Morgante/Cantare decimoquinto: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Conversione intestazione / correzione capitolo by Alebot |
Correzione pagina via bot |
||
Riga 1:
{{Qualità|avz=75%|data=22 settembre 2009|arg=Poemi epici}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Cantare decimoquinto|prec=../Cantare decimoquarto|succ=../Cantare decimosesto}}
<poem>
<span style="font-size:80%">1</span> Benigna Maestà, Vita superna,
principio
donami grazia che nel giusto impero
tanto
e
ti priego aiuti, se
<span style="font-size:80%">2</span> Fecion consiglio Rinaldo e Balante
che si movessi la gente cristiana
e che
e così confermava Lucïana.
Fu la novella in Persia in poco stante
che ne veniva gran turba pagana;
e
che gente fussi, e che Vergante è morto.
<span style="font-size:80%">3</span> Partîrsi dunque centoventimila
di gente valorosa e fiera e magna,
per quel che
con
né creder
coprieno i monti, il piano e la campagna,
tanto che sono in Persia capitati
Line 36 ⟶ 31:
<span style="font-size:80%">4</span> Rinaldo, che dì e notte non soggiorna
per rïavere il suo cugin perfetto,
poi
dicendo: - A lui
con la risposta, e conchiudi in effetto
sùbito fuor ne venghi alla schermaglia. -
<span style="font-size:80%">5</span> E Ricciardetto andò come
e fece
Il qual molto superbo a lui rispose
che non sa chi si sia questa brigata
Line 53 ⟶ 48:
<span style="font-size:80%">6</span> che truovi uom simigliante a sua Corona,
e poi verrà di fuor, comunche
a corpo a corpo a provar sua persona;
ma di campal battaglia assai si duole
Line 59 ⟶ 54:
e poi soggiunse ancor queste parole:
- Se tu non fussi messaggier mandato,
colle mie man so
<span style="font-size:80%">7</span> Non lascio per amor, ma per vergogna.
A quel che
domandal
ché molto pazza fu la sua proposta.
Né
questo ti basti, e vattene a tua posta. -
Ma Ricciardetto non fu pazïente,
Line 74 ⟶ 69:
e pazza non terresti sua domanda;
ma si conosce il tuo vil core aperto.
Sappi che,
o amostante vil, superbo e sciocco,
il mio signore acquistato ha il Murrocco,
<span style="font-size:80%">9</span> e di Carrara e
e molti altri reami tiene al mondo;
e non sarebbe Marte biasimato
combatter con tal uom sì rubicondo. -
rispose: - In altro modo ti rispondo:
ritorna al tuo signor che ti mandòe
e
<span style="font-size:80%">10</span> Ricciardetto tornò nel campo tosto,
e disse come il fatto era seguìto
e quel che
Lasciàn costor posarsi un poco al lito,
ché
torniamo
che non sapea che farsi e sta sospeso
e di tal caso avea nel cor gran peso.
Line 99 ⟶ 94:
<span style="font-size:80%">11</span> Veggendol così afflitto, Chiarïella
diceva: - Io ci conosco un buon rimedio.
Tu sai che
si dice
non ti terrò, - dicea la damigella
- poi che tu
sappi che quel che tu tieni in prigione
il conte Orlando è, figliuol di Mellone;
<span style="font-size:80%">12</span> e credo che farà sol per mio amore
ciò
più e più volte,
sempre dal dì che in carcere fu messo. -
Sùbito crebbe
e disse: - Può Macon far che sia desso?
Troppo mi piace tu
ché
<span style="font-size:80%">13</span> Ma
finita la battaglia, poi in prigione,
ché
ché sai
e qualche modo poi
per questo mezzo alla sua salvazione. -
E Chiarïella a Orlando
e
<span style="font-size:80%">14</span> Se tu volessi per mio amore, Orlando,
Line 134 ⟶ 129:
<span style="font-size:80%">15</span> Ah! - disse Chiarïella - è questo quello
Tu
Io verrò, dico, queste porte aprille
come a te fia in piacer, signor mio bello;
Line 143 ⟶ 138:
<span style="font-size:80%">16</span> Non ti curar prometter ritornarti
nella prigion, poi che
prima che molti dì
Io
Così furon finite le parole,
e di prigione Orlando liberato,
e innanzi
<span style="font-size:80%">17</span>
e quanto può del suo fallir si scusa;
e se gli ha fatto oltraggio, che si pente,
e
e che per far la pace il
come per suo miglior talvolta
e lecito operare era ogni ingegno
e tradimento, per salvar sé e
<span style="font-size:80%">18</span> Orlando, come savio, fu contento,
Line 165 ⟶ 160:
ché così Chiarïella mi consiglia;
ché so che sanza lei morivo a stento,
e
Armossi tutto innanzi al re pagano,
e Chiarïella
<span style="font-size:80%">19</span> Come fu armato, saltò in sul destrieri,
e Chiarïella gli
armata, con trecento cavalieri;
così
verso
Come Rinaldo apparir lo vedia,
che stava attento, armato, al padiglione,
Line 180 ⟶ 175:
<span style="font-size:80%">20</span> E Lucïana anche lui aveva armato
e datogli il destrier che gli donòe
a Siragozza, e poi
e molti cavalier seco menòe:
adunque il giuoco è molto pareggiato!
E così inverso Orlando se
Rinaldo, e salutò cortesemente,
e la risposta fu similemente.
<span style="font-size:80%">21</span> Ma
non essere alla voce conosciuto,
acciò
Dicea Rinaldo dopo il suo saluto:
- Io credo, cavalier,
per far
piglia del campo, ognun mostri sua forza. -
E volson
<span style="font-size:80%">22</span> Orlando volse con tanta destrezza
Line 202 ⟶ 197:
parvegli un atto di molta prodezza;
ma Chiarïella con seco bisbiglia:
«Questo è pur quel che
<span style="font-size:80%">23</span> Rivoltava il destrier Rinaldo prima;
Line 209 ⟶ 204:
Orlando che sia vòlto anco si stima,
sùbito indrieto lo venne a trovare.
Ma non
qual sia il valor
se
<span style="font-size:80%">24</span>
non credo
alla città famosa Ettorre e Achille:
ognun di grande ardir mostrava segno.
Ma che bisogna far tante postille,
o dar per fede a chi nol crede il pegno?
Non son costor
<span style="font-size:80%">25</span> Le lance si spezzorno parimente
sopra gli scudi,
come fólgore va molto fervente.
Poi colle spade a ferirsi tornorno;
or quivi
quivi la zuffa insieme rappiccorno.
Era venuto a vedere il gigante
Line 236 ⟶ 231:
E Lucïana avea messa a Rinaldo
indosso una leggiadra sopravvesta;
Orlando,
con Durlindana avea stampata questa;
e Lucïana si doleva a morte,
dicendo: «Mai non vidi uom tanto forte».
<span style="font-size:80%">27</span> Egli eran
Rinaldo e
non iscorgea, tanto erano infiammati!
Né si vedea vantaggio
ferivansi
che nel colpirsi dicea
- Aiùtati da questo, can malfusso! -
e detto questo, si sentiva il busso.
Line 254 ⟶ 249:
Frusberta, che ne venne giù fischiando:
non ebbe alla sua vita un tal martìre,
e
e disse: «O Dio, non mi lasciar morire!
Aiutami tu, Virgin benedetta!»;
e
<span style="font-size:80%">29</span> E trasse con tanta ira Durlindana
al prenze, che lo giunse in su
il qual sonò che parve una campana
e con fatica alla percossa ha retto;
ed ogni cosa vide Lucïana,
tanto
ché
Rinaldo, tal
<span style="font-size:80%">30</span> Non
pur si rïebbe, e ritornava in sé.
Il brando
sì che due parte del collo gli
e
Gridò Rinaldo al conte: - Traditore!
Tu
<span style="font-size:80%">31</span> Rispose: - Traditore - Orlando - o vile
non
ma sempre, in verità, baron gentile.
Or se mi venne la mazza fallita,
Ma innanzi che da me facci partita
io ti farò disdir quel che tu hai detto! -
Line 288 ⟶ 283:
<span style="font-size:80%">32</span> E cominciorno più aspra battaglia
che si vedessi mai tra due baroni:
lo scudo in pezzi
non cavalier parieno, anzi dragoni;
e benché
e
come un leone o altra fera brava.
<span style="font-size:80%">33</span> Dànnosi punte, dànnosi fendenti,
dànnosi stramazzon, dànno rovesci;
fannosi batter drento
frugano in modo da sbucare i pesci,
alcuna volta,
acciò che meglio il disegno rïesci:
raddoppia il colpo
e
<span style="font-size:80%">34</span> Rinaldo un tratto Frusberta disserra
Line 308 ⟶ 303:
Orlando si scostò, donde il brando erra,
e cadde in basso con grande tempesta,
che si ficcò più
pensa se fatto gli arebbe la festa
e se fu grande il furore e la rabbia,
<span style="font-size:80%">35</span> Orlando allor se gli scagliava addosso,
e grida: - Or
tagliarti con la spada insino
poi che tu hai confitto il brando
ma basta che tu intenda sol
Disse Rinaldo: - Ogni ragione hai tue,
e che sia traditor mai dirò piùe. -
<span style="font-size:80%">36</span> Era già sera, e
e Chiarïella graziosa e magna
benignamente parlava a costoro:
- Perché
ponete fine a sì fatto martoro;
e per mio amor così
che venti dì facciate insieme triegua. -
<span style="font-size:80%">37</span> E
Diceva Chiarïella: - Al mio parere,
non vidi mai più a due tanto ardimento,
né mai più penso
io triemo tutta, quando io mi rammento
e perché tanta virtù si conservi,
ho chiesto triegua e
<span style="font-size:80%">38</span> Rinaldo si tornò col suo Balante
al padiglione, e la sua Lucïana
gli trasse
Orlando torna alla città pagana,
e Chiarïella disse
che gli pareva oltre ogni cosa umana
quel
dicendo: - Quanto so tel raccomando. -
<span style="font-size:80%">39</span> Orlando volle in prigion ritornarsi,
e rende Durlindana e
e sta con Chiarïella a ragionarsi.
Or ritorniamo al campo alla pianura.
Corante
dicendo: - Io intendo provar mia ventura. -
Ed accostossi alle mura alla terra,
Line 359 ⟶ 354:
<span style="font-size:80%">40</span> Aveva cinquecento scelti quello
era montato in su
nato
chiamando
dicendo: - Contra me non arai scampo,
né triegua o pace o patti, né concordia,
<span style="font-size:80%">41</span> Erano usciti già certi pagani
Line 372 ⟶ 367:
a qual le spalle, a chi il capo cincischia,
colpi menando sì aspri e villani
che per paura nessun più
a dieci braccia accostarsi alla mazza;
e bisognava, con sì fatta razza.
<span style="font-size:80%">42</span> Chiarïella sentì che
a molti il capo ha schiacciato come uova
e fa fuggire il suo popol meschino;
sùbito Orlando alla prigion ritruova,
e dice: - A questa volta, paladino,
aiutami, poi
sappi
<span style="font-size:80%">43</span> A te ricorro come mio refugio,
che non mi lasci in questi casi stremi:
ché tutto il nostro popol par che triemi,
e per paura ognun tornato è drento,
ché del bastone hanno avuto spavento.
<span style="font-size:80%">44</span>
e trita lor le carni, i nervi e
Rispose Orlando: - Sempre ove a te paia
la mia persona, Chiarïella, è mossa;
e so che, se
vedrai che la tua gente fia riscossa. -
Fecesi
e Chiarïella sua sol vuole armallo;
Line 409 ⟶ 404:
e con Orlando montava a destrieri,
anzi sù vi saltò molto attamente;
e
<span style="font-size:80%">46</span> Era il gigante alla porta aspettare;
vide costoro e innanzi si facea.
Ma Chiarïella, che
- Io
- se questa grazia, Orlando, mi vuoi fare. -
Orlando
Allor la dama va inverso il pagano,
che se
<span style="font-size:80%">47</span> Abbassa la sua lancia Chiarïella,
Line 426 ⟶ 421:
per sua gran forza e per la sua grandezza;
e giunse nello scudo la donzella
con
e fecela cader fuor
che molto spiacque al figliuol di Millone.
Line 436 ⟶ 431:
per mezzo il petto la spada ti caccio!
Oltre, gaglioffo pien di codardia!
Della tua gran viltà, per Dio,
ed è ben ver
<span style="font-size:80%">49</span> Non ti vergogni tu donna sì degna
Line 443 ⟶ 438:
che in tutte quelle parte ove il sol regna
non è donzella degna di più onore?
Né
ché fu difetto del suo corridore. -
Disse il gigante: - Per Macon,
contento, e per prigione a te la dono. -
Line 453 ⟶ 448:
diresti: «Cibo non è da beccarne
un uom sì rozzo, rustico e selvaggio»;
Allor Copardo addosso a quel si getta
per far della sorella sua vendetta;
<span style="font-size:80%">51</span> e
e di concordia insieme si sfidaro;
ma alfin Copardo in terra si trovava,
Line 464 ⟶ 459:
- Che costui sia prigion tu intendi chiaro. -
Così, per non opporsi alla ragione,
Copardo
<span style="font-size:80%">52</span> Disse il gigante: - Ed anco la donzella
è mio prigion, ma non la
però
e
che tu dicesti
per questo,
Orlando disse: - Sia come si vuole,
con
<span style="font-size:80%">53</span> Disse il gigante: - Disfidato sia,
da poi che tu
poi mi minacci e dimmi villania
e credi per viltà te la conceda:
io
questa donzella, e par che nol creda. -
Orlando al suo caval la briglia volse,
Line 485 ⟶ 480:
<span style="font-size:80%">54</span> poi ritornava per dargli la mancia;
e
ma
e
due braccia o più rïusciva la lancia,
e parve allor rovinassi una massa,
Line 496 ⟶ 491:
quando Copardo prigion fu menato,
che andassi tra le squadre a suo diletto,
ché
e giurato gli avea per Macometto,
se dal gigante non è liberato,
Line 506 ⟶ 501:
e che passato è il ferro per le schiene.
Ebbe di questo Rinaldo sconforto,
e volle chi
giurando vendicar sì fatto torto;
e minacciava
comunche
<span style="font-size:80%">57</span> Copardo già pel campo aveva inteso
come questo era
però veggendo Rinaldo sì acceso,
rispose: - A me perdona, paladino:
per quel
la pace si farà con poco vino;
io
e fia silenzio posto a tanto affanno.
<span style="font-size:80%">58</span> Sappi che quel
è
ed a tua posta il menerò qui meco,
per quello Iddio che la mia gente adora. -
Line 527 ⟶ 522:
di sua gran forza era ammirato ancora,
e cominciossi tosto a ricordare
<span style="font-size:80%">59</span> E se non fusse la sorella mia, -
dicea Copardo - che
della sua fama e di sua gagliardia,
sarebbe or la sua vita annichilata,
Line 536 ⟶ 531:
Ma poi che vide la terra assediata,
gli dètte Chiarïella per rimedio
di liberarlo per levar
<span style="font-size:80%">60</span> ma per paura lo tien del Soldano
e non gli dà di partirsi licenzia.
Ma or tu
io ti darò la città in tua potenzia,
tanto
la mia sorella tanto amor gli porta
<span style="font-size:80%">61</span> Rinaldo,
per gran dolcezza, abbracciava Copardo,
e disse: - Io sento già tanto fervore
Line 557 ⟶ 552:
<span style="font-size:80%">62</span> A mio parer, ritorna alla cittate
e
Quando fia tempo poi me
sanza far teco altra convegna o patto. -
E dèttegli il cavallo e
e presto al padre suo dinanzi fue.
<span style="font-size:80%">63</span>
Copardo disse: - Da me son fuggito. -
Rispose
poi disse: - Forse è pur miglior partito,
che non
Copardo a Chiarïella sua
ed ogni cosa ragionorno insieme,
e la fanciulla
<span style="font-size:80%">64</span> Erasi Orlando tornato in prigione
quel dì che al campo avea morto Corante.
La damigella
di tradir la sua patria e
e rinnegar con questo anco Macone:
or vedi questo amor quanto è costante!
Lasciò Copardo, e vassene a Orlando,
che si vivea
<span style="font-size:80%">65</span> e disse: - Che diresti tu, barone,
Line 592 ⟶ 587:
essere ingrato, a chi ne domandassi?
<span style="font-size:80%">66</span> Or oltre, io ti
e darti una novella che fia buona,
sappi che
per trarti di prigion sì tenebrosa,
come colui che
per questo
e per tuo amor si combatte la terra.
<span style="font-size:80%">67</span> Copardo è ritornato e detto questo.
E
e dare al tuo cugin la città presto,
acciò che del mio amor tu vegga il frutto,
e che tu esca omai di carcer fuori. -
Line 613 ⟶ 608:
rispose: - Io credo tu fussi mandata
il primo dì dal Ciel una angiolella
e
e la mia calamita a te voltata.
Qual merito, qual fato vuol
in grazia tanto a Chiarïella mia?
<span style="font-size:80%">69</span> Io ti dono le chiavi in sempiterno
della mia vita, e
io
Tu
e la tempesta mia converti in calma. -
E non poté più oltre Orlando dire,
Line 637 ⟶ 632:
«Giunta la letter, sia impiccato il messo».
<span style="font-size:80%">71</span> Rinaldo,
aveva in punto già le genti armate;
la lettera ubbidiva a compimento:
al messo sue vivande ebbe ordinate
e fecegli
poi se
quivi trovava insieme armati in sella
Copardo con Orlando e Chiarïella.
Line 648 ⟶ 643:
<span style="font-size:80%">72</span> Preso la porta, levorno il romore:
- A sacco, a sacco! Alla morte, alla morte!
E muoia
Il popol si destò tutto a furore:
vide i nimici già drento alle porte,
Line 655 ⟶ 650:
chi si nasconde, e chi chiama soccorso.
<span style="font-size:80%">73</span>
e sente tanta gente e tante grida;
sùbito alcun
- Che vuol dir questo, che
e
e corre come cieco sanza guida,
e non sapea lui stessi ove
<span style="font-size:80%">74</span> Pur
e riscontrossi appunto in Ulivieri,
e della spada gli dètte al cimieri,
tanto che
ma non poté piegarlo in sul destrieri.
Ulivier lo conobbe incontanente,
Line 674 ⟶ 669:
<span style="font-size:80%">75</span> Aveva un cappelletto di cuoio cotto
ma Ulivier lo passava di sotto,
e
e fecelo
La gente si fuggì, che gli era appresso,
piena di doglia e terrore e sconforto,
Line 684 ⟶ 679:
<span style="font-size:80%">76</span> Rinaldo avea veduto cader quello:
- Benedetto ti sia - gridò - la mano,
Tu
Or qui comincia avvïarsi il macello.
Era venuto un gigante pagano
Line 693 ⟶ 688:
<span style="font-size:80%">77</span> Ulivier riscontrò, quel maladetto,
e trasselo per forza da cavallo,
però
poi si gittava in mezzo a questo ballo,
e perché il popol molto è insieme stretto,
colpo non mena che giugnessi in fallo,
e spesso dava anche
ché
<span style="font-size:80%">78</span> E mentre che
vi sopraggiunse a caso Lucïana;
ma quel Grandon, come a costei
gli dètte una percossa assai villana,
però che le picchiate sue son matte,
Line 709 ⟶ 704:
se non che corse a quel furor Rinaldo;
<span style="font-size:80%">79</span> e ripose a caval questa e
e domandò chi
Disse Ulivieri: - In terra mi distese
un gran gigante, e poi non
Mentre che sono in sì fatte contese,
Orlando a Ricciardetto
e perché
lui e
<span style="font-size:80%">80</span> E poi trovò Terigi suo scudiere
e sopra
per modo
benché
Quando Terigi si vide cadere,
dicea fra sé: «Dove
Ché
e pur cadendo, io sarei vendicato».
Line 734 ⟶ 729:
Diceva Orlando: - Or gli altri dove sono?
Aresti tu veduto Ricciardetto
o Ulivier?
<span style="font-size:80%">82</span> Disse Terigi: - Ulivier vidi dianzi,
Line 741 ⟶ 736:
e stato sarai tu colle tue mani.
Credo che poco di vita gli avanzi:
morto
Orlando guarda, e Ricciardetto vede
che si difende con la spada a piede;
Line 747 ⟶ 742:
<span style="font-size:80%">83</span> e grida: - Ah, Ricciardetto, hai tu paura?
Orlando è teco, tu non puoi perire,
ché sai
Quel che
è stato un gran tuo amico, o tua sciagura. -
Quando Ricciardo sentì così dire,
disse: - Per certo io mi maravigliai,
ché con un colpo io e
<span style="font-size:80%">84</span> e dissi fra me stesso: «Ècci pagano,
Line 765 ⟶ 760:
<span style="font-size:80%">85</span> E Ricciardetto in sul caval rimonta,
e di Rinaldo cercan per la terra,
tanto
e cominciorno a rinforzar la guerra.
E Chiarïella i suoi peccati sconta,
Line 774 ⟶ 769:
<span style="font-size:80%">86</span> Combatteron costor tutta la notte;
ma i terrazzani alfin domandon patti,
e dubitavan non esser disfatti.
Era tra lor delle persone dotte:
poson giù
che la città sia lor liberamente,
salvando tutta la roba e la gente.
Line 793 ⟶ 788:
a visitar costor come signori.
Rinaldo parla con molta dottrina:
- O Chiarïella, quanto
Di questa terra
per non parer per nessun modo ingrato;
e
<span style="font-size:80%">89</span> E
il corpo, e poi gli dètte sepultura,
e tutta la città fece ordinare.
Orlando
e sta con Chiarïella a motteggiare;
quando cavalca insin fuor delle mura,
Line 814 ⟶ 809:
sentì come era acceso un altro foco
e come egli era morta la Corona
e cominciava a dubitar di guerra.
<span style="font-size:80%">91</span> Indrieto verso Persia ritornava
col campo tutto per miglior partito,
e presso a poche leghe
e
Un suo messaggio alla città mandava,
e duolsi
ma che comunche la cosa si sia,
che
<span style="font-size:80%">92</span> E se Rinaldo la terra non lascia,
che
se non che gli darà di molta ambascia;
e troppo biasimava Chiarïella,
che come meretrice, anzi bagascia
ed era un barbassor molto stimato
colui che imbasciadore avea mandato.
<span style="font-size:80%">93</span> Giunse al palazzo, ove ciascun dimora,
il barbassoro, e spose la
- Quel Macometto che per noi
distrugga questa gente battezata;
e
e la sua figlia,
famosa e forte, che si chiama Antea,
salvi e mantenga, - in tal modo dicea
<span style="font-size:80%">94</span> e guardi e salvi ciascun saracino,
e spezialmente
e viva Trevicante ed Apollino,
e sia distrutto ogni fedel cristiano,
e sopra tutti Orlando paladino
e
Astolfo col Danese ed Ulivieri
e Carlo e Francia e tutti i cavalieri. -
Line 855 ⟶ 850:
<span style="font-size:80%">95</span> Rinaldo non poté più tanto orgoglio
sofferir del pagan bestiale e matto,
che par che gli abbi trovati tra
disse a Orlando: - Io
vedrén come a saltar costui fia adatto,
o come egli abbi la persona destra. -
E
<span style="font-size:80%">96</span> La novella al Soldan
donde il Soldan si duol molto aspramente,
e minacciava apparecchiar lo stuolo
Line 871 ⟶ 866:
parlar, come si dice, in concestoro:
<span style="font-size:80%">97</span> per quel
Se vuoi che la
udita sia dalle gente cristiane,
non ti bisogna altro messaggio o carte:
lascia andar me, che con parole umane
dirò con miglior modo e miglior arte;
e so
Donde il Soldan rispose: -
<span style="font-size:80%">98</span> Questa fanciulla udito avea per fama
Rinaldo nominar molto in Soria,
e perché le virtù molto quella ama,
Or
quantunque il barbassor detto
replicheren
e tutte sue bellezze eran di dea.
<span style="font-size:80%">99</span>
ella pareva Venere nel volto;
gli occhi stelle eran
del naso avea a Giunon
la bocca
e
la bianca gola e
si crederia che tolto avessi a Palla;
<span style="font-size:80%">100</span> e svelte e destre e spedite le braccia
aveva, e lunga e candida la mana,
da potere sbarrar ben
tanto che in questo somiglia Dïana.
Dunque ogni cosa par che si confaccia,
Line 907 ⟶ 902:
Proserpina parea nella cintura;
<span style="font-size:80%">101</span> e Deiopeia pareva
da portare il turcasso e le quadrelle;
mostrava solo i
Pensa che
tanto che nulla cosa a costei manchi:
a questo modo fatte son le stelle;
Line 919 ⟶ 914:
certi soavi e leggiadri costumi
da fare spalancar sei paradisi
e correr sù
da fare innamorar cento Narcisi,
non che Gioseppe per lei si consumi;
parea
le sue parole eran zucchero e mèle.
Line 930 ⟶ 925:
alcuna volta un poco disdegnosa
con un atto magnalmo e signorile,
eron tante virtù raccolte in lei
che più non è nel mondo o fra gli dèi.
<span style="font-size:80%">104</span> Sapeva tutte
portava spesso il falcon pellegrino;
feriva a caccia lïoni e cinghiali;
Line 941 ⟶ 936:
da ogni man lo volgeva latino,
e nel voltar, chi vedeva da parte
<span style="font-size:80%">105</span> Questo cavallo al Soldan fu mandato,
che gliel mandò
di Barberia, e in Arabia era nato,
né mai si vide il più bel corridore;
e
però che molto
tra fàlago e sdonnino era il mantello,
né vedrà mai Soria simile a quello.
Line 957 ⟶ 952:
piccola testa, e in bocca molto fesso,
un occhio vivo, una rosetta in fronte,
larghe le nari, e
corto
leggier sì,
<span style="font-size:80%">107</span> Ma una cosa nol faceva brutto,
corto di schiena e ben quartato tutto,
grosse le gambe e
corte le giunte, e
e molto lieto e grato nello aspetto;
serra la coda ed annitrisce e raspa,
sempre le zampe palleggiava e innaspa.
<span style="font-size:80%">108</span> Il primo dì
che fur troppo mirabil sanza fallo.
e le virtù del possente cavallo,
vennegli voglia portar la corazza,
e da quel tempo cominciò armarsi
e in giostre e
<span style="font-size:80%">109</span> Poi cominciò in battaglia andare armata
Line 984 ⟶ 979:
che nessun ferro tagliar ne potea;
era in Domasco suta lavorata,
fornita
e quanti cavalier giostran con quella,
tanti gittati avea fuor della sella.
Line 994 ⟶ 989:
nessun baron più gli veniva avante,
che con la lancia non lo facci al gitto;
e
e Bambillona e
<span style="font-size:80%">111</span> E maraviglia non è che
al tutto dello uman costume fuori;
massime là quel popol saracino,
come si legge di Belo e di Nino:
donde
fussi nata del seme degli iddèi.
<span style="font-size:80%">112</span>
delle virtù di questa donna dire;
ma perché
la nostra storia ci convien seguire;
e se talvolta un bel canto innamora,
Line 1 015 ⟶ 1 010:
acciò che a tutti consoli la mente.
</poem>
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}
|