Odi barbare/Delle Odi Barbare Libro II/Mors nell'epidemia difterica: differenze tra le versioni

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{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Odi barbare/Delle Odi Barbare Libro II|Delle Odi Barbare Libro II]]<br/>Mors nell’epidemia difterica|prec=../Alla stazione in una mattina d'autunno|succ=../Una sera di san Pietro}}
 
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<poem>
Quando a le nostre case la diva severa discende,
da lungi il rombo de la volante s'odes’ode,
 
e l'ombral’ombra de l'alal’ala che gelida gelida avanza
diffonde intorno lugubre silenzïo.{{r|4}}
 
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immobili quasi per brivido gli alberi stanno,
e solo il rivo roco s'odes’ode gemere.
 
Entra ella, e passa, e tocca; e senza pur volgersi atterra
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coglie le spose pie, le verginette vaghe
 
ed i fanciulli: rosei tra l'alal’ala nera ei le braccia
al sole a i giuochi tendono e sorridono.{{r|16}}
 
Ahi tristi case dove tu innanzi a'a’ vólti de'de’ padri,
pallida muta diva, spegni le vite nuove!
 
Ivi non piú le stanza sonanti di risi e di festa
o di bisbigli, come nidi d'augellid’augelli a maggio:{{r|20}}
 
ivi non piú il rumore de gli anni lieti crescenti,
non de gli amor le cure, non d'Imeneod’Imeneo le danze:
 
invecchian ivi ne l'ombral’ombra i superstiti, al rombo
del tuo ritorno teso l'orecchiol’orecchio, o dea.{{r|24}}
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