I suicidi di Parigi/Episodio terzo/XI: differenze tra le versioni
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Il secondo mese del connubio del duca di Balbek con Morella toccava a fine.
I teatri e le passeggiate di Parigi avevan visto di tempo in tempo Morella apparire e passar come una cometa, ma alcuno non aveva saputo quale dio o quale demonio trascinasse ella
Il duca di Balbek era restato
Il signor di Linsac aveva custodito Morella per circa due anni in una specie di gabbia incantata, cui egli indorava del suo spirito non potendo indorarla dei suoi luigi: madama di Maintenon che serviva un aneddoto per rimpiazzare un arrosto!
Morella vi si era formata - osservando il mondo per spiragli, che lo rivelavano molto e le facevano indovinare molto più ancora. Ella arrivava dunque quasi sconosciuta e si levava
Non vi fu che una voce: Chi è dessa? a cui è dessa?
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Dante à scritto sulla porta del suo inferno: "Lasciate ogni speranza."
Avrebbe dovuto scrivere sulla porta del paradiso: Lasciate ogni memoria, o voi che entrate! La gioia è
Il duca di Balbek, come i gaudenti romani che depositavano sulla soglia del triclinium le nere preoccupazioni, atræ curæ, traversava le procelle, e, dominando le regioni delle nuvole, si trovava in presenza di Morella -
Se egli fosse stato
Il primo che inventò
In realtà, quale era la situazione del duca?
Il principe di Lavandall riceveva sulla sua vittima, quasi ogni giorno, due rapporti:
- Timoteo - diceva Augusta a Tob, o Pradau - tu mi annaspi là un brogliamini, ove io non veggo nè testa, nè coda. Bisogna pertanto bene che io mi vi raccapezzi.
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- Imbecille! non è mica di tavola o di stipi che è questione, ma delle tue storie.
- Voi volete dire della mia conversazione? Per esempio! voi sareste la prima che non ne gustereste il profumo. Il duca, lui, ne fa le sue feste. Egli mi consulta. La finezza del mio spirito lo penetra. Io mi aspetto
- Ài tu finito, animale?
-
- Tu esageri.
- Madama, voi ignorate
- Il duca deve dunque tutte codeste somme?
- Egli deve tutte quelle somme; che perciò? Il debito, madama, è la considerazione
- Come a dire?
- Eh! giuochiamo il whist al club con fortuna - ciò che ci permette di azzittire le voci le più stridenti. Ma la fortuna si stanca talvolta: e questa mattina avevamo per tutto tesoro al palazzo 13 franchi e 45 centesimi. E su codesto gli è arrivato un vaso di fiori per madama la duchessa, che costava 97 franchi! È stato
- La cameriera?
- Sissignora! Io non so come ciò avvenga, ma quella ragazza à sempre dei quattrini, quando trattasi di pagare qualche cosa per madama. Non pertanto,
- Alla messa! alla messa? - obbiettò madama Thibault. E la duchessa?
- La duchessa? Vedete! il nostro hôtel è una strana residenza, in fede mia! Mentre che in un appartamento gli aquiloni infuriano e fischiano, in un altro il sole e
- Il duca non
- Ecco ciò che io non sono giunto ancora a sbrogliare. Quando gli affari di Stato mi daranno un
- Come ciò?
- Il mattino egli era di cattivo umore, di cattiva grazia. È sempre così quando capita in visita il dottore di Nubo. Io aveva bisogno di farlo chiacchierare, perocchè io meditava un colpo di hausse alla Borsa. Io gli fo dunque, vestendolo, un nodo di cravatta mostruoso, con una punta che gli solleticava il naso e lo faceva starnutire. Guardandosi nello specchio, egli grida: Che diavolo ài tu affazzonato qui, idiota? Io rispondo: Mille scuse, eccellenza; oggi io non ò il capo a me. Mi lasciai tentare ieri sera, e diedi
- Non desolarti tanto, imbecille, perchè la tua sciocchezza potrebbe forse riescirti come tutte le sciocchezze.
- Era vero ciò
- No. Ma io sollecitai a spicciarmi di lui per correre alla Borsa. Arrivai alle 2. Cerco il mio agente di cambio per dargli
- Questa perdita sarebbe quindi ad aggiunger al debito di 150,000 franchi. Ma, a proposito: ài tu guardato per le carte cui avevo detto di scovrire?
- Pena perduta, madama. Io, ò frugato dappertutto ove ò potuto - anche nel suo scrittoio particolare. Non ò avuto il tempo di leggere tutte quelle cartacce - di cui una parte è anche in cifra. Ma il colpo
- Credi tu avere rimuginato dovunque?
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"Giovedì. - Una goliera di 7000 fr. Il duca era raggiante donandomela. Eran dunque delle fibre della sua anima
"M."
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"M."
"Lunedì. - Ebbrezza folle... ed uno scheggiale di diamanti.
"M."
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"Venerdì. - Un cashmire di 6000 fr., che io ò scelto al Persan. Entriamo nella regione del credito,
"M."
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"Domenica. - Primo rifiuto. Avevo domandato une rivière. Ò tenuto il broncio fino
"M."
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"Giovedì. - Ò la rivière di diamanti.
"M."
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"Domenica. - Altro rifiuto. Avevo domandato una casa di campagna, che è a vendere nel parco di Madrid. Aveva
"M."
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"Martedì. - Un terzo rifiuto. Finiamola. Ieri sera, egli non aveva che cinque franchi nella borsa. Partì alle dieci per rendersi al club, e non è ritornato nella notte. Non ride più; non parla più. Si tuffa nel mio amore come se si inabissasse nel fondo del mare per perirvi. Clarence, annegato in una botte di malvagìa! Finiamola! Finiamola! Voglio uccidere, ma non leccare il sangue
"M."
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I voti di Morella restavano
Lo scopo degli agenti del principe di Tebe era di ridurre il duca di Balbek al limite
Questo piano infernale doveva avere uno scioglimento imprevisto.
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Ma
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"Son proprio desolato del malanno, cui ieri ò mancato poco di commettere, al Bois de Boulogne. Ve ne dimando mille scuse. Ò cacciato via il cocchiere. Ma,
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- Risponderò che accetto.
Il duca si alzò, rilevando Morella ancora ai suoi piedi, e gettolla sul seggiolone.
- Al postutto, perchè non accetterebbe dessa? Un rifiuto, darebbe a supporre un cuore; e costei non è che un baratro. A che titolo potrei io pretendere
- Che vi piaccia di ferneticare, io non posso impedirlo - osservò Morella. Ma che mi insultiate così... voi non avete, io non ve ne dò il diritto.
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Alle 10, partì ed andò a terminare la serata con Vitaliana - la quale non capiva nulla alla tenerezza infinita che le mostrava suo marito.
Era il rimorso del ritorno o il dilaceramento
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Il duca trattò Vitaliana come Morella.
Vitaliana, confusa, fuori di sè, abbagliata, colpita, intravide degli orizzonti
Il duca di Balbek si trovò rigettato nella realtà del suo disastro.
- Ebbene? - domandò il duca abbordandolo con
- Tutto precipita - rispose il dottore. Dio à scatenato Satana sopra Giobbe, ed egli suona
- Da banda le metafore e la Storia Sacra. Mi portate voi danaro?
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- Voi sarete felice, quando codesta millanteria sarà una verità.
-
- Se dinanzi, a mezzodì, non è pagato, ci traduce innanzi ai tribunali.
-
- No, perocchè vi potrebbe essere qualcuno dei vostri colleghi che gli salda il nostro debito a questa condizione.
- Ed il conte di Muys?
- Egli dice - io vengo adesso di casa sua - che i debiti di giuoco si pagano sul tavolo o si saldano con la spada. Chi attende, deroga; e che egli è di vecchia razza. Per conseguenza, se non riceve in giornata, o domani, i quindici mila franchi che gli dovete, egli vi schiaffeggerà al club, in presenza di tutti. Bisogna vederlo! Si è sempre più ruvidi con
- Io mi annego! - sclamò il duca alzandosi.
- Ne ò ben paura - proseguì il dottore con calma. Al club, si à
- Insomma, ditelo di un motto solo; voi mi portate una corda per impiccarmi!
- In ogni caso
- A meno che voi non mi consigliaste di svaligiare i viandanti o di trafficare di mia moglie.
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- Caspita! Dugento mila franchi di debito non sono poi così mica soldi che voi vi piacciate a ribassarli. Ma infine, se quelle carte ànno nel grembo dei milioni, perchè non le obblighereste voi ad espettorarli?
- Perchè chi deve espettorarli - poichè espettorazione vi à - non è in misura di ciò fare. Quelle carte interessano la regina Bianca e suo cognato, il principe di Tebe. La regina non può nulla in questo momento. Il principe è più povero di noi. La regina non può al presente comperar quelle carte. Il principe ne darebbe un boccon di pane - perchè gli è tutto ciò
- Allora, bisogna liquidare ed aspettare.
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- Ma infine, che cosa - dimandò il duca.
- Che cosa? - ripetè il dottore lentamente, camminando verso
- Dite dunque?
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Tob, che aveva ascoltato questa conversazione alla toppa, dovè allontanarsi e non udì le ultime parole.
Vide partire il dottore, ed il suo padrone, restato sulla soglia come pietrificato, accompagnarlo
Quando il duca ebbe richiusa la porta, Tob ritornò al suo osservatorio. Tenne il suo occhio incollato al buco della toppa
Qualche minuto dopo, questa mandava il suo lacchè di sala al principe di Lavandall con una lettera urgentissima.
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Leggendo quella lettera, il principe trasalì sulla sedia. Un lampo strano traversò la sua figura. Si riassise. Appoggiò la sua fronte alle sue mani per riflettere con più comodo.
Qualche minuto di poi,
Forse pure li invitava alla sua festa - e niente altro che questo!
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Alle dieci della sera, Vitaliana era di già pronta. Sembrava felice - bianca, bella come un angelo che presenta a Dio
Il duca di Balbek, lui, era orribilmente pallido e sembrava annientato, come uomo che marcia al patibolo.
La sua ora era suonata. Egli
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