Morgante/Cantare ventesimosesto: differenze tra le versioni
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<poem>
<span style="font-size:80%">1</span> Benigno Padre, a questa volta sia
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che le spade del Ciel sien fatte rosse:
ché tanto sangue in Runcisvalle fia
che correrà
poi che
che Malagigi ha più tempo temuto.
<span style="font-size:80%">2</span> Carlo, omè! quanto sarai meschino
quando vedrai
e morto il tuo nipote e paladino!
O tristi, afflitti, o lamentabil versi!
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or potranno i tuoi inganni alfin vedersi!
O Ganellon, tosto sarai contento
<span style="font-size:80%">3</span> Avea colui che ancor Prometeo piange
cavato il capo fuor
di fuoco e sangue, onde
mostrassi
quando appresso si scuopron le falange
del re Marsilio e
ed apparivan sopra una montagna
a poco a poco le turbe di Spagna.
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bianchi, azurri, vermigli e neri e gialli,
e serpenti e leon, cervieri e pardi,
e sentissi il tumulto
e
istupefatto sarebbe a guardalli,
tanti stormenti e vari segni e strani
si sentiva e scorgeva
<span style="font-size:80%">5</span> Ma Guottibuoffi, che ne dubitava,
ogni dì con Orlando ricordava
che si facessi altra provisïone,
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pensa quel che farebbe con un cogno! -
ed avea detto in suo linguaggio e tosto,
onestamente,
<span style="font-size:80%">7</span> Credo che Orlando, come antico e saggio,
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ma non mostrava nel volto il coraggio;
ed aspettava corona di spine
omai di Spagna e
e poco vaglion le nostre dottrine,
però che quando un gran periglio è presso,
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<span style="font-size:80%">8</span> La mattina Ulivier per tempo è ito
in su
che sempre stava la notte assentito
ed ordinava le guardie ogni sera.
Intanto,
del re Marsilio già la prima schiera,
e cognobbe
che cominciavon già a calare
<span style="font-size:80%">9</span> e disse: - O Guottibuoffi, egli è venuto
E
che si voleva il campo rafforzarlo.
Questo è Marsilio traditore astuto
che a tradimento viene a ritrovarlo,
però che segno di pace non parmi
<span style="font-size:80%">10</span> Or son le profezie di Malagigi
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Io sento insin di qua tremar Parigi.
O Ganellon, tu hai pur fatto còlta
e ristorato Carlo
E detto questo, al caval dètte volta
e scese presto gualoppando il monte,
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Disse Ulivier: - Mal, per la fede mia!
Non mi volesti ier sera appena udire:
Marsilio è qua che
con
<span style="font-size:80%">12</span> Tutti i baroni a Orlando dintorno
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che si dovessi sonar presto il corno.
Orlando presto in sul caval montava
e Sansonetto, e in sul monte
e come
e ben cognobbe che Marsilio viene
per dar tributo di future pene.
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- Abbi pietà della tua gente magna, -
dicevan tutti - o franco paladino:
<span style="font-size:80%">15</span> Rispose Orlando: - Se venissi adesso
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e vedessi la Morte innanzi esplesso
colla falce affilata o col coltello,
non sonerò perché
ché per viltà mai non volli sonarlo. -
<span style="font-size:80%">16</span> Tornossi adunque con sue gente Orlando,
e
per tutto Runcisvalle è ito il bando
e Turpin va con la croce segnando,
e cominciava tutti a confortare
e ricordare la passion di Cristo.
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come ogni cosa a chi il contrario aspetta
par che più porti dolcezza o terrore;
e risonava più
per Runcisvalle con certo clangore
che parea proprio al Giudicio chiamassi
in Giusaffà, sì che i morti destassi.
<span style="font-size:80%">18</span> Pensa
quivi i cavalli e sue armi raggruppi,
e chi gridava e batteva paggetti,
e tutti sieno occupati i gualuppi;
ed alcun
e le parole
sì come avvien nelle gran cose spesso,
gridando: - Arme! Arme! I nimici son presso! -
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ristretti con Orlando, a consigliare
della battaglia che ciascun qui teme,
come
Orlando per dolor sospira e geme,
e non poteva a gnun modo parlare,
in Runcisvalle a morir la sua gente.
<span style="font-size:80%">20</span> Ed Ulivier dicea: - Caro cognato,
meglio era, omè, tu
Già è più tempo
traditor prima che fussi creato;
e tu credevi
E Carlo aspetta le mummie a San Gianni!
Di Gan, non credo che nessun
<span style="font-size:80%">21</span> salvo che lui, poi che gli crede ancora,
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Ma quel Marsilio, se nessun lo ignora,
fra molti vizii tutti osceni e brutti
una invidia ha
che si cognosce finalmente
io
un tristo, un doppio, un vil traditor vecchio.
<span style="font-size:80%">22</span> Malgigi è quel che lo cognosce appunto,
e mille volte pur te
e che
gridato ho tanto,
Non
che tanti annunzii tristi hanno predetto;
ora hai tanto bramato, or mi perdona,
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le parole non vengono a sua posta.
Il campo intanto a ordine si misse,
e per fare alto a Orlando
che fece a tutti ordinar collezione;
poi disse pur questa ultima orazione:
<span style="font-size:80%">24</span>
Marsilio in questo modo a vicitarmi
venissi come ingiusto e peccatore,
io arei preparato i cori e
ma perché sempre gli portai amore,
credea che così lui dovessi amarmi,
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e resta pur la mente acerba e cruda.
Pertanto io gli confermo la corona
ma fa come sparvier che in selva muda,
che
poi, se tu il lasci un tratto, mai non riede.
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proprio un altro Cain che invidi Abel.
Ma forse sarò io nuovo Lamec;
forse lo spirto è quel
forse di Marsia, che
di corpo in corpo anzi al signor di Delo.
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<span style="font-size:80%">28</span> come disse quel greco anticamente
lieto
Vedete in su la grata pazïente
Lorenzo, per fruir quel gaudio etterno:
«Volgi
che non sentia
Ché dolce cosa è voluntaria morte
quando
<span style="font-size:80%">29</span>
me ne vo come Isac al sacrificio,
dove fia giudicato il buono e il fello;
tosto fia ministrato il grande oficio:
«Venite, benedicti patris mei»,
e
<span style="font-size:80%">30</span> Però, mentre di vita ancor ci avanza,
perché il fine è quel
ognun di paladin mostri possanza,
acciò che il corpo solamente mora;
ed abbiate buon cor sanza speranza,
e spesso, ove i rimedii sono scarsi,
fu a molti salute il desperarsi.
<span style="font-size:80%">31</span>
vedrà forse pur fine posto al regno
di Francia bella e
Ma ciò che sale, alfin vien poi in bassezza;
tutte cose mortal vanno a un segno:
mentre
così fia forse di Cristianitade.
<span style="font-size:80%">32</span> E increscemi del mio fratel Rinaldo,
a punir questo traditor ribaldo;
e come cosa immaginata forte,
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e par che nella mente mi conforte
un pensier che mi dica: «Egli è qui presso»,
e guardo ognun
<span style="font-size:80%">33</span> La cagion perché il corno io non sonai
è per veder quel che sa far Fortuna;
non
prima fien tenebrosi in cielo i rai,
prima il sole arà lume dalla luna,
forse a Marsilio pria trarrò
e con questo pensier sol morir voglio.
<span style="font-size:80%">34</span> Ed oltra questo,
perché da noi a Carlo è tanto spazio
che il suo soccorso gioverebbe poco.
Io
Ma innanzi che partiti siàn da gioco,
noi faren di costor sì fatto strazio
che essemplo sarà al mondo quanto
sì
<span style="font-size:80%">35</span> La morte è da temere o la partita
quando
ma se da cosa finita a infinita
si va qui in Cielo fra tante diademe,
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Ora abbiate in Gesù perfetta speme,
e vita e morte rimettete in Quello
che salvò
<span style="font-size:80%">36</span> Un filosofo antico, detto Tale,
la prima cosa ringraziava Iddio
che fatto
però, se così fusti e voi ed io,
consegue or che
dunque è proprio
amar quanto conviensi il breve mondo,
ma sopra tutto il suo Signor giocondo.
<span style="font-size:80%">37</span> Ricordatevi ognun di
e molti altri Roman famosi e Greci,
per lasciar poi nel mondo un piccol vanto:
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per liberarci dal mortifero angue.
<span style="font-size:80%">38</span> Non crediate
felice il nome come il vostro certo
perché quello a salute al mondo fia,
ma
Mentre
mi par tutto veder già il Cielo aperto,
e gli angeli apparar sù con gran fretta
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che certo vien per voi di paradiso,
e già di Miccael si scuopre un lembo,
tal
parmi vedervi giubilare in grembo
di quello Amor che tutto applaude in riso,
come
e che tutti già in Ciel felici siamo.
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è fatta in Ciel la nostra assoluzione. -
E detto questo, pigliò Vegliantino
e saltò della terra in su
e disse: - Andianne al popol saracino! -
E pianse in sul cavallo amaramente,
quando
<span style="font-size:80%">41</span> e disse
valle, che presto i nostri casi avversi
faran per molti secoli famosa,
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e non guardare al peccatore Orlando. -
<span style="font-size:80%">42</span> Intanto
e tutta quella gente benedisse,
e dice: - Io vi perdono. - E confortava
Così piangendo
e poi la lancia alla coscia si misse;
e la bandiera innanzi era
la qual fue acquistata in Aspramonte.
<span style="font-size:80%">43</span> Ora ecco la gran ciurma
che Falserone ha presso i suoi stendardi,
e dicea: - Questi Franciosi e Piccardi,
quando in
tosto vedren se saranno gagliardi!
Oggi fia vendicato il mio figliuolo! -
E minacciava il conte Orlando solo.
<span style="font-size:80%">44</span> Io
ognun di questo ammaestrato sia,
che come Orlando si muove in effetto,
io gli trarrò per forza il cuor del petto;
ognun si scosti, la vendetta è mia,
ché Ferraù,
degno fu certo
<span style="font-size:80%">45</span>
e tante busne e corni alla moresca
che rimbombava per tutti i valloni,
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tante divise, la più nuova tresca,
era cosa a veder per certo oscura,
e fatto arebbe
<span style="font-size:80%">46</span>
e sopra tutto Falserone Orlando,
parea quando più forte freme il mare,
Scilla e Cariddi
e tutta
come si dice del mar della rena.
<span style="font-size:80%">47</span> Quivi eran Zingani, Arbi e Sorïani,
dello Egitto e
e sopra tutto di molti marrani
che non avevon fede ignuna propia,
di Barberia,
ed Alcuïn, che questa istoria copia,
dice che gente di Guascogna
pensa che ciurma è questa prima schiera!
<span style="font-size:80%">48</span> Ed avean pur le più strane armadure
e i più stran cappellacci quelle genti:
certe pellacce sopra
di pesci, coccodrilli e di serpenti,
e mazzafrusti e crave, accette e scure;
e molti i colpi commettono
con dardi ed archi e spuntoni e stambecchi
e catapulte che cavon gli stecchi.
<span style="font-size:80%">49</span> Quivi già i campi
da ogni parte si gridava forte:
chi vuol lesso Macon, chi
ognun volea del nimico far torte.
Dunque vegnamo alla battaglia tosto,
sì
che con la falce minaccia ed accenna
<span style="font-size:80%">50</span> Orlando aveva alla sua gente detto:
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Astolfo il primo si mosse in effetto;
vennegli incontra Arlotto di Soria,
e
e - Siragozza! - si sentiva e - Francia! -
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che vien di verso il campo saracino;
e con sopportazion tutto sia detto
che invero Astolfo
<span style="font-size:80%">52</span> tanto che, come la lancia ebbe in resta,
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In questo tempo allo scudo giugnea
il saracin con sì fatta tempesta
che mancò poco che non
a questa volta
se non che a schembo la lancia lo prese.
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perché la lancia alla vista gli appicca;
e fu quel colpo per modo possente
e mandò presto fra la morta gente
Adunque Astolfo ha fatto il suo dovuto,
poi che il pagano e non lui è caduto.
<span style="font-size:80%">54</span> Allora il franco Angiolin di Baiona
diceva: - Orlando, io
E detto questo, un suo giannetto sprona
che miglior corridor non avea il mondo.
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e calaron le lance ambo giù basse;
<span style="font-size:80%">55</span> e
ché
ed Angiolin pel colpo di Malducco
se
ma non pertanto è il suo valor ristucco;
e perché
gli
tanto che ruppe del cimier la coppa;
<span style="font-size:80%">56</span> e se non fusse che trasse il cavallo
quando
sì che, traendo, aiutava rizzallo,
era la corda rasente alla cocca.
Avino intanto saltava nel ballo:
la lancia abbassa e
- Chi meco vuol giostrar - gridando forte
- venga a trovarmi, e troverrà la morte! -
<span style="font-size:80%">57</span> Partissi della schiera
re Mazzarigi, un uom molto superbo,
che confessò la legge
e rinnegò poi Cristo e
e come
il colpo del pagan fu molto acerbo;
pure Avin gli rispose con la lancia,
ma questa volta della morte ciancia.
<span style="font-size:80%">58</span> Ulivier si
ché non potea più star saldo alle mosse.
Il re Malprimo, come
Or qui, sanza operare altro pennello,
si cominciono a far le lance rosse,
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tal che più oltre la punta si stese
ed una costa del petto gli ammacca,
ché la corazza o
ma pur la lancia alla fine si fiacca;
ed Ulivier di cader consigliossi,
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<span style="font-size:80%">62</span> Ulivier non si misse nella pressa
Intanto in resta la lancia avea messa
Turpino, e salta che pare un capretto,
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e ruppel come bambola di specchio,
sì che dal petto fatica gli tolse.
Ma Turpin sa ancor
e perché il saracin civettar volse,
e schiacciò
e in questo modo lo guarì del sordo.
<span style="font-size:80%">64</span> Orlando aveva nel suo colonnello
di Normandia quel possente Riccardo
e Guottibuoffi e
che tanto fu questo giorno gagliardo,
Avolio, Avin, Berlinghieri e
e Sansonetto e
e tutti gli altri paladin di Francia,
gente
<span style="font-size:80%">65</span> Or quando Orlando e la schiera si mosse,
pensi chi legge che il furore e
di Vulcan parve la fucina fosse,
tanto
e Marte credo nel ciel si riscosse;
e tante lance si calorno a piombo
e il cielo e
<span style="font-size:80%">66</span> Falseron,
di ritrovarsi alle man con Orlando,
fu
quando
che Lucifer pareva scatenato:
«Apollin,» disse «io mi ti raccomando:
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il tuo Marsilio e tutta la sua corte,
che si vorrebbe con teco impiccarlo!
Questo è il tributo che
<span style="font-size:80%">68</span> Non ti vergogni
e dato il bacio come Scarïotto,
quando di Francia ti fusti partito? -
Line 620 ⟶ 615:
<span style="font-size:80%">69</span> Maraviglia fu grande, al parer mio,
che gli passò lo scudo,
e
e benché Falseron presto morìo,
nïente della sella si fu mosso,
tanto che gnun del suo caso
Orlando col cavallo oltre trascorse;
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ché nel passar non lo vide cadere;
ma come questo toccòe con la spada,
sùbito cadde
e maraviglia non fu perché
ma perché, come alla terra fu giunto,
dicon che il corpo disparì in un punto.
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La gente sua vi corse con gran fretta,
e scesi in terra e distesa la mano,
il guscio il granchio, ché drento era vano.
O nuovo caso, o segno, o gran portento,
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ognuno spazzerebbe la campagna,
tanto ne preson terrore e sconforto;
ma
ché il re Marsilio, per veder più scorto,
recato
e circundava tutta quella valle,
sì che voltar non potevon le spalle.
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e sette braccia il pagano era giusto.
Berlinghier vide venir questo cero,
e non guardò perché
e
ma con la lancia gli correva addosso.
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questo ghiottone, adattata a suo modo,
e porta quella al petto per iscudo:
la lancia il passa, benché
e tanto il ferro temperato è crudo
che gli sbarrò della piastra ogni nodo,
Line 674 ⟶ 669:
<span style="font-size:80%">75</span> e cacciògli nel petto più che mezzo
il ferro: benché
il colpo, pure
e se non fusse che il caval misse ale,
ma così tosto non fugge uno strale
che si diparta da corda di noce,
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Orlando fa come un vento fracasso,
ed avea sempre appresso il conte Anselmo
che facea spesso risonar
<span style="font-size:80%">77</span> Ulivieri Altachiara avea ristretta
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dando e togliendo di maturi ingoffi.
<span style="font-size:80%">78</span> Marco e Matteo,
di San Michele, ed io truovo del Monte,
per Runcisvalle con la spada in mano
Line 707 ⟶ 702:
e Turpin caccia le pecore al monte.
Angiolin di Bordea solo era morto
<span style="font-size:80%">79</span> Or lasciam così il campo insieme stretto.
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alla battaglia col suo Ricciardetto?
Che ne venìa con un desio sì caldo
quel che faceva Marsilio ribaldo;
ed Astaròt ogni cosa dicea,
Line 720 ⟶ 715:
<span style="font-size:80%">80</span> E Ricciardetto si consuma e rode,
quando sentia la battaglia rinforza
e
e come il campo
e benché pur
pargli
e ritrovarsi nel mezzo alle busse,
e gittò
<span style="font-size:80%">81</span> E come presso a Runcisvalle sono
calati giù
onde
del suon
dicea Rinaldo: - Io credo
(dico così quel
che
in mezzo, dove è quaggiù Bianciardino. -
<span style="font-size:80%">82</span> Disse Astarotte: - Bianciardino è quello
che attorno va con quella sopravvesta.
Noi ce
tra le campane, e soneremo a festa
quando vedren che tu farai macello;
e Squarciaferro ti si manifesta
(rogatus rogo, intendi quel
che in ogni modo vuole esser tuo amico.
Line 758 ⟶ 753:
e ringraziare Astarotte suo vuole,
e così Squarciaferro e Farferello;
poi gli rispose: - Astaròt,
il tuo partir quanto fussi fratello;
e
gentilezza, amicizia e cortesia.
<span style="font-size:80%">85</span> E se lecito
qualche volta mi torna a rivedere,
e Squarciaferro e Farferello ancora,
e quel Signor che la mia legge adora
prego, se il prego dovessi valere,
Line 772 ⟶ 767:
ché ristorar non vi posso altrimenti. -
<span style="font-size:80%">86</span> Disse Astarotte: - Se vuoi
una grazia sol chieggio, qual puoi farmi,
e poi contento da te me ne mandi:
Line 785 ⟶ 780:
- Io ti sono obligato in sempiterno, -
disse Rinaldo - e così il mio fratello;
però, non
iscriverrò di buono inchiostro a quello,
e farà ciò che vorrai Malagigi.
Pensa
<span style="font-size:80%">88</span> E manderògli un messaggier volando,
Line 795 ⟶ 790:
sì dolce è stata la tua compagnia. -
Disse Astaròt: - A te mi raccomando. -
E disparì
che parve proprio un baleno sparissi
e che la terra di sotto
<span style="font-size:80%">89</span> In Runcisvalle una certa chiesetta
era in quel tempo,
quivi stetton coloro alla veletta
per ciuffar di quelle anime pagane,
come sparvier tra ramo e ramo aspetta;
e bisognòe che menassin le mane
e che battessin tutto
a presentarle
<span style="font-size:80%">90</span> Pensa quel dì se menoron la coda
Eaco, il gran Minòs e Rodomanta,
e quel Satàn se tu credi che
e se Caron nella sua cimba canta,
rassetta i remi, e la vela rannoda
col mataffione, e le vele rammanta;
e se si fece più
giù nello inferno e taferugia e tresca!
<span style="font-size:80%">91</span> E così in Ciel si faceva apparecchio
e perché Pietro alla porta è pur vecchio,
credo che molto quel giorno
e converrà
tanto gridavan quelle anime - Osanna! -
sì che la barba gli sudava e
<span style="font-size:80%">92</span> Or ritorniamo a Rinaldo, che assalta
il campo in mezzo, e come
sùbito rossa si fece la malta:
ed arà fatto buono scaltrimento,
Line 836 ⟶ 831:
<span style="font-size:80%">93</span> Avea Marsilio il suo popol pagano
e
chi dovessi ferir di mano in mano;
Rinaldo,
sapea il pericol
che guasto non gli sia
perché
che la battaglia è solo obedïenzia:
<span style="font-size:80%">94</span> «Non ti partir di qui se a te non torno,
cioè
«
la tramontana, o nave surta in porto!».
E perché molti già prevaricorno,
cognobbe del nimico qui il periglio,
e come savio
<span style="font-size:80%">95</span> Parve a Marsilio, che stava a vedere,
che i pagan combattessin
ché non potea di Rinaldo sapere;
e bisognò che calassi giù
perché
e non
e disse: «Gano è un malvagio gatto;
e Bianciardin chi sa quel che
<span style="font-size:80%">96</span> E dubitò
perché pure era stato in Francia a Carlo,
che non avessi arrecato qualche oppio
Line 872 ⟶ 867:
<span style="font-size:80%">97</span> Rinaldo, quando Marsilio ha veduto,
diceva a Ricciardetto: -
Lo star qui tutto sarebbe perduto:
tempo fia ora a ritrovare il conte. -
Line 881 ⟶ 876:
<span style="font-size:80%">98</span> Rinaldo aspetta che il cerchio sia fatto;
e come
Baiardo fece girare in un tratto,
e volle un colpo fare a suo diletto,
Line 889 ⟶ 884:
e caddon tutti i mozziconi in terra.
<span style="font-size:80%">99</span> E quando
ognun si scosta per la maraviglia,
e dicevano, alzate le visiere:
- Chi è costui
Rinaldo Orlando voleva vedere
e inverso il campo girava la briglia
dove combatte la gente di Francia,
e tolse a un
<span style="font-size:80%">100</span> Orlando, quando lo vide venire
con tanta furia, come
giurato arebbe, al cavallo, allo ardire,
che fussi certo, come egli era, desso;
intanto vede il lïone scoprire,
e non capea
e fu tanto il desio che il cor disserra
che cadde quasi del cavallo in terra.
Line 912 ⟶ 907:
tanto gaudio nel cor sente in un punto
che gli spirti vital, quel sendo aperto
e già per
usciron quasi della ròcca fora:
ché spesso avvien
<span style="font-size:80%">102</span> Gran festa Orlando alla fine facea,
ritornato in se stesso, al suo cugino,
e domandava, e Rinaldo dicea
e ciò che Malagigi fatto avea;
ed Ulivier, tornato in suo domìno,
Line 925 ⟶ 920:
Lazzer pareva del sepulcro uscito.
<span style="font-size:80%">103</span> Il campo
ché i paladin ristretti erano insieme
e molto avevon questo danneggiato,
tanto
Orlando mille volte ha rabbracciato
Rinaldo pure, e
e spera ancor di salvar la sua gente
quando
<span style="font-size:80%">104</span> E fece il campo rinfrescare intanto
e rassettar, ché
e poi dicea con Rinaldo da canto:
- O fratel mio, tanto vederti agogno,
che quando io
io penso pur
Ringrazio il Cielo e più altro non chieggio,
ché innanzi alla mia morte io ti riveggio.
<span style="font-size:80%">105</span> Vorrei che tu
trovato, a venir qua fin dello Egitto;
pur tuttavolta di vederti godo
e par che
E benché io non mi dolga, anche non lodo
che tu non
quantunque doppio sia questo conforto,
vederti vivo ove io pensavo morto.
<span style="font-size:80%">106</span> Sappi
disse Rinaldo - e così Ricciardetto;
ma non sono a buon porto capitate,
Line 958 ⟶ 953:
Or lasciàn le parole addentellate,
ché tutto il mondo qua ti veggo appetto.
Dimmi, cugin, quel che tu vuoi
ché il tempo è breve e fortuna minaccia.
Line 964 ⟶ 959:
anzi Marsilio, anzi altro Scarïotto, -
rispose Orlando - ci dètte speranza
di far la pace, e inganno
così con questa pitetta leanza
Carlo aspetta a San Gianni, il sempliciotto,
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<span style="font-size:80%">108</span> Poi che tu ti partisti ed io rimasi,
par che il Ciel sopra me disfoghi ogni ira;
che la Fortuna, che in più modi gira,
tanti non credo che ne intenda quasi;
onde
del qual più tempo è
<span style="font-size:80%">109</span> Da poi in qua
non mi poté mai più bene incontrare:
né creder tu che mi fusse già caro,
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vendetta debbe or nel Cielo esclamare,
il qual con Carlo ha conceputo sdegno,
ché assai dato gli avea
<span style="font-size:80%">110</span> Credo, Rinaldo mio,
benché tanti pagan prima morranno
che sempre si dirà di Runcisvalle. -
Disse Rinaldo: - Non ti dar più affanno.
Ecco Marsilio che
con tutto il popol di Serse e di Dario:
non
<span style="font-size:80%">111</span> Marsilio a Bianciardino aveva detto,
poi
- O Bianciardin, tu
Io non lo intendo questo caso strano:
Orlando è là con la mia gente appetto;
Rinaldo so
ed al presente si truova in Egitto
con Ricciardetto: così Gan
<span style="font-size:80%">112</span> Rispose Bianciardin: - Qua son venuti
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e dispariti, e poi non gli ho veduti:
credo che sieno diavoli incantati,
ché
e fatto han quel che non parea possibile.
<span style="font-size:80%">113</span>
e in modo le percosse spesseggiare
che sonavano a doppio due campane.
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e seguir cose che non sono umane,
ché si sentì una spada fischiare
<span style="font-size:80%">114</span> Per che Marsilio rispondeva allotta:
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Macon, che a questa volta è disonesto;
e per tagliar più le parole corte,
sappi
<span style="font-size:80%">116</span> Orlando a Falseron tolse la vita,
e Ricciardetto è venuto e Rinaldo,
e spezza il ferro, e
pensa se
Però tutta la gente
Disse Marsilio: - Becco, can ribaldo,
o Macon crudelaccio e sanza fede,
maladetto sia tu e chi ti crede!
<span style="font-size:80%">117</span> Io non
traditor, ghiotto, pien
Può fare il Ciel che qua Rinaldo sia?
Tu
accompagnarlo, come quel Tobia.
Ora aren noi rïavuta la Spagna,
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e se fu anche gentile e discreto,
come in altro cantar già dissi e scrissi,
io il dico
ché questo non emenda altro defetto:
<span style="font-size:80%">119</span> ché
castità, santimonia e devozione,
e la sua vita per modo dipignere
che il popol
Ma
diciàn che si dolea di Falserone
e bestemmiava il Ciel devotamente,
pur come io dissi, in modo
<span style="font-size:80%">120</span> Sia maladetto il dì che il conte Gano
a Siragozza, quel malvagio, venne,
che mi mostrò di porre il cielo in mano
ché
che si ricorda un detto savio antico,
che
<span style="font-size:80%">121</span> Bianciardin, tu mi dicesti tanto,
allor
però che quel dovea significare
dicesti
e sparger si dovea
Ma pure alfin sarà quel
<span style="font-size:80%">122</span> Ed io pur semplicetto fui e folle,
e non credetti a tanti strani augùri,
ché qualche deïtà benigna volle
ammaestrarmi
sanza chiamar gli spirti nelle ampolle
e i nigromanti, a interpetrare oscuri!
Omè, che
ma troppo a quel
<span style="font-size:80%">123</span> Ed or tra male branche son condotto,
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ché il tradimento sentirà di botto:
tanto che tosto Ibero sarà rosso,
che
e in pianti e strida ed urla Siragozza. -
<span style="font-size:80%">124</span> Intanto il gran tumulto
innanzi
il campo che fuggiva
come innanzi
o spesso in parco i cavriuoli e i dani,
tal che le grida
e sopra tutto Rinaldo gli caccia,
e mentre uccide
<span style="font-size:80%">125</span> Quando Marsilio ha veduto venire
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riprese, come disperato, ardire,
e innanzi pinse tutta la sua gente,
e disse: «Io so
ma qualcun altro sarà ancor dolente!»;
sì che le schiere ambo scontrate sono,
e rimbombava in ogni parte il suono.
<span style="font-size:80%">126</span> Rinaldo, quando
gli parve essere in Ciel
tra suoni e canti, e nel mezzo si scaglia,
e minacciava
- Tutti sarete straziati, canaglia! -
e cominciava a far
e mozziconi e uomini da sarti,
e spesso appunto faceva due quarti.
<span style="font-size:80%">127</span> E così dalla parte
eran venuti con Marsilio innanzi
uomini degni e tanti capitani
e faranno ben contro
e insegneranno
forse la solfa della Margherita,
<span style="font-size:80%">128</span> Bianciardino avea seco Chiarïello
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Fieramonte di Balzia e il re Fiorello,
e Balsamin, che è peggio che la morte,
che sarà
e
che facea forse a non venirvi il meglio.
<span style="font-size:80%">129</span> Brusbacca
e Mattafirro, un feroce pagano,
che non si
quanto costui farà
e non si lasci indrieto Sirïonne,
che porta un bastonaccio sconcio in mano:
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<span style="font-size:80%">130</span> E nella terza schiera vien davante,
sotto
Grandonio e
in compagnia del re Marsilïone,
e Zambuger, che ancora è piccol fante
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tanto che molto è questa schiera magna.
<span style="font-size:80%">131</span>
tante lance abbassate che
che tremi sotto
tanta gente in un tratto si movea.
Taccia chi scrisse Canni o Transimeno,
ché Marte credo paura
e Giuppitèr alla ròcca sua cresca
a questa volta più
<span style="font-size:80%">132</span> Orlando disse: - Con Marsilïone
lasciate a me la battaglia,
lo tratterò come il suo Falserone,
e pagherà
ché non crede il ribaldo anche in Macone,
e spergiurato ha nel Cielo ogni Iddio
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nella battaglia è con la spada entrato,
e transcorreva a suo modo lo stuolo
tanto che spesso si ritruova solo:
della qual cosa
e non sapeva interpetrare il testo,
ché sua prodezza non dovea far questo.
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per la battaglia di mirabil pruove;
e Terigi anche venìa punzecchiando,
che si pascea
<span style="font-size:80%">135</span> Ulivier con la spada suona spesso
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non portavan più oltre le cervella,
ché tutte saltan fuor del capo fesso;
tanto
ed ognun fugge la furia di Vienna,
che con la spada quel dì non accenna.
<span style="font-size:80%">136</span> Il valoroso duca
fece quel dì quel che in molti anni ferno
già molti cavalier mastri di guerra.
Oh, quanti saracin manda
Le strette schiere a sua posta disserra:
non si
E Berlinghier ritrovò Finadusto
con quel bastone
<span style="font-size:80%">137</span> e benché molto con lui sia pitetto
si ricordò della eccellenzia antica,
e non potendo ferirlo
perché
alzò la spada insino al gorzaretto;
e se tu vuoi, lettor, che il ver si dica,
vedrai
<span style="font-size:80%">138</span> Era il sangue alto insino alle ginocchia,
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e prese appunto ove egli aveva un neo
e rïuscì di drieto pel cervello:
pensa se cadde in su la terra quello!
Non si poteva por più appunto a sesta;
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<span style="font-size:80%">140</span> Aveva il conte Anselmo il giorno seco
appresso sempre il buon duca Egibardo,
e spesso corse insino allo stendardo,
e disse: - Che
e molto fu reputato gagliardo;
tanto che il campo in modo spaventava
<span style="font-size:80%">141</span>
prima che il busso agli orecchi pervegna
della percossa, in sù tornato il brando,
come avvien
E Turpin più non veniva segnando
col granchio in man, ma con la spada segna,
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e Guottibuoffi non volea fuggire,
ma con la spada va crescendo il lago
e cerca sol come
Ognun più che
sì che quel verso si poteva dire
per la battaglia e pel crudele scempio:
«Sangue sitisti, ed io di sangue
<span style="font-size:80%">143</span> Angiolin di Baiona e di Bellanda
ognun feriva molto ardito e franco;
Ottone il campo scorrea
Avin non si tenea la spada al fianco;
Rinaldo tanti a Astarotte ne manda
Avolio e Marco e
ognun parea come egli era gagliardo.
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un tratto a caso trovò Buiaforte
e in su la testa gli dètte col brando;
e perché
o forse incantato era, al colpo ha retto;
ma della testa gli balzò di netto.
<span style="font-size:80%">145</span> Orlando prese costui per le chiome
e disse: - Dimmi, se non
di questo tradimento appunto e come,
e se tu il
e
Onde il pagan rispose con gran grido:
- Aspetta!... Buiaforte... io te lo dico...
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<span style="font-size:80%">146</span> Orlando, quando intese il giovinetto,
sùbito al padre suo raffigurollo:
lasciò la chioma, e poi
per tenerezza, e
e disse: - O Buiaforte, il vero hai detto:
il Veglio mio! - e da canto tirollo:
- Di questo tradimento dimmi appunto,
poi che così la fortuna
<span style="font-size:80%">147</span> Ma ben ti dico, per la fede mia,
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poi disse: - Orlando mio, datti conforto!
Il mio signore a forza qua mi manda,
ed obbedir convien quel
<span style="font-size:80%">148</span> Io son della mia patria sbandeggiato;
Marsilio in corte sua
e promesso rimettermi in istato:
io vo cercando consiglio ed aiuto,
poi
e per questa cagion qua son venuto;
e
non ho morto nessun nella battaglia.
<span style="font-size:80%">149</span> Io
sentito a tutto il mondo, che nel core
sempre poi
e so del padre mio
Del tradimento, tu tel puoi pensare:
sai che Gano e Marsilio è traditore;
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ché così il vostro Gano ha ordinato:
vedi che ignun non gli pon lancia in resta,
ché il signor nostro ce
Disse Orlando: - Rimetti
e torna alla battaglia al modo usato.
Vedren che seguirà; tanto ti dico:
<span style="font-size:80%">151</span> Poi disse: - Aspetta un poco, intendi saldo,
che non ti punga qualche strana ortica:
sappi
guarda che il nome per nulla non dica,
che non dicessi in quella furia caldo:
«Dunque tu
sì che tu giuochi netto, destro e largo,
ché ti bisogna aver qui gli occhi
<span style="font-size:80%">152</span> Rispose Buiaforte: - Bene hai detto.
Se la battaglia passerà a tuo modo,
ti mosterrò che amico son perfetto
come fu il padre mio,
Ma perché il tempo a tante cose è stretto,
noi faren punto alla materia e nodo,
che sarà piena
con
</poem>
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