Mastro Titta, il boia di Roma/Capitolo XLVII: differenze tra le versioni

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La fama delle larghezze di don Asdrubale accompagnate a quelle dell'influenzadell’influenza di Agostino Del Vescovo, si diffondevano man mano per Roma e il bravo domestico era continuamente assediato di postulanti d'ognid’ogni genere, ma sempre di genere femminile.
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La fama delle larghezze di don Asdrubale accompagnate a quelle dell'influenza di Agostino Del Vescovo, si diffondevano man mano per Roma e il bravo domestico era continuamente assediato di postulanti d'ogni genere, ma sempre di genere femminile.
 
- Sor Agostino - gli diceva umilmente una donna sulla quarantina - sono vedova con quattro figliuoli.
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- Che volete dunque?
 
- La maggiore de'de’ miei figli ha quindici anni. È ingenua come l'acqual’acqua di fonte.
 
- Si smalizierà col tempo.
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- Verrò stasera, dove?
 
- Via della Lungara, la porta subito passato l'angolol’angolo a destra.
 
- Va bene.
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- Come le piace.
 
L'astutoL’astuto cameriere, comprendeva a volo di che si trattava e nello scendere in cantina si stropicciava le mani, pensando ai vantaggi che avrebbe tratto dall'affaredall’affare.
Agostino portava sopra una guantiera d'argentod’argento, finamente cesellata, due calici di cristallo di Venezia e una bottiglia, coperta di polvere e di ragnatele che ne attestavano la vetustà. Stappava questa con tutte le cautele, affinché il vino non avesse ad intorbidirsi, se per avventura aveva fatto un po'po’ di deposito, e dopo averne versato due dita nel proprio bicchiere colmava quello del prete, il quale assisteva con compiacenza a quei preparativi e dilatando le nari, pregustava col profumo il nettare. Poi diceva:
 
- Riempi anche il tuo.
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- A quella ragazzotta che sta sempre sul limitare del negozio qui accanto al nostro portone?
 
- È la moglie dell'orzarolodell’orzarolo.
 
- Maritata? Per bacco non si direbbe; par tanto giovane.
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- È di famiglia civile.
 
- Beviamo dunque un altro sorso di Genzano, perché non c'èc’è da pensare ad altro.
 
- Perché, monsignore?
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- Volpone!
 
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