Morgante/Cantare decimosesto: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Conversione intestazione / correzione capitolo by Alebot |
Correzione pagina via bot |
||
Riga 1:
{{Qualità|avz=75%|data=22 settembre 2009|arg=Poemi epici}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Cantare decimosesto|prec=../Cantare decimoquinto|succ=../Cantare decimosettimo}}
<poem>
<span style="font-size:80%">1</span> O glorïosa figlia di Davitte
per cui salvate fur tante alme afflitte
quel dì che ti disse «Ave» Gabrïello;
Line 16 ⟶ 11:
non lasciar la mia mente al buio e al rezzo.
<span style="font-size:80%">2</span> Pareva
Rinaldo ed Ulivieri e
e Ricciardetto, sì buon cavaliere;
e tuttavolta si viene assettando;
della sua gente ordinava tre schiere
forniti
e dal Soldan facea la dipartita,
e finalmente in Persia ne fu ita.
<span style="font-size:80%">3</span> Né prima giunse in su la piazza questa,
mosse il cavallo, e poi la pose in resta,
ruppela in terra con gran gentilezza;
e mentre che
volselo in aria con tanta destrezza
che non lo volse mai sì destro Ettorre;
e
<span style="font-size:80%">4</span> Rinaldo, che vedea dalla finestra,
maravigliossi troppo di
e disse: - Donna mai vidi sì destra,
né cosa più mirabil
questa è pur
Orlando ne pareva stupefatto;
e vanno tutti incontro alla donzella,
Line 54 ⟶ 49:
<span style="font-size:80%">6</span> Quel primo Iddio che fece cielo e terra
e la natura e stelle e sole e luna,
ed a sua posta
e fa, quando
e che, pietoso e giusto, mai non erra,
benché ciascun pur gridi alla Fortuna,
salvi e mantenga il mio padre Soldano
e
<span style="font-size:80%">7</span> ed Ulivier, Ricciardetto e Terigi,
e
e Carlo imperadore e San Dionigi.
La cagion che
non è per ricercar guerra o litigi,
ma credo indoviniate la
altro non vuol che quel che vuol ragione,
e conservar la sua giuridizione.
<span style="font-size:80%">8</span> Questa città
del corno qua di Persia e di Soria
e di tutto il paese di Levante
son sottoposte a nostra monarchia:
però, poi
ritorna al padre mio la signoria:
questo si dice, questo chiar si mostra
Line 85 ⟶ 80:
il quale ha tanta forza in nobil core
che fa della ragion passare il segno;
e così
per isdegno anco lui di Marcovaldo.
Line 97 ⟶ 92:
se non ci date libera la terra.
<span style="font-size:80%">11</span> Poche parole a chi
E poi soggiunse: - O misero Copardo!
O Chiarïella mia, quanto fallasti!
O giudicio del Ciel, tu
Ma licito ti sia, poi che cavasti
(se ben col mio giudicio retto guardo)
Line 109 ⟶ 104:
con un atto benigno e con parole
che si vedeva aperto il paradiso,
che si fermò a udir la luna e
Ma Chiarïella diventò nel viso
del color delle mammole vïole;
Line 115 ⟶ 110:
ché del peccato lor si ricordorno.
<span style="font-size:80%">13</span> Seguì più oltre Antea: - Ciò
è quel che
Or vi dirò quel
è questo il cavalier
la qual già non asconde il suo conspetto?
il miglior paladin che abbassi lancia,
onore e gloria e di Carlo e di Francia?
<span style="font-size:80%">14</span>
<span style="font-size:80%">15</span> Rinaldo sono, o gentil damigella,
come tu conti, e di quel parentado. -
Disse la dama: - Di te si favella
per tutto
salvo
di gentilezza:
a imbasciador già mai far villania,
comunche
<span style="font-size:80%">16</span> Tu uccidesti il nostro imbasciadore:
io non
se non che mi dispiace per tuo onore
e per onor di me, poi
sendo mandato da sì gran signore.
Di far di lui vendetta mi conforto,
né sanza giostra indrieto
così ti sfido, e prenderai tue armi.
<span style="font-size:80%">17</span> Se tu
ogni cosa sia tuo che tu hai acquistato;
e so che
ma
io
e con tua gente in Francia sia tornato,
e che tu lasci in pace i nostri regni
Line 161 ⟶ 156:
<span style="font-size:80%">18</span> Rinaldo disse alla donna famosa:
-
ciò che tu hai detto, nel petto ogni cosa
drento scolpito ho
ma tu facesti alla fine tal chiosa
che fa che
non ci è più giusta cosa che la spada
a solver nostra lite; e così vada.
Line 173 ⟶ 168:
così ti priega il mio cugino Orlando:
che insieme questo giorno dimoriamo;
io fussi da te preso o con che amo;
e
verrò in sul campo armato a tuo piacere. -
<span style="font-size:80%">20</span> Rispose alle parole presto Antea:
- Ciò
E mentre che così gli rispondea
però
Come anima gentil presto
Così ferito è
da quello stral che passa ogni adamante.
<span style="font-size:80%">21</span> E cominciorno insieme a riguardarsi
ognun più che
Rinaldo non potea di lei saziarsi,
né crede
e la fanciulla cominciò a pensarsi
che così bel già mai fussi Narciso:
dovunque
e par che fiamme Amor nel suo cor fiocchi.
Line 200 ⟶ 195:
Disse Rinaldo al suo caro compagno:
- O Ulivier, qui bisogna il tuo aiuto.
Vàdiane Persia e ciò
e
per lo mio amor, come io per te farei.
<span style="font-size:80%">23</span> E
di Forisena e di Meredïana,
da onorar questa gentil pagana. -
Disse Ulivier: - Così va la fortuna:
cércati
Da me sarai
Ed ordinò di sùbito il convito.
Line 233 ⟶ 228:
<span style="font-size:80%">26</span> Così passorno il giorno con gran festa.
Ma poi che
la gentil donna con voce modesta
disse
benché tal dipartenza gli è molesta,
al gran Soldan,
e
essere armata in sul campo dicea.
<span style="font-size:80%">27</span> Così la festa ristette col ballo,
e dipartissi la donna famosa.
Rinaldo compagnia gli
insino appresso ove il Soldan si posa;
e morir si credette sanza fallo
quando
e con fatica le lacrime tenne
insin che pure a casa se ne venne.
<span style="font-size:80%">28</span> Il Soldan domandò quel
la gentil figlia in Persia
ella gli disse la convegna e
che
e che sperava dare scaccomatto
al buon Rinaldo con
e racquistar tutte le terre sue;
donde il Soldan molto contento fue,
Line 261 ⟶ 256:
<span style="font-size:80%">29</span> però che molto in costei si fidava.
Or ci convien tornare a dar conforto
a Rinaldo,
e non pareva già vivo né morto,
ma con sospiri Antea sua richiamava,
dicendo: «Lasso, tu
avermi dato e poi furato il core!»;
e detto questo si dolea
<span style="font-size:80%">30</span> «Come hai tu consentito che costei
e transformato così tosto in lei,
tanto che quel
Ella se
questo non è quel che tu
e non ti glorïar se col tuo arco
per donna sì gentil
<span style="font-size:80%">31</span> ché non sarebbe ingannata Europia,
Line 281 ⟶ 276:
Giove e mutata la sua forma propia,
né Ganimede rapito al suo coro,
E non sarebbe Danne un verde alloro,
se Febo avessi veduto il dì Antea
che innamorato: "Aspetta!" pur dicea,
<span style="font-size:80%">32</span> né fatto servo
né tanto tempo Giacobbe fedele,
ché, veggendo costei, come discreto,
Line 292 ⟶ 287:
che col suo viso faria mansüeto
ogni aspro tigre arrabbiato e crudele,
anzi farebbe il mar pietoso
e per vederla fermi stare attenti.
Line 302 ⟶ 297:
ovver conversa in un fonte Aretusa,
se stata fussi Antea nel mondo allora,
che degli abissi
<span style="font-size:80%">34</span> Non bisognava che Venere iddea
Line 311 ⟶ 306:
veggendo a questa il bel viso e le chiome;
e non sarebbe il convito turbato
del pome
<span style="font-size:80%">35</span> ché non
non bisognava far di ciò contesa,
e Troia non saria conversa in cenere,
e tutta Grecia mossa a tanta impresa,
veggendo nude queste membra tenere
che
né da sé sé per se stesso diviso
arebbe, questa veggendo, Narciso.
<span style="font-size:80%">36</span> E non sarebbe Leandro
portato così misero e meschino,
come tu sai, fra
appiè della sua donna dal dalfino,
né Polifemo in sul lito marino
chiamata Galatea colla zampogna,
Line 334 ⟶ 329:
Ipolita del regno già amazzóne;
tu non aresti Adrïana lasciata
su
e non sarebbe Emilia repugnata
né Pirramo già morto, e mille amanti
<span style="font-size:80%">38</span> se fussi al secol lor vivuta questa:
e
la faccia pulcra, angelica e modesta,
e due begli occhi e
e gli atti e le parole sì soave
che mi parea sentir proprio dire: "Ave".
Line 351 ⟶ 346:
<span style="font-size:80%">39</span> Ben puoi tu, crudo, per lei saettarmi,
ben puoi di me vittoria avere, Amore.
Che pensi tu,
per passar con la lancia a questa il core,
che può ferirmi a sua posta e sanarmi
Line 358 ⟶ 353:
ma finalmente richiamava Antea.
<span style="font-size:80%">40</span> «Dove
Non potesti star meco solo un giorno?
Che pensi tu,
Aspetta tanto
Tu
Né posso in Bambillona anco star teco,
né, poi
<span style="font-size:80%">41</span> Che debbo far? Dove sarà il mio regno?
Dove starà il mio cor così soletto?».
Orlando,
la mattina trovò Rinaldo a letto,
e misse a queste parole lo
disse: - Cugino, aresti tu difetto? -
Rinaldo il volea far pur cornamusa
<span style="font-size:80%">42</span> Rispose Orlando: - Noi sarem
che mangiando il migliaccio
e domandò quel che la cagion fosse;
colui rispose: «Noi siàn due restati
a mensa, e gli altri sono or per le fosse,
che trentatré già fumo, e tu lo sai:
<span style="font-size:80%">43</span>
finse di pianger mostrando dolore;
e disse a quel che di ciò domandava:
«Ed anco io piango, anzi mi scoppia il core,
che noi siàn due restati», e sospirava;
ed è già
Così mi par che facciàn noi, Rinaldo:
ché nol
<span style="font-size:80%">44</span> Ma questo è altro caldo veramente. -
Rinaldo si volea, pur ricoprire:
- Per Dio, cugin,
e con Frusberta il volevo ferire:
forse che in sogno parlai per ventura;
tu mi destasti in su questa paura:
<span style="font-size:80%">45</span>
però
che mi pare esser di bocca cavato
Rispose Orlando: - Ah, cugino impazzato,
or fussi
Più sù sta mona Luna, fratel mio!
Guarda se
<span style="font-size:80%">46</span> «O vaga Antea, che ti feci io già mai?
Dove
Dove
E non arai tu mai di me merzede,
che
che son tuo servo pur, come Amor vede?
che tante volte di me domandasti:
"
<span style="font-size:80%">47</span> Tu
tu
tu
tu
tu
tu
tu
tu
<span style="font-size:80%">48</span> Nimica, cugin mio, par che tu sogni;
non creder da me tu voler celarti:
pensa
Dunque tu vieni in Persia a innamorarti
ché questo è poco men che sbattezarti.
Guarda che Cristo non
<span style="font-size:80%">49</span> Ove è, Rinaldo, la tua gagliardia?
Line 444 ⟶ 439:
Ove è, Rinaldo, il tuo antivedere?
Ove è, Rinaldo, la tua fantasia?
Ove è, Rinaldo,
Ove è, Rinaldo, la tua gloria e fama?
Ove è, Rinaldo, il tuo core? Alla dama.
<span style="font-size:80%">50</span> Pàrti che
Pàrti che
Pàrti che
Pàrti che
Pàrti che
Pàrti che
Pàrti che
Pàrti che
<span style="font-size:80%">51</span> A questo modo il regno in pace aremo!
Line 463 ⟶ 458:
A questo modo la fede alzeremo!
A questo modo or di te si ragiona!
A questo modo
Misero a me,
<span style="font-size:80%">52</span> Lascia questo pensier sì stolto e vano,
comincia a rassettar la tua armadura,
ché questo nostro Cristo è partigiano;
non so come
Vedi
e se tu abbatti Antea per tua ventura,
che questo regno e tutte sue contrade
Line 476 ⟶ 471:
<span style="font-size:80%">53</span> Quando Rinaldo si vide scoperto
e non poté celar quel
rispose sospirando: - Io veggo certo
che queste al nostro Iddio son grave offese
e molta punizion, come
Ma se quel Giove iddio non si difese
da questo Amor, né
che val qui la mia forza o ingegno o arte?
<span style="font-size:80%">54</span> Io voglio al campo andar,
e porterò la lancia e
Ma come potrei io ferir me stesso
o vincer mai colei che
Io ho la mente cieca, io tel confesso,
ed anco il mio signor cieco è dipinto,
e guida a questa volta il cieco
dunque tu bussi a formica di sorbo.
<span style="font-size:80%">55</span> Io non posso voler, per
lasciar costei dunque io non voglio o posso;
io non son più il cugin tuo,
però che questo è mal che sta
e
sarebbe Salamon suto un uom grosso,
Aristotile e Socrate e Platone.
Dunque, fratel, non ne facciam quistione;
<span style="font-size:80%">56</span>
con quel che non sa ancor che cosa è stella;
io non
con chi sempre ara o macina o martella;
io non
con un che sol conosce Alda la bella;
ma priego Amor che qualche ingegno truovi,
acciò che tu mi creda, che tu
<span style="font-size:80%">57</span> Rimase Orlando tutto spennecchiato
quando
perché conobbe
a Ulivier
e disse: - Il nostro Rinaldo è già armato,
E raccontò ciò
donde ciascun di lor
<span style="font-size:80%">58</span> Ma Ulivier con Orlando dicea:
- Io gli ho a cantar poi il vespro,
- Deh, taci! - Orlando tosto rispondea
- ché ti direbbe: «Néttati il cappuccio».
A me, che ignuno error di ciò sapea,
Chi vi cercassi trito a falde a falde,
né
<span style="font-size:80%">59</span>
quella badessa, e lievi il romor grande,
che volle tòr la cuffia, e per errore
si misse
per che la monacella peccatore
disse: «Madonna, il capo vi si spande:
la cuffia prima un poco
<span style="font-size:80%">60</span> Qui si bisogna provedere a noi,
Line 542 ⟶ 537:
io sarò il primo e poi sarete voi
che con Antea ci saremo sfidati.
Io so
se noi sarem dal Soldano assaltati,
difenderenci, e Iddio ci aiuteràe,
Line 548 ⟶ 543:
<span style="font-size:80%">61</span> Ma forse altri pensier potrebbe avere
se la fortuna o
Ma Cristo mi darà forza e potere
e con sua man mi sosterrà lui stessi;
Line 558 ⟶ 553:
<span style="font-size:80%">62</span> Ulivier non rispose nulla a questo,
e diecimila a cavallo ordinorno.
verso
così Rinaldo sanza esser richiesto;
e disse al conte: - Sonerai tu il corno,
Line 565 ⟶ 560:
e chiama al campo Antea dalla mia parte.
<span style="font-size:80%">63</span> Ah! - disse Orlando - tu non
Io lo farò come persona sciocca,
ché di piacerti ho troppo desidèro. -
E
e sonò tanto forte e tanto altero
che, come il suon del corno fuori scocca,
sùbito venne agli orecchi
che fra se stessa gran dolor
<span style="font-size:80%">64</span> dicendo: «Io ho qui perduta ogni fama:
parrà che per viltà nel padiglione
mi stessi addormentata»; e
e finalmente saltò in su
Come Rinaldo scorgeva la dama,
par che sia tratto il cappello al falcone,
Line 587 ⟶ 582:
poi fece con Orlando il suo dovuto;
Orlando per dolor giù gli occhi abbassa.
Disse la dama: -
ché sto nel letto, e voi siete aspettarmi:
veggo che
<span style="font-size:80%">66</span> Prendi del campo tu, Rinaldo mio,
ché so che tu
e ciò
osserverotti sanza mancar maglia. -
Dicea Rinaldo: - A combatter vengo io,
ma vorrei far con arme che non taglia. -
Volse il cavallo, e così la fanciulla.
Disse Ulivieri: -
<span style="font-size:80%">67</span> E parvegli
Volto Rinaldo,
e con Baiardo
ma come
un bello scudo
sùbito drieto alle spalle gittava,
e gittò via la lancia che portava.
<span style="font-size:80%">68</span> Veggendo questo Antea,
sùbito anco ella lo scudo volgea
per non parer né villana né vile;
Orlando troppo di ciò si dolea,
e dice: -
Maladetta sia tu per certo, Antea!
Or vedi, Ricciardetto, ove noi siamo:
qui si convien che
<span style="font-size:80%">69</span> ché quando io vidi Antea sì larghi patti
Line 625 ⟶ 620:
Ora ho temenza alfin non siàn disfatti,
poi che tanta pazzia Rinaldo mostra:
parmi
- E così a me - diceva Ricciardetto.
<span style="font-size:80%">70</span> Accostasi a Rinaldo Orlando allora
e disse: - Dimmi dove tu
giostrar così,
e molto caro ho tu
Veggo che
e
Disse la dama: - Così vuole Amore.
Prendi del campo tu, gentil signore. -
Line 652 ⟶ 647:
che cadde per virtù della donzella,
e bisognòe che prigionier suo fosse;
e Ricciardetto gli
acciò che
<span style="font-size:80%">73</span> E
Rinaldo si ridea del suo fratello.
Orlando gli dicea: -
credo che
Ma
ben ti serbano a tempo il tuo flagello. -
Rinaldo,
non rispondeva a Orlando a proposito.
<span style="font-size:80%">74</span> Per la qual cosa Orlando è insuperbito,
e disse: - Io giuro pel nostro Gesùe
che, se
in qualche modo, io non gli credo piùe,
e leverotti da giuoco e partito,
che con Antea non giosterrai più tue:
per darti parte di tua penitenzia. -
<span style="font-size:80%">75</span> E disse
ché fia cagion del tuo morir Rinaldo:
Disse la dama: - Non ci è ignuno scampo:
se fussi, Orlando, più
io ti farò cader per tuo dispetto:
così ti sfido e così ti prometto. -
Line 685 ⟶ 680:
e va sbuffando che pareva un toro;
così del campo la fanciulla tolse,
poi si voltò, che non
sopra lo scudo del buon conte colse
credendo dargli il suo sezzo martoro:
Line 693 ⟶ 688:
<span style="font-size:80%">77</span> Maravigliossi di questo la dama,
e disse: «Io ero in un pensiero strano
Orlando anco la lancia ruppe invano,
perché lo scudo è incantato e la lama.
Dunque le spade pigliavano in mano,
e cominciorno la battaglia insieme,
per modo che
<span style="font-size:80%">78</span>
del suo cugin veder la terra rossa;
e come Orlando il colpo aveva dato,
gli rimbombava nel cuor la percossa,
e par che
come avviene allo infermo per la tossa;
ed ogni volta con Cristo si cruccia
e dice
<span style="font-size:80%">79</span> Alcuna volta
un poco Orlando, egli arebbe voluto
e con sue proprie man porgergli aiuto.
Guarda costui quanto Amor lo
con tanta impresa a trarlo di prigione,
ed or chiedea la sua distruzïone!
<span style="font-size:80%">80</span> Or basti questo essemplo a chi
Orlando con Antea mirabil pruova
facea col brando; e costei si difende,
però che
e spesso a lui simil derrate rende;
ma sopra
però
che regge a tutte botte, in modo è dura.
<span style="font-size:80%">81</span> Durò tutto quel giorno la battaglia
sanza avanzar
da poi che
Era già il sol caduto in Occidente,
e non restando la fiera puntaglia,
Orlando disse alla dama piacente:
- Credo che tempo da ritrarsi sia,
e faccendo altro,
<span style="font-size:80%">82</span> Non ci è vergogna, ché non ci è vantaggio;
per istasera la guerra è finita. -
Disse la donna: - Io ho per grande oltraggio
ora a tua posta vanne a tuo vïaggio. -
E così fecion dal campo partita;
Line 746 ⟶ 741:
<span style="font-size:80%">83</span> E fra tre dì promisson ritornare
alla battaglia e far quel
Or altra storia ci convien trattare.
Cercato il mondo avea Gan di Maganza
come
ma
Al campo capitò dove è il Soldano,
e dèttesi a conoscer
<span style="font-size:80%">84</span> e disse che di corte era sbandito,
e dava tutte a Rinaldo le colpe,
e che pel mondo alcun tempo era gito
per fargli alfin lasciar
Avea il Soldan di Gan molto sentito,
e più che Giuda tristo e traditore;
e quanto più potea gli fece onore.
<span style="font-size:80%">85</span> E raccontò di Persia come era ito
il fatto, e come Orlando
e Chiarïella il padre avea tradito;
e che per questo mossa ha tale impresa,
però che
ma nol può racquistar sanza contesa;
ma tanto tempo è disposto far guerra
Line 773 ⟶ 768:
<span style="font-size:80%">86</span> E disse come al campo era venuto
Rinaldo ed Ulivieri e
e come Ricciardetto era caduto
ed Ulivier sanza operare il brando,
e la sua figlia
e come
Ebbe di questo Gan molta letizia,
e cominciò a pensar tosto malizia.
Line 784 ⟶ 779:
dicea: - Soldano, intendi il mio consiglio.
Combatter con Orlando è fumo al vento,
e darà alfine
Io cercherei
acciò che non ti fugghin dello artiglio,
e non farei in
ma in Bambillona me
<span style="font-size:80%">88</span> So che Rinaldo tanto ama il fratello,
e così Orlando il cognato Ulivieri,
che ciò che tu vorrai
pur che tu renda lor questi guerrieri.
Io darei presto al vento il mio drappello,
ché non rïusciranno qui i pensieri. -
E tanto seppe il Soldan confortare
<span style="font-size:80%">89</span> Rinaldo con Orlando era tornato
in Persia, e fatto gran disputazione.
Orlando
- Io credo che tu stavi in orazione
e quando bene alla tua intenzione
non rïusciva il disegno o
dicevi il paternostro della scimia. -
<span style="font-size:80%">90</span> E forse che di questo era indovino.
Così la sera a posar se
rimbrottandosi insieme col cugino.
Rinaldo si levò come
vide levato il campo saracino
da un balcon, donde
maravigliossi e gran dolor
ché riveder mai più non crede Antea.
<span style="font-size:80%">91</span> Non si ricorda già di Ricciardetto,
non si ricorda
che gli soleva amar con tanto effetto:
tanto il foco
Al conte Orlando presto andava al letto,
e disse: - Hai tu del nuovo caso inteso?
Dal mio balcon testé guardando il piano,
veggo che
<span style="font-size:80%">92</span> Ah! - disse Orlando - come esser può questo?
Line 830 ⟶ 825:
che sia di qui partito così presto?
O Ulivieri, o Ricciardetto mio,
forse
Or
Or si vendicherà il Soldan
Io ne farò vendetta, se gli ha morti.
<span style="font-size:80%">93</span> Qui si bisogna sùbito riparo,
e tempo non è più
E finalmente
che Chiarïella sposassi Balante,
e
e Lucïana col suo Balugante
a Siragozza a Marsilio tornassino,
Line 845 ⟶ 840:
<span style="font-size:80%">94</span> E ben cognobbe Lucïana e vede
contenta si partì come ognun crede,
e disse fra se stessa: «Ingrato Amore,
Line 854 ⟶ 849:
<span style="font-size:80%">95</span> Ordinato la terra, si partiro
Rinaldo, Orlando e
e per diverse vie cercando giro
dove sien del Soldan le sue bandiere.
Una mattina in un bosco appariro,
dove
per ispilonche e per burroni e balze,
dove vanno le capre appena scalze.
Line 865 ⟶ 860:
cinque giganti trovorno assassini,
che tutto quel paese avien diserto
tanto che presso non
In una grotta in un luogo coperto
si riducevan come malandrini;
Line 871 ⟶ 866:
tutta angosciosa e con assai martoro.
<span style="font-size:80%">97</span> Al re Costanzo
in questa grotta
e molto la sua vita era meschina.
E come
e in ogni modo Baiardo volea,
e minacciava, se non ne scendea;
Line 882 ⟶ 877:
<span style="font-size:80%">98</span> e dice: - Tu potrai poi starti meco,
e menerotti per queste contrade:
ché ogni giorno rubian queste strade. -
Disse Rinaldo: - Dunque starò teco
se drieto ti verrò per le masnade?
Tu mi
<span style="font-size:80%">99</span> E detto questo, Baiardo scostava;
poi cogli sproni in
in modo che tre lanci egli spiccava,
che gozzivaio non parea né grillo;
la lancia abbassa, e
in mezzo il petto col ferro ferillo,
e passò il cuore al gigante gagliardo,
ed anco
<span style="font-size:80%">100</span> Un di quegli altri a Orlando
e
che, se non fussi che
Non si poté rïavere a sua posta
Orlando, che pel duol si fece un nicchio,
e tramortito par che giù cascasse.
Ma
<span style="font-size:80%">101</span> e portollo di peso un mezzo miglio
Line 913 ⟶ 908:
e ficcolla al gigante in mezzo il ciglio,
tanto che morto convien che giù vada;
ché per
sì che pel colpo il gigante è cascato.
<span style="font-size:80%">102</span> Terigi sempre
Or ritorniamo a Rinaldo, che resta
nella battaglia dagli altri assalito,
che forse alfin gli rompevan la testa,
se non fussi il caval
che morde e trae e facea gran tempesta,
tanto che gnun non si vuole accostare;
Line 929 ⟶ 924:
per mio consiglio, piglia il tuo cammino,
ché questo tuo destriere è buon compagno. -
Rinaldo
cercato ha tanto del suo signor magno
che lo trovava, e sù vi monta Orlando.
Line 939 ⟶ 934:
Orlando sente per la selva un suono:
ecco apparir quella fanciulla allora,
che
e dice come ella fussi scampata
mentre
<span style="font-size:80%">105</span> e che gli dessi ed aiuto e conforto.
Orlando di Rinaldo suo domanda;
disse la dama: - Io so che non è morto,
ma dove
Andian cercando, per Dio, qualche porto. -
Allora Orlando a Dio si raccomanda;
Line 952 ⟶ 947:
sempre per balzi e per fossati e grotte.
<span style="font-size:80%">106</span> Rinaldo, uscito al giorno
comincia del dimestico a trovare;
truova un pastor che in su
certe vivande sue volea mangiare,
e fece insieme con lui collezione.
Line 962 ⟶ 957:
<span style="font-size:80%">107</span> Questo pastor sopra Baiardo arranca,
come
Vede Rinaldo che
ché si destò,
e disse: «Or son io ben male arrivato!»;
e
perché Baiardo e
<span style="font-size:80%">108</span> Questo pastor
dove il Soldan teneva il suo tesoro.
Il mastro giustizier, che quivi sta,
vide il cavallo a
e quel che ne volea domandato ha.
Costui chiedea trecento dobbre
onde
E quel pastor di spron dètte al cavallo.
<span style="font-size:80%">109</span> Baiardo conosceva a chi egli è sotto:
subitamente prese in aria un salto,
onde il pastor,
si ritrovò di fatto in su lo smalto
e del petto due costole
Il giustizier, che
disse al pastor: - Questo è pel tuo peccato,
<span style="font-size:80%">110</span> Poi gli fece e danari annoverare.
Or ritorniamo a Rinaldo,
sanza saper
e Ricciardetto ed Ulivier chiamava:
«A questo modo vi vengo aiutare?»;
quando
«Dove lasciato
nel bosco? Ed io, dove arrivato sono?
Line 1 002 ⟶ 997:
O Monte Alban, tu tornerai in bassezza!
O buon Guicciardo, dove è il tuo ardimento?
O donna mia,
O caro Astolfo mio, come farai?
Omè, Rinaldo, che via piglierai?».
Line 1 013 ⟶ 1 008:
quando lo vide così in povertade:
- Tu hai gli spron, - dicea - dove è il ronzino?
Tu
<span style="font-size:80%">113</span> Donde Rinaldo
disse: - Per Dio, tu pagherai lo scotto! -
Prese la briglia e colui pel mantello,
e disse: - Io
e serba tu gli spron, ribaldo e fello! -
Poi trasse fuor Frusberta, e non
e dèttegli un rovescio alla francesca
che lo tagliò pel mezzo alla turchesca.
Line 1 027 ⟶ 1 022:
un altro che parea buona persona;
disse Rinaldo: - Dimmi, in cortesia,
questa città
Colui rispose sanza villania:
- Sappi che questa è la gran Bambillona,
e Bambillona si chiama maggiore,
e
<span style="font-size:80%">115</span> Ed ècci una figliuola del Soldano
che molto afflitta mena la sua vita,
ed èssi innamorata
e duolsi che nol vide alla partita:
sento
tanto è che per lui par tutta smarrita,
e tutta solitaria è fatta questa,
che solea la città tener già in festa.
<span style="font-size:80%">116</span> Ora io
ché certo un uom gentil mi
Disse Rinaldo: - Troppo me ne mandi
contento se
Dicea il pagan: - Fia fatto, e volentieri,
ciò che tu vuoi: chiamato son Gualtieri.
<span style="font-size:80%">117</span> E se ti piace, io
dove tu vai,
non ho faccenda o roba da partire;
e
Quando Rinaldo così ode dire,
disse: - Gualtier, per buon fratel
come
Cristo vi guardi e dia pace e conforto.
</poem>
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}
|