I suicidi di Parigi/Episodio terzo/XIV: differenze tra le versioni
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Qualche ora dopo, verso mezzodì, Vitaliana usciva appena dal suo letto
Vitaliana non sembrò stupita di quella visita premurosa.
Maria rotolò i capelli della duchessa in una reticella di chenille amaranto,
Il principe di Lavandall non era certo
Egli aveva osservato Vitaliana la notte precedente ed aveva constatato che una rivoluzione radicale, completa, si era operata in lei.
La duchessa e la donna non erano più le stesse.
Il principe aveva constatato,
- Vi supplico, madama, di volermi perdonare se mi presento ancora a voi, e se ò insistito per avere
Era il dispaccio del principe di Tebe, cui aveva letto agli ambasciadori di Prussia e
Vitaliana lesse:
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- Principe, io non comprendo nulla a codesto, tranne che un re muore oggi o domani, e che il duca di Balbek à delle carte. Di carte ne à tante!
- Io vi spiego tutto di una frase, madama. Il re Taddeo muore domani, a giorno fisso! La sua successione sarà disputata, perchè la legittimità del suo successore è contestata. La regina Bianca passa per adultera: perocchè si è in misura di provare che re Taddeo non poteva essere il padre del figlio della regina. Ora,
- Ciò è infame, infame! - gridò Vitaliana, alzandosi.
- Sì, madama,
- Che posso io fare, principe? Io sono pronta a tutto.
- Dei documenti come quelli cui possiede il duca di Balbek - continuò il principe - non possono restare fra le mani di un particolare, soprattutto nelle sue. Perchè, madama, bisogna che voi sappiate tutto. Si assicura che il duca fu il complice di quella regina, cui medita di disonorare adesso; che quel figliuolo contestato è il suo; e che la di lui ambascieria qui è il prezzo di quella complicità. Capite voi, madama, un uomo che consegna la donna che si diede a lui e che lo rese padre? Capite voi, madama, un uomo che, per una somma di danaro, mercanteggia
- Dite, principe, dite: che bisogna fare? - gridò Vitaliana, ora pallida, ora rossa.
- Ebbene, duchessa, quelle carte non possono essere in sicurtà che in mani reali. Io vi lascio la dichiarazione di vostro marito contro quelle carte, cui manderò
- Io comprendo tutto - disse Vitaliana dopo un momento di riflessione - forse anco la catastrofe che mi avvolge. Dovessi io mettere il fuoco al palazzo, voi avrete, principe, i documenti che chiedete. Ma bisogna che io li trovi io stessa - e vi sono tanti cartoni e filze nella cancelleria e nel gabinetto del duca...
- Madama, delle carte come quelle lì non si lasciano esposte nella segreteria e neppure nel gabinetto. Quelle carte sono personali del duca. Esse non possono dunque rinvenirsi che fra le sue carte particolari. Rovistate là dove egli conserva ciò che à di più caro e prezioso. Io fo voto che sia tempo ancora onde risparmiare un disastro ad una nazione, il vitupero ad una donna, la degradazione ad una regina, e
- Comincerò le ricerche oggi stesso, principe, e spero che Dio avrà pietà di me. Che ò fatto io per essere messa a queste prove! - gridò Vitaliana, mentre le lagrime nuotavanle negli occhi.
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La coppa travasava.
Vitaliana restò
Si crede anche
Da tutto quel riflettere pertanto risultava questo: carte per carte! Ora, quelle carte salvavano
Dimandò a vestirsi.
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Questa, non volendo aspettare in un corridoio, e vedendo da una porta socchiusa alla sua destra, qualche cosa come un salone, vi si cacciò dentro di un tratto.
Era infatti il salone, in cui Adriano aveva fatto
Vitaliana abbracciò tutto codesto di un solo sguardo, e
Il divano,
Sul divano si allungava una bella creatura, in veste da camera, come in sua propria casa, coricata sul dorso. I piedi un
Al fruscio della veste di Vitaliana,
Si riconobbero.
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Ella aveva visto Vitaliana nella carrozza di suo marito, al Bois de Boulogne.
Vitaliana aveva riportato nei suoi occhi
- Or
- Scusi - interruppe Vitaliana. Credevo essere in casa del conte di Alleux.
- Il conte
- Madama, andate ad annunziare al conte di Alleux la duchessa di Balbek, sua cugina - disse Vitaliana, fermandosi, di un tono pulito e glaciale.
- Codesta taccola è vecchiottella, madama. Se
- Madama, io attendo da cinque minuti, e non ò il tempo di aspettare. Vogliate chiamar mio cugino: ò bisogno di parlargli ed a lui solo!
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Al punto stesso, Adriano entrò e si trovò viso a viso con le due donne.
Di un colpo
Egli portava lo snodamento.
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La posizione di Adriano era perigliosa.
La presenza di sua cugina in casa sua, dopo la dichiarazione senza equivoco del suo amore, cui le aveva deposta sulle labbra, indicava
La presenza di Morella, in
La gelosia di Morella poteva ruinar tutto. La gelosia di Vitaliana, se lo amava un sinsino, poteva tutto salvare.
Ma le donne come Morella ànno la vita dura e sono armate da capo a piedi! Le donne come Vitaliana perdonano raramente ciò che esse chiamano un simile oltraggio!
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- Adriano - gridò Morella, ringhiando. Tu dovevi per lo meno dirmi che ricevevi delle duchesse! Avrei fatto un tocchino di toilette.
- Signora - rispose Adriano di un tono calmo, freddo, ma severo - la duchessa è mia cugina, ed è la prima volta che mi fa
In questo mentre, Vitaliana si era ritirata in disparte, e guardava
- Tu mi scacci dunque? - gridò Morella impallidendo.
- Vi riconduco, signora - riprese Adriano. Dappoichè la mia casa è stata santificata da quella nobile donna,
- Adriano! - sclamò Morella di una voce soffocata. Io non sono mica in vena di centellar madrigali. Codesta facezia mi disgrada. Mi avevan gittato sotto i piedi il marito di quella donna, senza che io me
- Vogliate perdonarmi, Vitaliana, questo incontro disgraziato. Poteva io prevedere...?
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- Signora - sclamò Adriano - rispettate almeno le ruine cui avete cagionate. Partite.
- Me ne vado - rispose Morella di una voce sorda. Ma ripetimi che tu mi ami, come mel dicevi testè ancora; dimmelo innanzi a quella donna, alla quale, se tu non sei che cugino, non debbe guari importare che tu mi ami e che io ti ami. Io sono gelosa. So che quella donna è virtuosa. Ma io non ò paura che della virtù, io. Il vizio mi rispetta. La virtù è audace, intraprendente, e scava degli abissi alla cheta. La tua cugina è bella, ma ella non ti ama come ti amo io. Ella à dei riguardi a conservare, delle convenienze a rispettare; ella à
E Morella apriva le sue braccia, e voleva gittarsi al collo dei giovane conte.
Vitaliana si coverse il viso delle mani. Chi sa? Ella tremava
Adriano indietreggiò, e, senza dir motto, indicò la porta a Morella.
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- Addio, signora - rispose Adriano, aprendo la porta.
- Una parola ancora - sclamò Morella, appiccandosi al braccio di Adriano. Tu non ignori che io so conservare un secreto. Dimmi che tu
- Ebbene, sì, da dieci anni - gridò Adriano con collera. Poichè gli è mestieri mandarti via per questa parola, io la pronunzio.
Morella non rispose più verbo. Ella si raddrizzò, e la sua statura parve ingrandita. Ella trascinò il suo sguardo
Adriano si sentì meschino.
Vitaliana, alla confessione
Essi restarono in
- Usciamo di qui.
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- E quale?
- Il signor di Balbek à delle carte che riguardano la successione del re Taddeo IX, il quale muore dimani. Egli à sotto la mira la regina Bianca, con quella carte, e le dice: la borsa o
- Ma!
- E come? Mi si offre bene di restituirmi la dichiarazione abbominevole che egli scrisse in casa del principe di Lavandall.
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- Ora mi si dice: carte per carte! Ma dove sono le carte del duca di Balbek? Ecco la cosa.
- Nonpertanto bisogna bene
- Sì, esistono, ed io sospetto perfino dove esse siano.
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- Insomma?
- Ascolta. Gli era nei primi giorni dei nostri sponsali. Un mattino, io entrai nella sua camera mentre egli si fregiava delle sue decorazioni per andare ad assistere a non so qual matrimonio o cerimonia alle Tuileries. Il piccolo mobile in ebano, incrostato in oro, che è al suo capezzale, era aperto. Mi avvicinai e scorsi, sotto un compartimento semi-aperto, un quadrante in ismalto, ove sono segnate tutte le lettere
- Gli è evidente.
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Adriano provò di pigliar la mano di sua cugina. Ella la ritirò vivamente e si alzò.
- Allora -
- Lasciatemi riflettere, questa notte...
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La notte!
Che di cose la notte non doveva dessa rammentare a questa donna, sia
Questi riprese:
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- Vitaliana... - sclamò Adriano, cadendo in ginocchio.
- Conte
Il suo lacchè l'attendeva nel corridoio.▼
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