Morgante/Cantare decimosettimo: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Conversione intestazione / correzione capitolo by Alebot |
Correzione pagina via bot |
||
Riga 1:
{{Qualità|avz=75%|data=22 settembre 2009|arg=Poemi epici}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Cantare decimosettimo|prec=../Cantare decimosesto|succ=../Cantare decimottavo}}
<poem>
<span style="font-size:80%">1</span> Virgine innanzi al parto ed ora e sempre,
Virgine pura, Virgine beata,
Virgine che
Virgine degna, Virgine sacrata,
Virgine
Virgine con Gesù nostra avvocata,
Virgine piena di grazia e di gloria,
Virgine etterna, aiuta la mia storia.
<span style="font-size:80%">2</span> Sappi
nella città la figlia del Soldano;
ma la Fortuna, che sue rote gira,
e di me fatto il berzaglio e la mira.
Or pur torrai questa alfana, pagano,
ché
e
<span style="font-size:80%">3</span> nella città
alla battaglia armato, non in sella,
ché vuol
vedrai che gli parrà buona novella. -
Gualtier sopra
e presto in Bambillona andava
e quel
<span style="font-size:80%">4</span> Diceva Antea: - Può farlo la Fortuna
Line 45 ⟶ 40:
<span style="font-size:80%">5</span> e Ricciardetto avea trattato in modo
che mai nessun disagio comportòe:
tanto la strigne
Poi, fatto questo, al Soldan se
- Voi non sapete - disse - quel
però quel
Rinaldo fuor
a piè, soletto, sol con
<span style="font-size:80%">6</span> Il Soldan disse: - Molto strano è il caso
così sanza caval sia sol rimaso. -
E disse: - Che
che
Sai che Rinaldo ha pur molta possanza,
né la fortuna ritentar vorrei.
Line 62 ⟶ 57:
<span style="font-size:80%">7</span> Forse che Gano ebbe a pensare a questo,
e la risposta apparecchiata ha presto;
disse: - Soldan,
non metteren così in un tratto il resto,
ma minor posta
Se Rinaldo ama la donna famosa,
credi per lei che farebbe ogni cosa.
<span style="font-size:80%">8</span>
che sta nella montagna
e tutto il regno tuo tiene in sospetto:
la tua fanciulla con parole accorte
conchiugga con Rinaldo questo effetto:
che
che rïarà i prigioni, e tutti i patti
gli osserverai che in Persia furon fatti. -
<span style="font-size:80%">9</span> Era il Soldano uom molto scozzonato,
e
e fra sé disse: «Ecco uomo scelerato!
Ecco ben traditor di fine razza!».
Rispose: - Io lodo quel
E la sua figlia confortò
al suo Rinaldo e questo domandassi.
<span style="font-size:80%">10</span> Ella rispose al Soldan
e quando più poté si facea bella:
missesi indosso una leggiadra vesta
ove fiammeggia
nel campo azurro, molto ben contesta
di seta ricca, e poi montava in sella
Line 99 ⟶ 94:
<span style="font-size:80%">11</span> Quando Rinaldo Antea vede venire,
sente nel cuor di sùbito un riprezzo
«Ecco il sol» disse «fra le stelle in mezzo».
Giunse la donna che
vide che
appiè
in sul pome appoggiato della spada,
<span style="font-size:80%">12</span> e disse: - Mille salute a Rinaldo!
Qual fato ingiusto o qual fortuna vuole
Quando Rinaldo sentì le parole,
non potea il cor nel petto stargli saldo,
e disse: - Ben ne venga il mio bel sole!
Qual grazia qui ti manda a confortarmi?
Ma dimmi: dove hai tu lasciate
<span style="font-size:80%">13</span> Rispose la fanciulla: - Ah, puro e soro!
A quel che ci bisogna ogni arme è buona;
far come Tisbe mia di Bambillona,
poi che noi siamo appiè del gelso moro,
Line 125 ⟶ 120:
<span style="font-size:80%">14</span> Io son venuta perché il padre mio
vuol
se tu
e ciò che in Persia già ti promissi io.
Non so se ricordar sentito
ma molto suona la sua possa magna,
e
<span style="font-size:80%">15</span> E statti
se tu farai, Rinaldo, quel
Ma dimmi come sia rimaso a piede,
e
Piglia questo caval, che, per mia fede,
se non
Disse Rinaldo: - In un deserto folto
rimase Orlando, e
<span style="font-size:80%">16</span> E
e son venuto a piè più che di trotto;
né voglio altro caval mai cavalcare,
insin che
Or, perché sempre mi puoi comandare,
colui che
fammi assaper,
<span style="font-size:80%">17</span> E
per lo tuo amor due pezzi ne faròe:
così ti giuro, e so che mai non erro.
E
di ciò che fu
Rispose Antea: - Con teco manderòe
un
e questo can malfusso te lo
<span style="font-size:80%">18</span> Io mi ritorno drento alla città,
ché tempo non è or da far soggiorno.
e libero ciascun di lor sarà,
Rinaldo, in ogni modo al tuo ritorno.
Macon sia teco! - E poi voltò il cavallo,
ché
<span style="font-size:80%">19</span> E ritornossi sospirando drento,
e ridiceva al Soldano ogni cosa.
Non domandar come Gan fu contento:
e perché
disse così: - Se tu vuoi còr la rosa
a tempo e sanza pugnerti la mano,
Line 181 ⟶ 176:
or mi parrebbe la tua figlia andassi
a Monte Albano intanto a porre il campo,
e
prima che sia raffreddo questo vampo.
Orlando non
ma sol Guicciardo, Alardo e Malagigi;
e preso Montalban, preso è Parigi.
<span style="font-size:80%">21</span> Questo Ulivieri e questo Ricciardetto
Carlo in Parigi è rimaso soletto,
e per paura attenderà a guardarlo.
Qui è il partito vinto e
pur che tu sappi, signor mio, pigliarlo. -
Donde al Soldan troppo la
e ciò
<span style="font-size:80%">22</span> e la figliuola scongiurava e priega
Line 201 ⟶ 196:
come colei che Rinaldo molto ama;
e molto saviamente al padre allega
che sempre più
e che Rinaldo voleva aspettare
e ciò
<span style="font-size:80%">23</span> Il padre rispondea: - Prima
dal Veglio, o che gli dia sì tosto morte,
saranno trapassati molti giorni:
tu sarai a Montalban prima alle porte
ed oltre a questo, Orlando or non è in corte,
né Ricciardetto, Ulivieri o Rinaldo:
Line 215 ⟶ 210:
<span style="font-size:80%">24</span> Quando Rinaldo sarà ritornato,
ciò che promesso gli hai fia osservato,
e giusto mio poter farégli onore
Line 221 ⟶ 216:
quivi si poserà, sendo signore.
Diren che nella Mecche tu sia andata
e
<span style="font-size:80%">25</span> Gano in sul fatto diceva parole
Quando Antea vide che
rispose che parata era a suo destro.
Fannosi insegne, come far si suole,
e fornimenti per luogo campestro;
padiglioni e trabacche
e tutta
<span style="font-size:80%">26</span> Non credo che mai tanto martellassi
in Mongibello il gran fabbro Vulcano
quanto per tutta Bambillona fassi;
e chi portava
racconcia le saette
chi la sua scimitarra piglia in mano
e vuol veder
chi briglie e selle e chi staffe rinuova.
Line 245 ⟶ 240:
alla figliuola, e sono accomiatati,
e dati tutti al vento i lor pennoni.
Guardava Antea
e tutti gli vagheggia in sugli arcioni,
e dice: «Io vedrò pur Cristianitade,
castella e ville e tutte le cittade,
<span style="font-size:80%">28</span> le sue marine, i boschi, i monti e
e
del mio Rinaldo, detto Monte Albano;
vedrò la bella chiesa San Dionigi;
vedrò il Danese, Astolfo e Carlo Mano,
e
potrò ciò
<span style="font-size:80%">29</span> Combatterò
Rinaldo tornerà, così Orlando,
e proverrommi con lor forse allora:
la fama insino al ciel
Così di queste cose
mentre che a ciò pensava cavalcando,
come colei che sol bramava onore
Line 269 ⟶ 264:
<span style="font-size:80%">30</span> Gan per la via con lei molto parlava,
- Così faremo - e molto confortava,
dicendo spesso: - Per la fede mia,
del traditor Rinaldo non mi grava.
arete tutto il reame di Francia
sanza operare spada molto o lancia.
<span style="font-size:80%">31</span> Io ho parenti, amici in ogni lato:
come
Diceva Antea: «Guata uom bene ostinato!
Chi dice traditor, certo non erra;
Line 288 ⟶ 283:
<span style="font-size:80%">32</span> Così costor ne vanno a Monte Albano.
Or ritorniamo un poco al suo signore.
Rinaldo e
vanno a quel Veglio crudo e peccatore.
Dicea Rinaldo allo scudier pagano:
- Monta in su questa alfana per mio amore,
ché insin che
altro destrier già mai cavalcheròe. -
<span style="font-size:80%">33</span> Non voleva il pagan per riverenza,
ma poi per riverenza anco
Vanno parlando della gran potenza
di quella aspra persona e maladetta.
Line 309 ⟶ 304:
Disse il pagan: - Qui sta quel can ghiottone
in quel palagio che vedi; io il cognosco
insin di qua,
E mostrò quello a Rinaldo, che stava
alla finestra e pel bosco guardava.
<span style="font-size:80%">35</span> Come
gridò da quel balcon: - Che gente è questa?
Venne alla porta con molta tempesta.
Disse Rinaldo: - A te sanza altre scorte
venuti siam per
e vengo a dare a te quel che tu
per onta e disonor di Macometto.
<span style="font-size:80%">36</span> So che tu
e son venuto qui per vendicallo
di ciò che fatto gli hai pel tempo antico,
ché contro a lui commesso hai più
Rispose il Veglio: - Io fui sempre suo amico
per ogni tempo, e tutto il mondo sallo;
e perché cavalier mi
<span style="font-size:80%">37</span> Questo Soldan già, sendo addormentato,
Line 336 ⟶ 331:
una montagna addosso gli cadea;
ed ha per questo sogno interpetrato
a combatter con meco, e finalmente
della battaglia si partì perdente.
<span style="font-size:80%">38</span> Questo sospetto fa che mi persegua
e cerchi quanto
sanza voler con meco accordo o triegua.
Ma se questa sentenzia è stabilita
in Ciel, se innanzi a me non si dilegua,
convien che finalmente sia essaudita.
Or se tu
aspetta tanto
<span style="font-size:80%">39</span> Disse Rinaldo: - In ogni modo voglio
Line 353 ⟶ 348:
ché altrimenti combatter non soglio.
Vedren come al mio brando sarà dura;
e forse ti farò giù por
e più il Soldan non istarà in paura. -
Armossi il Veglio allor di tutta botta
Line 364 ⟶ 359:
e disse: - Io ti farò mutar di gusto,
come tu assaggi di queste picchiate;
ché,
di Bambillona
<span style="font-size:80%">41</span> Ma
il nome tuo e se tu
poi che tu parli sì superbo e audace
e vuoi far le vendette del Soldano. -
Disse Rinaldo: - Ciò non mi dispiace.
Io sono il gran signor di Montalbano;
e per amor
ché lo farò pria che da te mi parti.
<span style="font-size:80%">42</span> E so che per la gola, Veglio, menti
non sette come te
Oltre, io ti sfido per amor di lei;
ed hogli fatti mille sacramenti
che sanza il capo tuo non tornerei;
e nel partir mi donò questa stella
<span style="font-size:80%">43</span> ed io gli donerò, per cambio a questo,
il capo tuo, malvagio traditore. -
Turbossi il Veglio nella fronte presto
quando
e se fussi il partirsi stato onesto,
si dipartia, sì gli tremava il core;
Line 395 ⟶ 390:
<span style="font-size:80%">44</span> Rinaldo aveva gli occhi a quelle palle:
gli facevon le gote altro che gialle;
pur
ché non poté così netto schifalle,
tanto che
dunque
e con lo scudo e col brando si cuopre.
<span style="font-size:80%">45</span> E come
il
quando alle gambe, quando alla barbuta;
con
per riparare, e
ché lo schermire era
ma ogni volta riparar non puossi,
e spesso con
<span style="font-size:80%">46</span> Quando ebbon combattuto
Rinaldo un tratto Frusberta sù alza
per mostrare a quel colpo sua virtùe:
un cappellaccio
per la percossa, che sì aspra fue
che
e cadde come il tordo sbalordito,
tanto
<span style="font-size:80%">47</span> E risentito, disse: - O cavaliere,
io mi
ché mi potevi uccidere a giacere:
da ora innanzi, famoso barone,
di mia persona fanne il tuo volere. -
Disse Rinaldo: - Per mio compagnone
con meco in compagnia
<span style="font-size:80%">48</span> Rispose il Veglio: - Io son molto contento
seguitar cavalier tanto giocondo;
e
questo palagio, e ciò
e
Rinaldo disse: - A questo sol rispondo
che tu ci dessi da far collezione,
<span style="font-size:80%">49</span> Noi abbiam per un deserto caminato
dove pan non si truova né farina,
e so che
Abbiàn sanza vigilia digiunato,
ché ci partimo per tempo ier mattina. -
Line 450 ⟶ 445:
<span style="font-size:80%">50</span> e stanno così insieme a riposarsi.
Or ritorniamo ove io lasciai Antea,
tanto che un giorno alle mura giugnea
e con sua gente comincia accamparsi;
e poi mandò, come Gan gli dicea,
un messaggier di sùbito al castello
al buon Guicciardo e
<span style="font-size:80%">51</span> Il messo andò con la imbasciata in fretta,
Line 469 ⟶ 464:
che non sa che vendetta o che cagione
a questa impresa commossa abbi Antea,
e che restava pien
e che le chiavi
gli porterebbe lui sopra
per dargliel colla punta della lancia,
ché così era il costume di Francia.
<span style="font-size:80%">53</span> Tornò il messaggio, e fece la
della qual cosa Antea seco sorrise.
Guicciardo con Alardo e sua brigata
e tutta fu la terra rafforzata
e con le sbarre le strade ricise;
Line 486 ⟶ 481:
<span style="font-size:80%">54</span> La qual, come costor vide venire,
fecesi incontro benigna e modesta,
e dicea seco: «
che non sian di Rinaldo e di sua gesta,
tanto sopra il caval mostran
e di Rinaldo suo pur si risente.
E salutògli grazïosamente,
<span style="font-size:80%">55</span> e disse: - Tu, che innanzi agli altri guardo,
sanza che
dove ogni gentilezza si nutrica;
in cui risurge ogni eccellenzia antica.
Ma dimmi, ove hai tu lasciate le chiavi,
Line 506 ⟶ 501:
ma poi che così è, venuto in sella
sono in sul campo per la mia difesa;
e certo tu mi
che di combatter con teco mi pesa.
Se ignun
per la mia fé
<span style="font-size:80%">57</span> ed arei caro intender qual sia quello
che
per darti poi le chiavi del castello;
ché tu mi
né altro, fuor
e
cioè Orlando e Rinaldo
vidi star meglio armato in su
<span style="font-size:80%">58</span> Rispose allora a Guicciardo la dama:
Line 526 ⟶ 521:
Disse Guicciardo: - Se questa si chiama,
gentil madonna, come voi parlate,
forse
ma in Francia nostra mi par villania.
Line 532 ⟶ 527:
contento son, ma facciàn questo patto:
che a Bambillona dobbiate tornarvi
con tutta vostra gente,
se mi vincete, il castel
Rispose Antea: - Per Macon, ciò sia fatto.
Piglia del campo, gentil mio Guicciardo,
<span style="font-size:80%">60</span> Preso del campo, le lance abbassaro
e vengonsi a ferir con gran fierezza;
e poi che
il buon Guicciardo la sua lancia spezza,
e molti tronchi per
ma la fanciulla il colpo poco apprezza,
e per tal modo Guicciardo ha ferito
che di cadere alfin prese partito.
<span style="font-size:80%">61</span> Disse la dama: - Tu
Io
E mandò via Guicciardo al padiglione;
e inverso Alardo
e disse: - Piglia del campo, barone,
poi che Guicciardo della sella è fora. -
Alardo presto allor del campo tolse,
e
<span style="font-size:80%">62</span> Vanno più presto
di buon balestro o arco disserrata,
e pensa ognun la lancia in resta metta
quando fu tempo
e come insieme furono alla stretta,
tremò la terra e parve impaürata,
tanto Antea grida e
che
<span style="font-size:80%">63</span> Alardo nello scudo appiccò il ferro
e fece con la lancia il suo dovuto;
ma poco valse il colpo,
ché nol passò, benché sia molto acuto,
perché
e finalmente restava abbattuto,
tanto
<span style="font-size:80%">64</span> e funne al padiglion preso menato.
Quivi allor Ganellon con lei
disse la dama a Gan: -
far di costor? Rispondimi a tua posta. -
Quel traditor, che stava apparecchiato,
Line 584 ⟶ 579:
<span style="font-size:80%">65</span> Rispose la figliuola del Soldano:
- Non dubitate, cavalier,
colui per cui tenete Montalbano
giostrò con meco, e so che mi potea
uccider con la lancia
ma nol sofferse il ben che mi volea;
e per suo amor
e non sarà contento Ganellone.
Line 596 ⟶ 591:
quantunque io nol facessi volentieri,
e molto duol ne sento, vi prometto:
però
al padre mio e stonne con sospetto.
Rinaldo è ito acquistar pel suo meglio
Line 608 ⟶ 603:
contento drento al petto, pel mio Iddio.
Or questo traditor Gan rinnegato
si pentirà di quel
<span style="font-size:80%">68</span> E fecegli imbottire il giubberello
da quattro mamalucchi
né mai campana sonò sì a martello
quanto
Guicciardo ne godea, così il fratello.
Poi che battuto fu,
lo rizzon sù con ischerno e con beffe,
dicendo tutti: - Nasserì bizeffe. -
Line 629 ⟶ 624:
<span style="font-size:80%">70</span> Così in parte portò la penitenzia
il traditor di Gan
ché per occulta e divina sentenzia
sono assai volte i nostri error purgati;
ma voglionsi portar con pazïenzia,
non come Giuda andar
Dunque
per qualche via, chi luogo e tempo aspetta.
<span style="font-size:80%">71</span> Guicciardo ringraziò quanto più puote
la damigella di quel
ma per dolore il petto si percuote
e Ricciardetto, e bagnava le gote,
temendo che
ma quanto può dà lor costei conforto
che ignun di lor non gli fia fatto torto.
<span style="font-size:80%">72</span> Allor pregorno Guicciardo e
- Piacciati Antea venire, in cortesia,
a star del tuo Rinaldo nel castello,
tanto
Non ti bisogna omai combatter quello:
ogni cosa ti diamo in tua balìa. -
Line 656 ⟶ 651:
<span style="font-size:80%">73</span> Lasciamo Antea, che stava a suo piacere
a Montalbano, e
e molto onor, secondo il lor potere,
fanno i cristiani a questa donna eletta.
Orlando va con molto dispiacere
con quella sventurata poveretta,
come dicemo, che
da
<span style="font-size:80%">74</span> «Ove
Ove lasciato
Ove vai tu? Perché non son teco io?
Ove mi guidi, mio buon Vegliantino?
Line 674 ⟶ 669:
<span style="font-size:80%">75</span> Io maladico la fortuna ria;
io maladico Persia e
io maladico la disgrazia mia;
io maladico la gente affricante;
io maladico il Soldan di Soria;
io maladico Antea che volle amante;
io maladico Amor che
io maladico il nostro Ganellone».
Line 688 ⟶ 683:
che non ci voglia così abandonare. -
Orlando disse: - Dama, per mio amore
cavalca innanzi un
<span style="font-size:80%">77</span> Terigi e la fanciulla
Orlando allor di Vegliantino scese
e in terra nella via
le braccia al cielo umilmente distese
e
e la sua Madre, che in qualche paese
lo conducessi fuor di quel burrone;
Line 705 ⟶ 700:
io non mi leverò di terra mai,
se prima non allumini la mente
là dove il mio cugin condotto
o
o sano o infermo, o dove
<span style="font-size:80%">79</span> Io te ne priego per quella virtute
che tu donasti
venendo annunzïar nostra salute,
che tu mi guidi dove è il mio fratello;
e
come a Tobia mi manda Raffaello
che
<span style="font-size:80%">80</span> Per
pel sacrificio che Abram già ti
per ogni profezia che noi leggiamo,
pel tuo Davìt e pel tuo Moïsè,
Line 727 ⟶ 722:
per Giovacchin, Iosef e Zaccheria,
<span style="font-size:80%">81</span>
concedi tanta grazia ai tuoi fedeli
che dove è il mio cugin mi manifesti:
io te ne priego
In questo par
molto soave, che parea
dicendo: - Al tuo camin
ché sano e salvo troverrai Rinaldo;
<span style="font-size:80%">82</span> e troverrai il caval
e che
Poi fu sùbito un lampo disparito
che prima agli occhi gli apparve davante.
Line 746 ⟶ 741:
<span style="font-size:80%">83</span> Usciron della selva, e capitorno
a una gran città, che
signoreggiava, ed
Apparecchiavan certa collezione,
e due donzelli in questo vi passorno;
quella fanciulla a sua consolazione
e
<span style="font-size:80%">84</span> Era del re Falcon costui nipote
Line 764 ⟶ 759:
<span style="font-size:80%">85</span> tanto che cadde sbalordito in terra.
Orlando intanto e
e Durlindana con
che mai non furïò sì tigre o orso:
un manrovescio a Calandro disserra
Line 774 ⟶ 769:
<span style="font-size:80%">86</span> Era con lui parecchi schiere armate:
corrono addosso sùbito a Orlando;
ma poi
ognuno addrieto si viene allargando.
Fur le novelle al re Falcon portate;
vennene
- Che cosa è questa? O chi Calandro ha morto? -
Fugli risposto: -
<span style="font-size:80%">87</span> Orlando al re parlò discretamente:
- Sappi
Una fanciulla di nobile gente,
volea con seco menar, quel dolente,
e fargli villania di sua persona,
e strascinava quella a suo dispetto.
Or tu
<span style="font-size:80%">88</span> so che sicura vuoi che sia la strada,
Line 795 ⟶ 790:
Rispose il re Falcon: - Troppo ne godo.
Rimetti, cavalier, drento la spada,
ché quel
giustizia sempre amai
questa è nipote mia, figliuola o sposa.
<span style="font-size:80%">89</span>
per ristorarti ancor di
Guarda se questo era uom pien di bontà,
guarda
Rispose Orlando: - Ognun di noi verrà;
ma perché cavalier siàn di passaggio,
che
<span style="font-size:80%">90</span> Rispose il re Falcon: - Ben volentieri! -
e sùbito chiamò lo spenditore
e fece contentar del suo
poi rimontò ciascuno a corridore,
Orlando, la fanciulla e lo scudieri.
E
E mentre che
sùbito venne un messaggiero a quello.
<span style="font-size:80%">91</span> Era un pagan che pare un corbacchione,
molto villan, superbo, strano e nero,
coperto
e giunto, con un modo crudo e fiero
diceva al re: - Distruggati Macone
e Giupiter, che regge il grande impero.
Tu dèi saper che
<span style="font-size:80%">92</span> Turbossi tutto il re Falcone e disse:
- O mia figliuola, lasso! sventurata,
quanto era meglio assai che tu morisse,
anzi
Orlando lo pregò che gli chiarisse
quel che importar volea quella imbasciata.
Line 835 ⟶ 830:
e meco insieme so che piangerai.
<span style="font-size:80%">93</span>
otto giganti son, tutti frategli:
ognun molta arroganza e rabbia mena,
come ha fatto costui,
hannoci dato per etterna pena
una fanciulla lor tributo sia:
tocca questo anno alla figliuola mia. -
<span style="font-size:80%">94</span> E non poté più oltre dir parola.
Colui pur la
il re Falcone abbraccia la figliuola.
Orlando disse: - Vuoi tu
quel che mi par per la mia parte sola?
Ché di tener le lacrime ho fatica,
tanto
Onde
<span style="font-size:80%">95</span> Orlando disse al superbo gigante:
- Non so quel che
ma tu mi pari uom crudel e arrogante:
la tua imbasciata minaccia e comanda
Line 862 ⟶ 857:
come tu abbi acquistare il tributo. -
<span style="font-size:80%">96</span> Disse il pagan: - Se pur saper
il nome mio, chiamato son Don Bruno,
e Salicorno il sir della contrada. -
Line 868 ⟶ 863:
è ciò che si guadagna con la spada:
questo confessi tu? Donde io sono uno
che
con teco, con la spada o con altre armi. -
<span style="font-size:80%">97</span> Disse Don Brun: - Per Dio, contento sono;
andian, ché noi faren bella la piazza;
e se tu vinci,
Orlando aveva indosso la corazza,
e disse al re Falcone: -
Levossi ritto e missesi
e disse: - Andian, pagan, dove tu
<span style="font-size:80%">98</span> Corsono in piazza ognun subitamente,
Line 889 ⟶ 884:
e per Orlando faceva orazione:
<span style="font-size:80%">99</span> pure orazion
pregava Macon suo che
e che di sua virginità
che
nella sua pura età fiorita e fresca.
In questo i duoi baron le lance basse
Line 898 ⟶ 893:
però che Vegliantin fólgor menava;
<span style="font-size:80%">100</span> e
Orlando truova Don Bruno alla peccia,
ma pur lo scudo reggeva al martello:
Line 904 ⟶ 899:
e tutto si scontorse il pagan fello;
e la sua aste appiccava alla treccia,
ma per quel colpo ne
dunque lo scudo a Orlando
<span style="font-size:80%">101</span> Prese Don Bruno una sua scimitarra,
la qual già disse alcun
benché
credo più tosto forte temperata;
e par che
dètte a Orlando una gran tentennata,
gridando: - Se tu puoi, da questa guârti! -
Line 917 ⟶ 912:
<span style="font-size:80%">102</span> perché con esso si volle coprire.
Orlando
dètte a Don Brun tal che gliel
perché nel ceffo giugneva al pagano,
e fecegli tre denti fuori uscire,
Line 925 ⟶ 920:
che così presto il torrïon va giùe,
<span style="font-size:80%">103</span> dicendo: «
Quel colpo arebbe atterrato una ròcca!».
Il saracin pur venne rispirando,
e ritto, si mettea la mano in bocca
e le sue zanne non venìa trovando,
e
donde
e sol si studia bestemiar Macone.
<span style="font-size:80%">104</span> Poi disse al conte Orlando: - Assai mi duole
dei denti e dello onor
pur sempre la sua fé servar si vuole:
comanda ciò che vuoi,
Rispose Orlando: -
ed ogni volta che tu mangerai
della promessa ti ricorderai.
<span style="font-size:80%">105</span> E
prima che tu ritorni a Salicorno,
e statti qualche dì qui a riposare. -
Line 949 ⟶ 944:
alcuna volta che volea mangiare,
dicieno i servi che stavan dintorno:
- Che
Di Gramolazzo mangerebbe
<span style="font-size:80%">106</span> Poi nel partir lasciò la fede pegno
darebbe oppressïon,
come con
il gran tributo; e tornossi al suo regno.
Il re Falcon contento rimanea,
e ringraziar non si saziava Orlando,
dicendo
<span style="font-size:80%">107</span> Giunto Don Brun dove la rena aggira
al vento e come il mar tempesta mena,
raccontò tutto, e molto ne sospira,
a Salicorno, che
e fatto è scilinguato, e con molta ira
diceva: - A desinar sempre ed a cena
ricorderommi di quel
Andrai tu, Salicorno, pel tributo. -
<span style="font-size:80%">108</span> Rispose Salicorno: - Io
a dispetto del Cielo e di Macone.
Chi è quel cavalier che
Non debbe esser di corte di Falcone. -
Disse Don Bruno: -
di Barberia sì possente leone,
né leofanti, o per Libia serpenti,
Line 980 ⟶ 975:
<span style="font-size:80%">109</span> Non so ben chi si sia quel cavaliere,
ma so
ché sa cavare e denti, al mio parere:
questo è il tributo
e se tu vuogli andar, ti fo assapere
che ne trarrà a te anco più
Io gli promissi, se
che mai tributo al re più chiederai.
<span style="font-size:80%">110</span> E per me tanto non vi
acciò che traditor non mi chiamassi. -
Pur Salicorno tanto seppe dire
che alfin Don Brun dispose che tornassi;
e cinquecento
di ciò che gli parea che bisognassi;
e in pochi dì ne venne al re Falcone
Line 998 ⟶ 993:
<span style="font-size:80%">111</span> Sanza osservare o legge o fede o patto,
con questa gente intorno
e manda un suo messaggio drento ratto.
E
e disse brievemente appunto il fatto,
siccome il suo signor gli comandòe:
che mandi presto al campo a sua difesa
colui
<span style="font-size:80%">112</span> E sta sopra una alfana e suona un corno
e minacciava il cielo e la natura.
Orlando, come inteso ha Salicorno,
fece a Terigi darsi
e la figliuola del re gli è dintorno,
dicendo: - Iddio ti dia, baron, ventura,
Line 1 017 ⟶ 1 012:
<span style="font-size:80%">113</span> Diceva Orlando: - Non temer, donzella,
ché in ogni modo rimarren vincenti:
E con Terigi suo montato è in sella.
Ma la fanciulla, e certi suoi sergenti,
Line 1 024 ⟶ 1 019:
ché sanza lui non si fidava stare.
<span style="font-size:80%">114</span> Disse il gigante: -
È questa la tua femina, ruffiano? -
Rispose Orlando: - Per la testa mia,
che gentilezza è teco esser villano!
Così di te come
quel
tanto è che preso non fia più a mazzacchera.
Line 1 036 ⟶ 1 031:
che te per servo non vorrebbon, credi;
e le sue membra, che son sì leggiadre,
volevi pel tributo
e
e
ché, per voler bagasce e concubine,
arà il peccato tuo sue discipline. -
<span style="font-size:80%">116</span> Disse il gigante: -
come tu sai, le forze di ciascuno:
i denti miei saranno di cinghiali:
Line 1 054 ⟶ 1 049:
sono scemati, e questo abbi per certo:
con questa spada un ne feci morire,
e
Una fanciulla usoron già rapire
al re Costanzo, e stavan nel deserto;
Line 1 060 ⟶ 1 055:
e voglio al padre suo rimenar quella.
<span style="font-size:80%">118</span> E
io non sarò,
Or Salicorno tanta ira
che cominciava a menar gran tempesta,
quando
e come due
<span style="font-size:80%">119</span> Traditor rinnegato, micidiale,
piglia del campo! - con un grido disse.
Orlando a Vegliantin
poi si voltava e
qual tolse alla città prima partisse;
e giunse con la lancia dura e grave
Line 1 081 ⟶ 1 076:
Questa mi pare un albero di fusta!».
La lancia resse alla percussïone,
ma regger non poté quel compagnone
né la sua alfana, benché sia robusta:
dunque fu il colpo di tanta bontade
che Salicorno e
<span style="font-size:80%">121</span> La figliuola del re, che vide questo,
fra sé disse: «Un miracolo ho veduto!».
E
disse a Orlando: - Tu non
e saltò della sella in terra presto.
- Vedi che staffa non ebbi perduto:
è stato sol difetto
e la tua lancia fu molto villana. -
<span style="font-size:80%">122</span> Rispose Orlando: -
io ti potrei col brando chiarir tosto:
a ogni cosa troverren riparo. -
Disse il pagan: - Per Dio,
io ti farò costar quel colpo caro. -
Diceva Orlando: - E pagherai tu il costo. -
Line 1 109 ⟶ 1 104:
qui innanzi mattutin già terza suona;
qui non si poson le mosche dintorno;
qui sanza balenar
qui purga i suoi peccati Salicorno;
qui si vedrà chi saprà di schermaglia;
qui mostra Durlindana
<span style="font-size:80%">124</span> Il saracin talvolta alza la mazza,
e dice: - Aspetta,
E
che dirai tu se col brando lo schifo? -
e ritrovava a costui la corazza,
tanto che spesso scontorceva il grifo;
ma non poteva colpirlo
però che allato gli pare un fiaschetto.
Line 1 128 ⟶ 1 123:
che, giunto a vòto, in terra rovinava.
Orlando volle mostrar gentilezza:
- Lieva sù! - disse; e
e disse: - Dimmi, cavalier da guerra,
per che cagion non mi feristi in terra?
Line 1 135 ⟶ 1 130:
di nobil sangue, tu non puoi negarlo:
tu non volesti darmi come vile;
se lecito, barone, è quel
dimmi il tuo nome. - Orlando, come umìle,
rispose: - Io son nipote del re Carlo,
Orlando di Mellon figliuol,
nimico
<span style="font-size:80%">127</span> Sentendo Salicorno dire «Orlando»,
cominciò il cuore a tremargli e la mano
e disse: - Onde venuto o come o quando
Non
da ora innanzi sia come tu vuoi,
ché la battaglia è finita tra noi.
<span style="font-size:80%">128</span> Odo che
e che tu
Io
col tuo cugin,
e vendicarmi
e
quando col tuo Rinaldo tu sarai,
per qualche modo me ne avviserai:
<span style="font-size:80%">129</span>
però che mio nimico è in sempiterno;
e
ed io del sangue son di Salinferno,
e non intendo sofferir tante onte:
colui che
Mambrin
del sangue mio da ciascuno onorato. -
<span style="font-size:80%">130</span> Disse Orlando: - Io non so dove si sia
Rinaldo ancor; ma
sùbito un messo a te mandato fia;
e
benché malvolentier ti liberròe;
ma so che tu darai
se con Rinaldo mio vi proverrete. -
Line 1 193 ⟶ 1 188:
e quella damigella peregrina
rappresentava al suo doglioso padre,
che
<span style="font-size:80%">133</span> Era vestito a nero la città
e
né sopra i campanil gridando va
per le moschee molti ufici si fa
al modo lor, ché di costei non sanno
dove perduta sia già stata tanto,
sì che per morta
<span style="font-size:80%">134</span> La novella
al re Costanzo, come la sua figlia
era venuta: onde
e corse incontro con la sua famiglia;
e tutta la città trasse al romore,
come avvien sempre
ognun voleva il primo abbracciar questa;
pensa se
<span style="font-size:80%">135</span> Ella gli disse: - Questo è il conte Orlando -,
e dove e come
e
ed in che modo
e tutta la sua vita vien contando,
e come pel cammin
Orlando sempre, insin che
Il re Costanzo così disse allotta:
<span style="font-size:80%">136</span> Questo è colui che ti scampò da morte?
Questo è colui che
Questo è colui
Questo è colui
Questo è colui
Questo è colui per cui non
Questo è colui
Questo è colui
<span style="font-size:80%">137</span> Non cavalca caval miglior barone,
Line 1 243 ⟶ 1 238:
ritorniamo al Soldan di Bambillona,
che non pareva già che si rammenti
di quel
di tòr sùbito a questi la persona,
prima che sia Rinaldo a lui tornato
dal Veglio, dove sa che
<span style="font-size:80%">139</span> Mandò pel giustizier quel traditore;
Line 1 254 ⟶ 1 249:
che venissi a veder questa giustizia,
dicendo: «Sappi, famoso signore,
Guardivi sempre
</poem>
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}
|