Mastro Titta, il boia di Roma/Capitolo XX: differenze tra le versioni
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Una mattina di dicembre, fredda ma bella, entrava in una osteria di Porto Recanati un uomo sui trentacinque, dalle forme atletiche, con lunga barba castano rossiccia fluente sul petto e lunghi capelli spioventi sulle spalle naturalmente inanellati; vestiva di velluto marrone alla cacciatora, con grandi stivali di pelle che gli salivano sin oltre il ginocchio; una larga cinta pure di pelle gli cingeva la persona e un fazzoletto di seta rosso il collo. Un cappello molle ad ampia tesa, gli ombreggiava il volto maschio ma bello, e sotto le folte sopracciglia dardeggiavano due occhi di falco, neri a volte, a volte gialli e iridescenti.
Portava il fucile sulle spalle; ma non avea cani con sé. Dopo aver data una rapida occhiata nel primo ambiente del locale, passò nel secondo, e fece altrettanto, quando uscì dalla porta posteriore che dava sopra una stradicciuola deserta, un rezde-chaussée, come dicono i francesi, e guardò nella via.
Finalmente rientrò, soddisfatto del suo esame, a quanto parve, poiché battendo sulla spalla
- Oste di Satanasso, avrai bene da darmi da mangiare: ho una fame da arrabiato e ti assicuro che mangerei ancora la tua carcassa, se non
- Bada però, ripigliò
- Che sia proprio il diavolo in persona costui? - si chiese mentalmente - ha indovinato il mio pensiero.
- Portami in cucina.
- A
E si diede a chiamare a squarcia gola:
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- Menicuccio mio, che vuoi?
- Il signore vuol mangiare e mangiare bene - mormorò
- Così mi piace! - esclamò
- Le farò un brodetto.
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- Altro che fresco! Menicuccio vallo a pigliare da Petronio, che è arrivato stamani colla paranzella.
- Poi, continuò Marianna, le darò un pollo alla cacciatora.
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- Ottimamente! esclamò il cacciatore, facendo scoppiettar la lingua in bocca, quasi ne pregustasse il sapore.
In un batter
Quindi recò del pane tolto di fresco dal forno e ancora caldo, un boccale di vino e un piatto di salame.
- È cotto questo vino? domandò
- Mi meraviglio. È Sangiovese di Romagna e del migliore.
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- Segno che ci conosce. Non faccio per dire, ma come al Caval Marino non si mangia, non si beve e non si alloggia in tutte le Marche.
- Avete camere
- Con dei letti, nei quali potrebbero dormirvi degli sposi. Se vuol vedere...
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- Il rumore del colpo chiamerà gente.
- Manco per sogno: qui non
- Allora vediamo.
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- Non dubitate.
Il viaggiatore stava ancora colle due pistole in mano, che si era tolto dalla cinta.
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- Ecco il pesce: è ancora vivo, disse sorridendo e guardando il viaggiatore. E col pesce vi porto un amico.
Seguiva infatti
Egli mosse difilato al forestiere e gli sporse la mano, dicendogli: - Sapevo che eri già venuto.
- Te ne avvertì
- Non temere, Paolo.
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- Ho forse avuto paura mai, io?
- Non inquietarti, insomma. Sei più sicuro qui che
- Mangiamo, allora. Ho una fame maledetta.
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- A tavola si concludono meglio gli affari.
Menicuccio aveva già recata la posata e il piatto. Il campagnuolo si assise di fronte
- Sarà dunque per stanotte senza fallo, disse sommessamente il nuovo venuto. Sei pronto?
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- Fa assegnamento sopra di me.
- Non hanno scorta. Ma sono gente deliberata e
Il cacciatore sbozzò un sorriso di scherno.
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- Per te solo?
- Per me e
- E le gioie e i valori personali che potranno avere con sé?
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- Porta al Diavolo.
- Un giorno o
- Più tardi che sia possibile.
Menicuccio aveva intanto servito; prima il brodetto, poi i polli e riempito tre volte il boccale. Il benessere e col benessere la giocondità incominciava a diffondersi sul volto
- Mandaci Marianna, che vogliamo fare un brindisi alla sua salute, dissegli questi. Cucina in modo ammirabile.
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E così fu fatto.
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