Mastro Titta, il boia di Roma/Capitolo LXIV: differenze tra le versioni
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▲L'uxoricidio del quale ho testé discorso me ne chiama alla mente un altro, accaduto a Tolentino, alcuni anni dopo, del quale la memoria mi soccorre gli interessantissimi particolari.
Giuseppe Valeri, merciaio ambulante, aveva condotto in moglie una appetitosa forosetta dalle forme scultorie e dal viso capriccioso e furbo, dallo sguardo incandescente, la quale prima di impalmarsi al merciaio aveva commesse parecchie scarpette che avevano aumentato il contingente dei ricoverati al brefotrofio del suo paese.
Brutto come il peccato, secco, allampanato, con delle braccia e delle gambe lunghe, che quando
Ed è precisamente quello che egli aveva fatto.
Le sue frequenti assenze dal paese erano una fortuna, sulla quale Michelina, sposandolo, aveva fatto assegnamento.
I primi tempi del matrimonio passarono per entrambi tranquilli. La moglie vinceva coraggiosamente la ripugnanza che la bruttezza del marito le ispirava, e questi, per ripagarla dei godimenti che ne traeva, oltre al mostrarsi molto indulgente con lei, largheggiava nelle spese. Michelina approfittava generosamente
In breve Domenico si ebbe conquistata la fama
Ma
Una sera, ritornando prematuramente a casa da uno
- Buon Menico, - disse poi - Sei tornato a tempo, il signor curato sarà ben felice di averti per commensale.
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- Certamente! Certamente! - borbottò il prete, benché temesse di non trovarsi completamente a suo agio.
- Vieni qui - ripigliò Michelina -
- Permette proprio, signor Curato? - domandò Domenico, con emozione, e prendendo la mano del reverendo e baciandola con gran rispetto.
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- Figuratevi.
Man mano che la cena procedeva il curato smetteva il broncio e vista la compiacenza del marito, lo affogava di bere e mangiare. E intanto andava mulinando come avrebbe potuto liberarsi da
Michelina aveva messe lenzuola di bucato, acutamente profumate colla spazzetta, nel talamo nuziale, aveva mutate le fodere
Il prete interrogava la capricciosa moglie del merciaio sul delicato argomento, cogli occhi e coi piedi. Questa comprese a volo e rispose con un sorrisetto pieno di malizia.
Ma Domenico Valeri non era un grullo. Da quella cena comprese tutto ciò che poteva sperare per
- Che peccato che io non possa trattenermi più a lungo in sì grata compagnia.
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- Bisogna che riparta subito. Ho un contratto da stipulare e non sono venuto che per prendere certi denari dei quali ho bisogno.
- Partirai domattina - disse la pudibonda sposa - se te ne vai così, il signor curato se
- Certamente! - biascicò il prete.
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- Il signor curato è tanto buono che vorrà perdonarmi. Gli affari prima di tutto, non è vero?
- Sicuro - scappò detto
- Almeno trattienti
- Oh! per questo non
- Dunque me ne vado.
E vuotato un ultimo calice
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