice
teco difenda Dio la fama nostra,
e non comporti, contra ogni ragione,
<span style="font-size:80%">53</span> Non mai con tanto gaudio o stupor tanto
levò gli occhi al figliuolo alcuna madre,
poi che senza esso udì tornar le squadre;
con quanto gaudio il Saracin, con quanto
stupor
maniere, e il vero angelico sembiante,
improviso apparir si vide inante.
<span style="font-size:80%">54</span> Pieno di dolce e
alla sua donna, alla sua diva corse,
che con le braccia al collo il tenne stretto,
quel
Al patrio regno, al suo natio ricetto,
seco avendo costui,
subito in lei
di tosto riveder sua ricca stanza.
Line 497 ⟶ 492:
dal giorno che mandato fu da lei
a domandar soccorso in Oriente
al re
e come Orlando la guardò sovente
da morte, da disnor, da casi rei:
e che
come se lo portò del materno alvo.
Line 506 ⟶ 501:
a chi del senso suo fosse signore;
ma parve facilmente a lui possibile,
Quel che
e
Questo creduto fu; che
dar facile credenza a quel che vuole.
<span style="font-size:80%">57</span> - Se mal si seppe il cavallier
pigliar per sua sciocchezza il tempo buono,
il danno se ne avrà; che da qui inante
Line 518 ⟶ 513:
(tra sé tacito parla Sacripante):
ma io per imitarlo già non sono,
che lasci tanto ben che
e
<span style="font-size:80%">58</span> Corrò la fresca e matutina rosa,
che, tardando, stagion perder potria.
So ben
che più soave e più piacevol sia,
ancor che se ne mostri disdegnosa,
e talor mesta e flebil se ne stia:
non starò per repulsa o finto sdegno,
<span style="font-size:80%">59</span> Così dice egli; e mentre
al dolce assalto, un gran rumor che suona
dal vicin bosco
sì che mal grado
e si pon
di portar sempre armata la persona),
viene al destriero e gli ripon la briglia,
Line 540 ⟶ 535:
<span style="font-size:80%">60</span> Ecco pel bosco un cavallier venire,
il cui sembiante è
candido come nieve è il suo vestire,
un bianco pennoncello ha per cimiero.
Re Sacripante, che non può patire
che quel con
gli abbia interrotto il gran piacer
con vista il guarda disdegnosa e rea.
<span style="font-size:80%">61</span> Come è più appresso, lo sfida a battaglia;
che crede ben fargli votar
Quel che di lui non stimo già che vaglia
un grano meno, e ne fa paragone,
sprona a un tempo, e la lancia in resta pone.
Sacripante ritorna con tempesta,
Line 561 ⟶ 556:
sì come i duo guerrieri al fiero assalto,
che parimente si passar li scudi.
e ben giovò che fur buoni e perfetti
gli osberghi sì, che lor salvaro i petti.
Line 569 ⟶ 564:
anzi cozzaro a guisa di montoni:
quel del guerrier pagan morì di corto,
tosto
Quel del re saracin restò disteso
adosso al suo signor con tutto il peso.
<span style="font-size:80%">64</span>
e vide
stimando avere assai di quel conflitto,
non si curò di rinovar la guerra;
Line 585 ⟶ 580:
<span style="font-size:80%">65</span> Qual istordito e stupido aratore,
poi
di là dove
appresso ai morti buoi steso
che mira senza fronde e senza onore
il pin che di lontan veder soleva:
Line 593 ⟶ 588:
Angelica presente al duro caso.
<span style="font-size:80%">66</span> Sospira e geme, non perché
che piede o braccio
ma per vergogna sola, onde
né pria né dopo il viso ebbe sì rosso:
e più,
fu che gli tolse il gran peso
Muto restava, mi
non gli rendea la voce e la favella.
<span style="font-size:80%">67</span> - Deh! (
che del cader non è la colpa vostra,
ma del cavallo, a cui riposo ed esca
meglio si convenia che nuova giostra.
Né perciò quel guerrier sua gloria accresca
che
così, per quel
quando a lasciare il campo è stato primo. -
Line 621 ⟶ 616:
<span style="font-size:80%">69</span> Rispose Sacripante: - Come vedi,
e
fa che per nome io lo conosca ancora. -
Ed egli a lui: - Di quel che tu mi chiedi
io ti satisfarò senza dimora:
tu dei saper che ti levò di sella
<span style="font-size:80%">70</span> Ella è gagliarda ed è più bella molto;
né il suo famoso nome anco
fu Bradamante quella che
quanto onor mai tu guadagnasti al mondo. -
Poi
il Saracin lasciò poco giocondo,
che non sa che si dica o che si faccia,
Line 642 ⟶ 637:
si trovò da una femina abbattuto,
che pensandovi più, più dolor sente;
montò
e senza far parola, chetamente
tolse Angelica in groppa, e differilla
Line 650 ⟶ 645:
odon la selva che li cinge intorno,
con tal rumore e strepito, che pare
che triemi la foresta
e poco dopo un gran destrier
che salta macchie e rivi, ed a fracasso
arbori mena e ciò che vieta il passo.
<span style="font-size:80%">73</span> - Se
(disse la donna) agli occhi non contende,
Baiardo è quel destrier
con tal rumor la chiusa via si fende.
Questo è certo Baiardo, io
deh, come ben nostro bisogno intende!
e ne viene egli a satisfarci ratto. -
<span style="font-size:80%">74</span> Smonta il Circasso ed al destrier
e si pensava dar di mano al freno.
Colle groppe il destrier gli fa risposta,
Line 672 ⟶ 667:
misero il cavallier se giungea a pieno!
che nei calci tal possa avea il cavallo,
<span style="font-size:80%">75</span> Indi va mansueto alla donzella,
Line 678 ⟶ 673:
come intorno al padrone il can saltella,
che sia duo giorni o tre stato lontano.
Baiardo ancora avea memoria
nel tempo che da lei tanto era amato
Rinaldo, allor crudele, allor ingrato.
<span style="font-size:80%">76</span> Con la sinistra man prende la briglia,
con
quel destrier,
a lei, come un agnel, si fa suggetto.
Intanto Sacripante il tempo piglia:
monta Baiardo e
Del ronzin disgravato la donzella
lascia la groppa, e si ripone in sella.
<span style="font-size:80%">77</span> Poi rivolgendo a caso gli occhi, mira
venir sonando
Tutta
che conosce il figliuol del duca Amone.
Più che sua vita
Già fu
ella amò lui: or han cangiato sorte.
Line 704 ⟶ 699:
che di diverso effetto hanno liquore,
ambe in Ardenna, e non sono lontane:
chi bee de
e volge tutto in ghiaccio il primo ardore.
Rinaldo gustò
Angelica de
<span style="font-size:80%">79</span> Quel liquor di secreto venen misto,
che muta in odio
fa che la donna che Rinaldo ha visto,
nei sereni occhi subito
e con voce tremante e viso tristo
supplica Sacripante e lo scongiura
che quel guerrier più appresso non attenda,
ma
<span style="font-size:80%">80</span> - Son dunque (disse il Saracino), sono
Line 723 ⟶ 718:
che mi stimiate inutile e non buono
da potervi difender da costui?
Le battaglie
di mente uscite, e la notte
per la salute vostra, solo e nudo,
contra Agricane e tutto il campo, scudo? -
<span style="font-size:80%">81</span> Non risponde ella, e non sa che si faccia,
perché Rinaldo ormai
che da lontan al Saracin minaccia,
come vide il cavallo e conobbe esso,
e riconohbe
che
Quel che seguì tra questi duo superbi
</poem>
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