Mastro Titta, il boia di Roma/Capitolo XLVIII: differenze tra le versioni
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Dopo due o tre giorni, terminata la cena del prete, il cameriere gli chiedeva:
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- Importantissima novità.
- Affrettati. Non farmi morir
Agostino aveva già preparato sulla dispensa il vino proposto e lo serviva tosto.
- Dicevi dunque?
- Ho parlato
- Ebbene?
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- Raccontala più brevemente che sai.
- I suoi genitori le avevano promesso due mila scudi di dote, dopo il matrimonio.
- È una bricconata, non ti pare?
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- Come sì e no?
- Dal punto di vista
- Non ti capisco, spiegati meglio.
- Ecco qui. Sbolliti i primi entusiasmi,
Don Asdrubale seguiva attentamente il discorso
- Ed ella?
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- Non avete aggiunto altro? - chiese improvvisamente il prete.
- Abbiamo continuato il discorso.
- Simpatico
- Signorsì, simpatico.
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- A confessarsi sì. Giovedì suo marito deve recarsi a Genzano donde non tornerà che sabato, ella ne approfitterebbe, chiuso il negozio, per venire senza impicci.
- Due mila scudi è un sacrificio un
- Per questo, non può dubitare.
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Don Asdrubale se ne andò a letto e sognò la bella orzarola. Agostino fece altrettanto e sognò i duemila scudi.
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