I suicidi di Parigi/Episodio terzo/XVI: differenze tra le versioni
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Nelle situazioni estreme, o si diviene idioti o si acquista una lucidità ed una prontezza straordinarie delle facoltà.
Il duca di Balbek, avendo il senso morale obliterato, non divenne ebete. Perocchè
Il duca riconobbe dunque immediatamente la mano che aveva potuto sottrarre il suo portafogli violetto dal suo stipetto. Ei ve lo aveva visto due giorni innanzi. Le carte erano dunque state prese in sua casa, negli ultimi due dì.
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I domestici non erano in causa. Essi avrebbero, tutto al più, aperto il mobile, ma non avrebbero potuto far agire la molla del nascondiglio.
Il duca non sospettò un solo istante sua moglie. Ma per i dettagli così esatti
Il suo cameriere gli narrò che il conte di Alleux era venuto a parlare alla signora, alle otto del mattino; che
-
Vitaliana rientrò dopo il suo colpo di testa.
Passò per parossismi opposti, di onta, di amore, di gelosia, di pentimento, di risoluzione: un uragano solcato di pianto, di slanci, di progetti, di dispetti! Poi aveva scritto a suo cugino tutto ciò che era occorso fra suo marito e lei,
Vitaliana attribuiva questa attitudine ultima del duca alla gelosia. Ella aveva di già interamente obliato le carte ed il resto!
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- Tanto meglio! - sclamò desso. Sarà più presto finita. Se potessi soltanto sparmiarmi di ucciderlo!
Si apparecchiava a dare qualche ordine, attendendo da un momento
Il signor di Linsac era un pochino zio di Adriano.
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- Io mi pensava che la Charte vérité avesse abolito quella villana cosa che addimandasi la confisca.
- Sì - con la medesima verità
- Ti aspetta alle cinque, stassera, se non ài che semplicemente a parlargli; alle due, se ài qualchecosa a rimettergli, dalla parte di qualcuno. Cosa dunque macchini tu con
- Sta tranquillo, e non domandarmi nulla adesso. Più tardi, ti dirò forse tutto. Infrattanto, tu non mi lascerai punto per oggi; mi seconderai e mi darai la replica, se qualcosa arriva che mi obblighi a rappresentare la commedia.
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- Ma io ò bisogno di andare al mio giornale, petit.
- Ta! ta! ta! Vado lì lì a scarabocchiarti il tuo premier-Paris, mentre tu fumi i miei avana, e lo manderò
- Che vescovo à perduto con te la Chiesa, monello! Saresti stato papa.
- Ah! come arrivate a proposito, cugino - sclamò Adriano, andandogli incontro senza però dargli la mano. Andrete ad esser giudice di una scommessa che ò fatto con questo mio signor zio - il più difficile degli zii che lasciano nulla, morendo, ai nipoti!
-
- Signor Adriano, avrei a parlarvi - rispose il duca di un tono grave.
-
La proposizione del conte di Alleux occasionò probabilmente una certa emozione nel duca di Balbek, poichè il suo labbro inferiore fremè e la sua fisionomia espresse un doloroso stupore. Ciò malgrado, accettò la funzione di giudice cui gli si proponeva, e fu il primo a dirigersi verso il giardino.
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Adriano aveva promesso ventidue mouches: ne fece ventiquattro.
- Ti propongo una rivincita - disse infine Adriano a suo zio. Andremo di questo passo in una sala
- Accetto - disse Sergio. Duca, volete voi tenere la scommessa con me?
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- Se sono giudice - rispose costui lentamente - non posso esser parte.
-
- Ebbene - riprese Adriano - andremo a chiacchierare un istante, il duca ed io, perchè egli à a parlarmi; poi ci recheremo ove vorrai, zio.
- Andiamo al momento - interruppe il duca. Parleremo di poi, con più agio. Il mio coupé è alla porta.
Questi
- Ahimè! mio caro duca - rispose Sergio - io posso aspettare; imperciocchè oggidì non sono più i cronometri che regolano la politica, ma le vecchie pendole.
Adriano aveva toccato il gran maestro sei volte, e parato a meraviglia.
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Quando furono soli, il contegno di Adriano cangiò.
Il suo viso, sì dolce e trasparente, assunse
Il duca pareva completamente abbattuto.
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- Ditemi, a tutto azzardo, se voi opinate che introdursi in casa di qualcuno che è assente, aprire i mobili, pigliarvi un portafogli con delle carte, non sia il caso di aver dei rimorsi e di offrire delle spieghe.
- Gli è inutile
- Precisare! Ma
- Sì. E poi?
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- Che cosa è codesto modo di favellare? - osservò il duca atterrito.
- Il modo con cui gli uomini di onore parlano alla gente della vostra specie e del vostro calibro. Sì, le conosco tutte le vostre gesta: ciò che è occorso la notte del ballo presso il principe di Lavandall; ciò che è occorso la notte
- E chi vi à delegato codesto doppio dovere, signore? - dimandò il duca.
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- Vi ascolto - biascicò il duca, più bianco che la sua camicia - e sono soprafatto dallo stupore.
- Io non so che uso farò di quelle carte cui vi tolsi. Al contatto di
- No. Ma terminate.
- Ebbene, voi avete un mese di tempo per dimandare ed ottenere dal vostro governo la vostra rimozione da Parigi. Se, a capo di questo tempo, voi non siete scomparso da questa città, solo, senza moglie e senza figliuolo, io vi schiaffeggio la sera e vi uccido
Il duca, che era stato assiso durante questa scena, si alzò e disse:
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Il signor di Balbek soggiunse:
- Io non rilevo i vostri insulti, signor di Alleux. Voi parlate con lo stesso senza scrupoli con cui agite. Noi siamo entrambi allievi della Chiesa: ci intendiamo dunque. Io smentisco le indegne supposizioni cui avete costrutte sulle mie intenzioni - di trafficare, cioè, delle carte cui mi avete involate. Io non iscuso le mie colpe - di cui voi avete goduto i frutti nelle braccia della mia ganza. Vedrò, quando
Il conte sorrise.
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Il duca continuò:
- Mia moglie e mio figlio mi riguardano... ed
- Vostra moglie è vedova - gridò Adriano andando verso il duca. E se voi non vi rassegnate alla vedovanza sociale, cui le avete fatto, io
E ciò dicendo chiudeva
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- No, signore. Io vengo nel nome mio proprio. La duchessa però mi à narrato le proposizioni cui le avete fatto, gli accomodamenti che avete stabiliti. So tutto, insomma.
- Ne sono lietissimo. Amo meglio trattar con un uomo - continuò il principe. Si esce sempre battuti di un negoziato con una donna. Se il diplomatico trionfa,
- Son compiaciuto trovarvi del mio avviso, principe. La duchessa non poteva intingere il dito, senza insozzarsi, in questa immonda bisogna. Le ò sparmiato questo compito, a sua insaputa. Ecco dunque che vengo a dirvi. Voi avevate proposto un baratto: carte per carte! Io vi porto, al contrario,
- Come ciò? - sclamò il principe.
- Dapprima, signore, è una cosa, che antistà a tutte, a dichiararvi: che, cioè,
- E la signora di Balbek consente a codesto?
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- Ne siete voi ben sicuro, signor conte?
- Signore, io non ò
- Ebbene?
- Io li ò. Io li ò presi, per impedire che la duchessa li prendesse. Conosco il valore di quelle scritte, e
- Allora?
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- Ma non è codesto che era stato convenuto con la duchessa.
- Lo so. Ma altresì, io non agisco
- Ma, signore, le avete lette voi, quelle scritte?
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- Allora, voi vi fate complice di una estorsione, di un adulterio, di una sostituzione, di un furto, di una prostituzione... che so ancora? voi tenete il sacco a coloro che rubano.
- Signore, i due re ed i loro ministri sono stati infami; il duca di Balbek - forse il meno colpevole - è stato infame anche egli. La morale si vela la faccia in mezzo a quella gente. Io non mi preoccupo ove sia la giustizia. Io non calcolo che questo: la regina Bianca è un vituperio; il principe di Tebe un flagello. Il vituperio ricade sur una regina; il flagello si abbatte sur una nazione. Dei due disastri, scelgo il minore. Qual re al mondo,
- Conchiudete, signore, se vi aggrada - disse il principe freddamente, ma umiliato del suo scacco fino al fondo
- Termino, principe. Ecco dunque
- Signore, avreste voi per avventura un terreno meno assoluto sul quale potessimo impegnare un negoziato più logico?
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- Vitaliana - disse infine Adriano partendo - che debbo io sperare?
- Mio povero amico - rispose la duchessa di un accento triste e scoraggiato -
- Io metto tutto nella mia posta - riprese Adriano.
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Prevedeva egli?
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